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Licia Pinelli dalla casa di ringhiera ai tribunali

| Scritto da Redazione
Licia Pinelli dalla casa di ringhiera ai tribunali

Gentile Benedetta Tobagi, 
solo ieri sera ho letto con attenzione il Suo articolo: ” Licia Pinelli dalla casa di ringhiera alle aule dei tribunali “ sul bellissimo libro “ Una storia quasi soltanto mia “, seconda edizione, ristampata in vista della giornata della memoria 2009.         
L’articolo é molto interessante , non solo per il contenuto ma anche per la sua chiarezza e precisione.
La scelta coraggiosa  del Presidente Giorgio Napolitano, colse di sorpresa e meravigliò, molti,  in primis Gerardo D’Ambrosio che alla Stampa del 7 maggio 2009 dice, tra l'altro  :”Mi ha meravigliato un po’ che il presidente Napolitano abbia invitato anche la vedova Pinelli  alle cerimonie per le vittime delle stragi e del terrorismo. Spererei di no, ma credo che le polemiche siano inevitabili. Mi sembra chiaro che il Presidente con questo atto abbia voluto dare nuovamente un segnale forte, sulla necessità di voltare pagina, di trovare una pacificazione definitiva dopo quegli anni “  “ “ Non fu un’inchiesta facile …Ci furono omissioni e depistaggi clamorosi anche da parte delle istituzioni, che resero difficilissimo il mio lavoro”
“ Al di la di quelli che vorranno strumentalizzarlo non mi sembra proprio che questo atto del presidente possa rimettere in discussione i risultati della mia inchiesta giudiziaria “ 
In effetti Gerardo D’Ambrosio mette le mani avanti ed  il Presidente lo rassicura con quella frase: 
“ Qui non si riapre o si rimette in discussione un processo, la cui conclusione porta il nome di un magistrato di indiscutibile scrupolo e indipendenza “
Ma al di là di tutte le considerazioni che si possono fare, il fatto  è che quella sentenza, più tempo passa,  più fa acqua da tutte le parti, sia per i nuovi  elementi che via via vengono fuori,  sia per il fatto che quella sentenza istruttoria, si conclude con una ipotesi verosimile:”L’unica ipotesi è che ebbe un malore “  è impedisce di fatto che si giunga ad un dibattimento vero e proprio,  e, quantomeno si continui  a cercare quella verità, che Licia Pinelli vorrebbe vedere prima di morire; come pure il fatto che quelle  3 o 4 persone – ora sembra che sia rimasto Lograno -che hanno continuano imperterrite a sostenere che  Pinelli  si è buttato e non hanno mai parlato di malore:
Nel libro di Bruno Vespa :" La sfida " che è del 1997 c'è un'intervista a Gemma Capra, che dice:
" Quando Gigi tornò, mi raccontò tutto. Mi disse che avava interrogato Pinelli fino a un certo momento, poi era stato chiamayo da Allegra che gli sollecitava una conclusione perchè a Roma avevano fermato Valpreda  e lui voleva andar giù con il verbale.
Allegra rimproverava spesso a Gigi il suo modo di interrogare. Lui permetteva che i fermati fumassero, prendessero il caffè, andassero in bagno, si alzassero, interrompessero l'interrogatorio. Allegra era molto rigido. Con Pinelli erano rimaste cinque persone, tra cui un ufficiale dei carabinieri. Mentre Gigi stava da Allegra sentì che un suo collaboratore gli correva incontro gridando: si è buttato, si è buttato. Gli dissero che Pinelli si era buttato ed un brigadiere aveva tentato di fermarlo, gli era rimasta una scarpa di Pinelli in mano ".
 Il 19 novembre u.s.  su “ Il fatto Quotidiano D’ Ambrosio ha scritto:
:” Il processo già archiviato era stato riaperto dal procuratore generale di Milano Luigi Bianchi d’Espinosa, su denuncia della vedova di Pinelli, per l’omicidio volontario nei confronti di tutti coloro che avevano interrogato suo marito. Il procuratore generale Bianchi d’Espinosa, che già conoscevo era un uomo estremamente coraggioso. Aprire un nuovo processo nei confronti della polizia , iniziato immediatamente e finito in un’archiviazione  a quei tempi non era un atto di poco conto ….” 
 Ecco, quell’affermazione del Presidente della Repubblica, rischia di essere un macigno sulla ricerca della verità per la quale la signora  Licia si è battuta e si batte: «Immagino solo una soluzione alla tragedia che abbiamo vissuto. Una sola. Che qualcuno prima di dare conto a Dio decida di liberarsi anima e coscienza». Facciamo in modo che non ci si stanchi di cercare  quella verità,  la quale solamente  può preludere a vera pacificazione.
La ringrazio della considerazione che vorrà dare a questa mia riflessione e spero di incontraLa presto per stringerLe la mano.
Buon Natale e felice anno nuovo
Francesco Spinelli - Falerna CZ
 
 P.S.
Ma, a parte la presenza o meno di Calabresi, sono i tempi indicati da Valitutti ad essere di estremo rilievo per la comprensione di quel che poté accadere. Egli ha sempre sostenuto che circa 15 minuti prima di udire il tonfo del corpo di Pinelli precipitato nel cortile, sentì un netto trambusto provenire dalla stanza in cui si trovava Pino. Poi silenzio, fatale. Nessun grido, nessuna esclamazione, neanche una parola. E neppure in contemporanea o subito dopo quel rumore sordo.
Dalla lettera aperta di Joe Fallisi a Paolo Cucchiarelli 15.12.2010  

fonte: francesco spinelli <pereira50@live.it>      

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