Martedì, 03 dicembre 2024 - ore 18.01

La destra brasiliana approva il progetto di legge che apre la strada a un nuovo genocidio indigeno

Intanto il ministro dell’ambiente Salles si dimette perché coinvolto in due inchieste sul commercio illegale di legname

| Scritto da Redazione
La destra brasiliana  approva il progetto di legge che apre la strada a un nuovo genocidio indigeno

Con 40 voti a favore e 21 contrari, la maggioranza di destra ruralista e bolsonarista della Comissão de Constituição e Justiça (CCJ) da Câmara federale del Brasile ha approvato il contestato disegno di legge (PL) 490/2007. L’opposizione ha cercato di blocxcare il cammino della legge opponendo questioni procedurali e di incostituzionalità, Ma il presidente della Camera, Arthur Lira (Progressistas – destra liberista nazionalista), e la presidente della CCJ, Bia Kicis (Partido Social Liberal – destra liberista militarista), hanno manovrato per ritardare l’inizio della sessione plenaria principale, consentendo il prolungamento della riunione della commissione per permettere di approvare il progetto di legge. La Kicis ha respinto, una ad una, le numerose richieste di udienza pubblica e appelli al dialogo con il movimento indigeno, che da settimane chiedeva di essere ascoltato sulla proposta, come stabilito dalla Costituzione e la Convenzione 169 dell’International labour organization (ILO).

In questo contesto, il ministro dell’ambiente brasiliano Ricardo Salles si è dimesso prima che scattasse contro di lui un’indagine penale per aver ostacolato un’inchiesta della polizia sul disboscamento illegale in Amazzonia. E’ accusato di aver garantito l’origine legale di una vasta quantità di legname del valore di circa 25 milioni di dollari che, invece, secondo le prove raccolte dalla polizia era legname di provenienza illegale.

Salles era già indagato in un’altra indagine sull’esportazione di legname illegale negli Usa e in Europa.

Riferendosi ai prossimi appuntamenti internazionali su clima e biodiversità Salles ha detto: «Capisco che il Brasile per tutto l’anno e il prossimo sarà sulla scena internazionale e anche nazionale, deve avere una forte unione di interessi. Affinché questo possa essere fatto nel modo più agevole possibile, ho presentato le mie dimissioni».

Poi ha ripetutamente difeso le sue politiche per la protezione della foresta pluviale, sostenendo di aver «cercato di trovare un equilibrio tra l’industria mineraria e agroalimentare e la necessità di salvaguardare l’Amazzonia».

Nel 2019, Salles aveva dichiarato alla BBC che «Il Brasile ha fatto un ottimo lavoro. Abbiamo l’84% dell’Amazzonia preservato rispetto a molti altri Paesi che ci criticano e che non hanno più foreste».

Tornando alla votazione alla Camera, Greenpeace Brasil ricorda che «La PL 490 è una bandiera di Jair Bolsonaro e della bancada ruralista  che pretende di rappresentare l’agrobusiness. Se approvato, in pratica renderà irrealizzabili le demarcazioni e consentirà l’annullamento delle Terras Indígenas   e le aprirà a imprese predatorie, come quelle miniere, a strade e grandi centrali idroelettriche». Secondo la valutazione del Movimento indígena e di molti giuristi, la proposta è incostituzionale.

Il 22 giugno la Kicis aveva sospeso la riunione della CCJ dopo che una protesta pacifica degli indios contro il PL 490 è stata violentemente repressa dalla polizia fuori dal Parlamento. Poi, con un atto ritenuto insolito e autoritario, ha inserito la proposta come unico punto all’ordine del giorno del 23 giugno.

La violenza della polizia ha lasciato a terra tre indios gravemente feriti e altri dieci sono finiti sotto cure mediche. I manifestanti stavano protestando pacificamente nel parcheggio dell’ Anexo 2 da Câmara, quando sono stati attaccati violentemente dalla Polizia Militare, con proiettili di gomma, gas lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo. Tra i manifestanti c’erano bambini e anziani.

Nella  dichiarazione congiunta “Sociedade Civil repudia violência contra indígenas em Brasília”, 170 organizzazioni indigene e ONG che si occupano dei diritti dei popoli indigeno  hanno espresso il loro ripudio della repressione contro la mobilitazione pacifica degli indios a Brasilia: «Gli indigeni che hanno lasciato le loro comunità, in un momento in cui la pandemia sta ancora terrorizzando il Paese, per manifestare la loro indignazione nelle strade per l’avanzata violenta di vari settori sui loro territori sono coloro che sono disposti ad aiutare la società a costruire questa nuovo cammino».

Dinamam Tuxá, coordinatore esecutivo dell’Articulação dos Povos Indígenas do Brasil (Apib), ribadisce che «Ciò che vogliamo è il rispetto della legge, il rispetto della Costituzione federale. Questo disegno di legge potrebbe annullare la demarcazione delle terre indigene nel Paese, è un’aggressione contro i popoli originari».

