Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 16.45

In 50 anni i disastri climatici sono quintuplicati, ma le vittime sono diminuite

Più colpiti i Paesi poveri, i maggiori danni economici nei Paesi ricchi

| Scritto da Redazione
In 50 anni i disastri climatici sono quintuplicati, ma le vittime sono diminuite

La World meteorological organization (Wmo), l’Organizzazione mondiale della sanita (Oms) e l’United Nations office for disaster risk reduction (Undrr) e la presentano oggi  l’”Atlas of Mortality and Economic Losses from Weather, Climate and Water Extremes (1970-2019)”, la raccolta più esauriente fino ad oggi sui decessi e sui costi economici derivanti dai rischi naturali che «Fornisce dettagli completi sui disastri registrati e sui loro impatti, sia a livello globale che regionale» e Sstatistiche per l’intero periodo di 50 anni, nonché una ripartizione decennale che mostra l’evoluzione dei disastri nel nostro clima che cambia». Le statistiche provengono dall’Emergency Events Database (EM-DAT) gestito dal Center for Research on the Epidemiology of Disasters (CRED) e un’anteprima parziale dell’Atlante era stata pubblicata il 23 luglio dopo le devastanti inondazioni in Europa e Cina.

Dall’Atlas emerge che negli ultimi 50 anni, a livello globale,  il numero di disastri legati al clima è quintuplicato, la buona notizia è che, nonostante l’aumento di tempeste, inondazioni e siccità, il numero di morti che hanno causato è diminuito drasticamente.

Gli scienziati dicono che cambiamento climatico, condizioni meteorologiche sempre più estreme e il miglioramento dei rapporti sui disastri sono alla base dell’aumento di questi eventi estremi. Ma i miglioramenti ai sistemi di allarme hanno contribuito a limitare il numero di morti. Ma dal nuovo rapporto emerge anche che più del 90% dei decessi legati a disastri meteorologici si sono verificati nei Paesi in via di sviluppo e che i maggiori killer sono stati la siccità, responsabile di 650.000 morti, mentre le temperature estreme hanno causato quasi 56.000 vittime.

Dato che negli ultimi decenni le temperature globali sono aumentate, c’è stato un conseguente e significativo aumento del numero di disastri legati a condizioni meteorologiche e idriche estreme. Secondo l’Atlas, nei 50 anni tra il 1970 e il 2019, ci sono stati più di 11.000 disastri di questo tipo, oltre 2 milioni di persone sono morte a causa di questi eventi e le perdite economiche sono state pari a 3,64 trilioni di dollari.

Il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas, ha avvertito che «Il numero di condizioni meteorologiche, climatiche e idriche estreme è in aumento e diventerà più frequente e grave in molte parti del mondo a causa dei cambiamenti climatici. Questo significa più ondate di caldo, siccità e incendi boschivi come quelli che abbiamo osservato di recente in Europa e Nord America. Abbiamo più vapore acqueo nell’atmosfera, il che sta esacerbando le precipitazioni estreme e le inondazioni mortali. Il riscaldamento degli oceani ha influenzato la frequenza e l’area di esistenza delle tempeste tropicali più intense. Dietro le rigide statistiche si cela un messaggio di speranza. Il miglioramento dei sistemi di allarme rapido multirischio ha portato a una significativa riduzione della mortalità. Semplicemente, siamo più bravi che mai a salvare vite».

Mentre più persone sono state salvate di fronte a un numero crescente di eventi estremi, i danni economici sono aumentati: le perdite riportate nel decennio tra il 2010-2019 sono state di circa 383 milioni di dollari al giorno, 7 volte di più rispetto ai 49 milioni al giorno tra il 1970 e il 1979.

Ad essere particolarmente costoso è stato il 2017 con i 3 eventi estremi con il maggiore impatto finanziario che si sono verificati tutti in quell’anno: gli uragani Harvey, Maria e Irma che hanno colpito gli Stati Uniti d’America e che, insieme rappresentano il 35% delle perdite economiche totali provocate dai primi 10 disastri tra il 1970 e il 2019.

L’Atlante sottolinea che «Mentre i miglioramenti nei sistemi di allarme stanno contribuendo a salvare vite umane, c’è molto altro lavoro da fare» e che solo la metà dei 193 Paesi membri della Wmo ha sistemi di allarme rapido multirischio. Ci sono anche enormi lacune nelle reti di osservazione meteorologica e idrologica in Africa, in alcune parti dell’America Latina e negli Stati insulari del Pacifico e dei Caraibi.

Mami Mizutori , rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per la riduzione del rischio di catastrofi, conclude: «Più vite vengono salvate grazie ai sistemi di allerta precoce, ma è anche vero che il numero di persone esposte al rischio di catastrofi è in aumento a causa della crescita della popolazione nelle aree a rischio e della crescente intensità e frequenza degli eventi meteorologici. Per affrontare il problema cronico di un numero enorme di persone sfollate ogni anno a causa di inondazioni, tempeste e siccità, è necessaria una maggiore cooperazione internazionale. Abbiamo bisogno di maggiori investimenti nella gestione completa del rischio di catastrofi, garantendo che l’adattamento ai cambiamenti climatici sia integrato nelle strategie nazionali e locali di riduzione del rischio di catastrofi».

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