Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 07.05

Il riso italiano vittima della guerra in Siria

| Scritto da Redazione
Il riso italiano vittima della guerra in Siria

L’export è crollato di quasi il 90 per cento
La guerra affossa le esportazioni di riso italiano in Siria. Un anno fa il paese mediorientale era fra i primi acquirenti al mondo insieme a Libano, Svizzera, Stati Uniti e Turchia. Adesso – spiega un’analisi della Coldiretti Lombardia su dati Ente Risi – l’export verso Damasco ha registrato un crollo dell’87,5% passando da oltre 8 mila e meno di mille tonnellate dalla fine del 2011 a oggi.
La guerra civile in corso da una parte rende complicate le transazioni commerciali, con problemi assicurativi e di pagamento della merce, dall’altra sta favorendo il ritorno della concorrenza egiziana e russa, con una perdita – stima la Coldiretti Lombardia - di oltre 2 milioni di euro per il riso italiano, la cui produzione è concentrata in particolare fra Pavia, Lodi, Milano in Lombardia e fra Vercelli, Alessandria e Novara in Piemonte. Questa è la dimostrazione che in un mondo interconnesso come il nostro – commenta la Coldiretti Lombardia – anche ciò che avviene lontano dal nostro paese e dai nostri campi ci riguarda e ci tocca: basta vedere le quotazioni internazionali dei cereali alla Borsa di Chicago oppure la guerra in Siria che, oltre a rappresentare una tragedia umanitaria con quasi 50 mila morti, sta avendo ripercussioni sul riso Made in Italy.
Le esportazioni italiane di riso, che sfiorano le 47 mila tonnellate, hanno registrato un calo globale del 3%. I maggiori importatori, dopo il tracollo della Siria, sono diventati la Turchia (che ha più che raddoppiato passano da 6 mila a oltre 14 mila tonnellate), la Svizzera, gli Stati Uniti, le aree della ex Jugoslavia e il Libano, che però è sceso sotto la soglia delle 6 mila tonnellate. Molto apprezzata, in particolare in Turchia, la varietà Baldo che fa parte della famiglia dei Lunghi A, la stessa di Carnaroli, Arborio, Roma e Sant’Andrea. Nel totale dell’export di riso dall’Unione Europea, per oltre 70 mila tonnellate, le produzioni italiane rappresentano il 66% ed è chiaro – commenta la Coldiretti Lombardia – che è sul nostro Paese che pesano di più eventuali rallentamenti negli scambi con l’estero.
Intanto il calo dei quotazioni di riferimento alle quali l’industria acquista il riso dagli agricoltori, sta portando a un taglio delle superfici, che in Lombardia saranno di oltre il 10 per cento e in particolare a Pavia si scenderà a circa 87 mila ettari, con riduzioni significative a livello nazionale proprio per i Lunghi A (- 24 per cento) e per i Medi (- 11,6%). Non perdiamo solo superfici – conclude la Coldiretti Lombardia -  ma anche un patrimonio economico e culturale di produzioni agroalimentari che il mondo ci invidia. E infatti gli spagnoli del colosso Ebro Foods hanno appena preso il 25% della Riso Scotti di Pavia, uno dei marchi più conosciuti che si aggiunge ad altri come Gancia, Parmalat, Buitoni, Locatelli, Sasso e Carapelli, diventati terra di conquista per le multinazionali straniere.

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