La manifestazione fa parte dell’Acampamento Levante da Terra (ALT) che da 3 settimane è stato installato accanto al Teatro Nacional  di  Brasilia per protestare contro l’agenda anti-indigena del governo e del Congresso e anche per difendere le sentenze favorevoli agli indigeni del Supremo Tribunal Federal (STF).  All’ALT partecipano circa 850 indigeni di 48 popoli diversi provenienti da tutte le regioni del Brasile. Sono tutti vaccinati e seguono i protocolli sanitari (distanza, uso della mascherina e costante igiene delle mani).

Dopo la repressione e il voto della Commissione della Camera, la deputata india Joenia Wapishana (Rede – sinistra ambientalista) ha detto che «La nostra Costituzione non può essere cambiata da alcun interesse egoistico e individuale che guardi avidamente alle terre indigene. Quello stesso sguardo, che vediamo in tutti i discorsi che vogliono emanare la PL 490. Pura avidità per le risorse naturali delle terre indigene, che sono garantite dalla Costituzione federale. La procedura legislativa nel CCJ è viziata, proprio perché non ha individuato l’incostituzionalità della materia. Qualsiasi regolamento dell’articolo 231 della Costituzione, che prevede i diritti degli indigeni, dovrebbe essere fatto attraverso una legge complementare e non attraverso un progetto di diritto ordinario, come nel caso della PL 490».

Diversi parlamentari dell’opposizione hanno ricordato che il TSF dovrebbe pronunciarsi su molti dei punti previsti dalla PL 490, come il “marco temporal”. Si tratta Questa è una tesi della Bancada ruralista secondo la quale le comunità indigene avrebbero diritto solo alle terre di cui erano in possesso fino al 5 ottobre 1988, data di promulgazione della Costituzione. La Wapishana ha sottolineato che «Cercano di accelerare inserendo la questione in un disegno di legge, in modo che ci sia una competizione con la Corte Suprema. Questo è assurdo».

Intanto, mentre la polizia militare picchiava gli indios e la CCJ approvava un atto incostituzionale, i deputati della destra al governo facevano dichiarazioni razziste e discriminatorie contro gli indios che si sono mobilitati e le popolazioni indigene del Brasile in generale. Il deputato del Partido Social Liberal Alê Silva ha paragonato le riserve indigene a «zoo umani» e ha detto che i manifestanti sono solo  «Canaglie e e “boçais”». Il suo camerata Lira ha accusato gli indigeni di usare droghe sul tetto del Parlamento: «La scorsa settimana, alcuni rappresentanti degli indios sono arrivati ​​qui, hanno invaso il Congresso Nacional, sono saliti in cima alle cupole e stavano usando una specie di droga».

La Wapichana ha annunciato che presenterà una denuncia al Conselho de Ética contro un capo della polizia antisommossa, Pocket Naris, e contro Carla Zambelli (anche lei del Partido Social Liberal), al Consiglio etico. La Zambelli, incontrando la Wapichana nei corridoi della Camera le avrebbe detto che « I tuoi indios sono assassini e tu non rappresenti gli indigeni alla Camera».

A proposito di assassini,  Dario Kopenawa jun noto leader degli Yanomami, ha denunciato che a maggio un villaggio indigeno sul fime Uraricoera ha subito un attacco armato da parte di una banda di garimpeiros, i  minatori d’oro illegali, arrivati con motoscafi.

L’attacco, che ha causato vittime e feriti, tra i quali due bambini di 1 e 5 anni,  è avvenuto nella i trova nella più grande riserva indigena del Brasile, nello Stato del Roraima, che si estende su una superficie simile a quella del Portogallo e dove vovono 27.000 persone. Nella riserva l’estrazione mineraria è illegale, ma i garimpeiros non accettano che gli indios siano i padroni di tanto spazio così ricco di risorse.  «I garimpeiros sono dappertutto» ha detto Kopenawa che è già stato minacciato di morte dai minatori abusivi.

Le intrusioni dei garimpeiros nelle riserve indigene si sono intensificate con l’arrivo al potere del presidente neofascista Jair Bolsonaro. L’Instituto Socioambiental (ISA), stima che solo nel territorio yanomami ce ne siano circa 20.000 e che «Fanno quello che vogliono perché sanno che non succederà loro nulla».

Alisson Marugal, il procuratore federale del Roraima, dice che l’invasione dei garimpeios è stata incoraggiata da un’impennata dei prezzi dell’oro e da un ordinanza e della Fundação Nacional do Índio (Funai) che ha limitato il lavoro sul campo a causa della pandemia di Covid-19: «I minatori illegali non si sono autoisolati né hanno adottato il distanziamento sociale. In realtà, hanno intensificato le loro attività».

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