Giovedì, 02 maggio 2024 - ore 02.26

La storia di Lucia Scajola

Avere per cognome Scajola, è qualcosa che non passa inosservato nella nostra provincia, ma da nessun’altra parte.

| Scritto da Redazione
La storia di Lucia Scajola

Essere giornalista e allo stesso tempo la figlia di un ex ministro e uomo politico più noto della nostra provincia, Claudio Scajola, può essere un valore aggiunto, ma anche un punto a sfavore. Quando da bambini ci ponevano la fatidica domanda: cosa vuoi fare da grande? Quasi nessuno aveva le idee chiare e spesso le risposte venivano date in base alle tendenze televisive del momento. C’è però chi ne ha sempre avuto la consapevolezza e ha fatto il possibile per dare seguito alla risposta: voglio fare la giornalista. In un mondo dove il suo cognome è spesso finito sui giornali, locali e nazionali, LUCIA Scajola, laureata in Comunicazione alla Cattolica di Milano con 110 e lode, oggi giornalista professionista e caposervizio a Panorama, non ha paura di ammettere che: la sua vera “droga” è la politica.

Da Imperia all’Inghilterra, alla Francia, Roma e quindi a Milano. Quando hai deciso di iniziare a viaggiare, per studio e lavoro? Avrei deciso anche da più giovane, ma la prima trasferta è stata l’Erasmus a Parigi, alla Sorbona. Volevo imparare il francese, che non avevo mai studiato e per questo ho scelto e azzardato di applicare alla loro facoltà di Sociologia. Da allora, Parigi ha per me un significato particolare: è il posto dove vado quando serve un po’ d’aria… Per Londra sono partita l’anno successivo, ma ci torno spesso: ho appena trascorso lì un mese. In quella città, chissà perché, ho vissuto alcuni dei momenti più significativi della mia vita, sia a livello professionale che personale. Roma è stata un’ immersione, anche piuttosto profonda, nella “Grande Bellezza”, rispetto alla quale Milano ha funzionato da prezioso anticorpo.

Sei giornalista per Panorama e viaggi spesso. Pensi che avresti potuto fare lo stesso lavoro, con le stesse soddisfazioni, anche in provincia di Imperia? Dopo quasi 12 anni, sento ancora forte la responsabilità e il privilegio di lavorare nel più importante gruppo editoriale italiano. Detto questo, non credo che la soddisfazione derivi necessariamente dal posto in cui lavori, ma dalla passione e dallo stimolo che questo può darti. Non ne esistono di serie A o di serie B. La differenza sta nel modo in cui lo riesci a fare. E, vista l’aria che tira, dipende sempre più da noi stessi.

Tre cose di Imperia che porti sempre con te e con non troverai mai, in nessun’altra città del mondo. Il mare. La mattina andavo a scuola in motorino e nelle belle giornate, all’orizzonte, si vedeva la Corsica. Poteva pure esserci la versione di greco alla prima ora, ma in classe ci arrivavo accesa. Ci penso spesso quando guido lungo viale Forlanini per andare in redazione. La nonna, che non mi viene mai a trovare qui. I legami, letteralmente ancestrali, con certe amiche con cui si sono condivisi, non solo metaforicamente, i primi passi della vita.

Il tuo OUT è anche l’estero, ma come base hai Milano. Questi km che ti separano da casa, non sono forse molti, ma cosa rappresentano per te? Possiamo definirli un salto temporale? Mi sembra una definizione perfetta! Non sono nemmeno 300 chilometri e dopo 15 anni credo che li saprei fare anche in retromarcia. Eppure, rappresentano una separazione tra due vite che purtroppo non sono stata brava a collegare. A Milano si corre, si compete, spesso tocca recitare. A Imperia, almeno io, vado lenta. E non è male

Avere per cognome Scajola, è qualcosa che non passa inosservato nella nostra provincia, ma da nessun’altra parte. In questo senso, la tua città ti sta stretta o pensi che potresti tornare a viverla? E’ una città bellissima e non lo sa quasi nessuno. Avere questo cognome, un orgoglio, è stata una sfidante palestra di vita, qui come altrove. Da questo punto di vista, Imperia è paradossalmente rassicurante. Nelle piccole realtà i rapporti sono diretti e autentici: difficile mettersi le maschere. E io le maschere le detesto.

Dicono che i giornalisti siano freddi, che non abbiano calore umano e che siano dei meri mercenari. Questo succede nelle migliori delle ipotesi e non rappresenta certo un buon punto di partenza. Aggiungere di essere la figlia di un ex ministro e uomo politico più noto della nostra provincia, Claudio Scajola, può essere un valore aggiunto, ma anche un punto a sfavore. La stampa è stata, per Lucia, ambasciatrice di buone notizie, ma anche di momenti difficili. Sentire la sua passione per questo lavoro è speciale e ricorda il carme di Catullo, Odi et amo: Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia non lo so, ma so che accade. (Stefania Orengo)

 

Fonte Christian F

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