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LNG: ANCHE L'ENI GUARDA ALL'ASIA

| Scritto da Redazione
LNG: ANCHE L'ENI GUARDA ALL'ASIA

Il Cane a Sei Zampe firma accordi quadriennali per la fornitura di gas liquefatto in Corea del Sud e Giappone, e si inserisce nella nuova guerra fredda energetica per il controllo del mercato asiatico in corso tra USA e Russia. Particolarmente contesa Tokyo, su cui è attenta anche la Norvegia.

 

Da colosso energetico di un Paese fortemente dipendente dalle forniture di gas dall'estero a oil company internazionale che sfida USA e Russia nella nuova Guerra Fredda dell'oro blu liquefatto in Asia. Nella giornata di venerdì, 11 Dicembre, il colosso energetico italiano ENI ha firmato accordi per rifornire di gas liquefatto Corea del Sud e Giappone.

 

Come riportato dalla agenzia UPI, il Cane a Sei Zampe si è impegnato a rifornire la compagnia sudcoreana Korea Gas Corp. e quella giapponese Chubu Electric Power di 1,7 milioni di tonnellate di LNG, pari all'invio di 28 spedizioni cargo, per i prossimi prossimi quattro anni.

 

La notizia dell'accordo con Corea del Sud e Giappone situa l'ENI all'interno della competizione internazionale per rifornire di gas liquefatto il mercato asiatico, che, in seguito alla crescita economica e demografica, richiede sempre maggiori quantità di energia.

 

Il Paese che più di tutti ha saputo leggere la situazione energetiche dell'Asia sono gli Stati Uniti d'America, che, sotto l'Amministrazione del Presidente democratico Barack Obama, hanno destinato al mercato asiatico gran parte delle esportazioni del gas shale - oro blu liquefatto che Washington ha iniziato a estrarre mediante sofisticate tecniche di fracking attuate solo in Nordamerica - estratto in patria.

 

Negli ultimi anni, gli USA hanno stretto contratti con India, Corea del Sud, Singapore e Indonesia. In particolare, le compagnie indiane India Oil Corporation e Oil India Limited hanno stabilito una cooperazione per lo sfruttamento congiunto di gas shale con compagnie statunitensi, mentre gli enti energetici sudcoreani Kogas ed E1 hanno fissato l'importazione di 180 Mila tonnellate di gas liquefatto all'anno dagli USA.

 

Crescente in Asia è anche il ruolo della Russia, che non è riuscita a concludere un accordo per le forniture energetiche con la Cina per questioni contrattuali - Mosca ha preteso un tariffario ben superiore a quello garantito a Pechino dal Turkmenistan.

 

Per compensare il diniego della Cina, Mosca ha dato il via alla costruzione di una stazione per l'esportazione di LNG nella penisola di Yamal, compartecipata dal monopolista statale Gazprom e dalla seconda compagnia russa Novatek.

 

Avviate trattative con Indonesia e Australia, il Primo obiettivo della stazione LNG siberiana è il Giappone, con cui la Russia ha stabilito contratti per l'esportazione di gas naturale e oro blu liquefatto.

 

Mosca ha anche ottenuto il sostegno della compagnia giapponese Itachi alla realizzazione del Southstream: gasdotto progettato in Europa da Gazprom ed ENI per aumentare la dipendenza dell'UE dalle forniture di gas della Russia, che ad oggi coprono già il 40% del fabbisogno energetico del Vecchio Continente.

 

Anche la Norvegia guarda al mercato giapponese

 

Per ragioni politiche, la posizione dell'ENI nella competizione globale per garantire forniture di gas liquido al mercato asiatico non è che debole. Tuttavia, il Cane a Sei Zampe non è l'unica compagnia che, in aggiunta a USA e Russia, ha scommesso sulla vendita di LNG in Asia.

 

Nella giornata di martedì, 20 Novembre 2012, il colosso norvegese Statoil ha realizzato il primo trasporto di 135 mila metri cubi di gas liquefatto in Giappone, attingendo il carburante dal giacimento Snohevit sfruttato, oltre che dal principale ente energetico della Norvegia, anche dalle compagnie francesi Total e Suez Gaz de France, e dalla tedesca RWE.

 

Matteo Cazzulani

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