Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 05.26

Per gli insegnanti l’abilitazione non vale per tutti allo stesso modo.

In questa lettere Serena pone il problema di chi ha diritto ad entrare in scuola

| Scritto da Redazione
Per gli insegnanti l’abilitazione non vale per tutti allo stesso modo.

Inviato da Serena - E come al solito anche questa volta ci esce il pasticcio! Chi ha diritto ad entrare in ruolo? Gli uni arrabbiati contro gli altri, strali, accuse e paure, soprattutto paure, perchè qui si gioca con la vita lavorativa delle persone e nessuno, quando si tratta di lavoro, vuole rivali, costi quel che costi.

Basterebbe un poco di onestà intellettuale ed ammettere che da qualche anno a questa parte è stato tutto un cambiare di regole, regolamenti, leggi e decreti e chi ha avuto la malaugurata idea di intraprendere la carriera di insegnante ha dovuto arrabbattarsi e correre dietro alle modifiche apportate dai vari governi senza avere mai una certezza, un criterio da seguire.

Tutti coloro che lavorano a scuola sanno bene che non c’è una linea precisa da seguire per essere dei bravi insegnanti: calarsi nel contesto è fondamentale, la capacità di adattamento alla situazione altrettanto, non può mancare la preparazione, l’esperienza, la sensibilità, la motivazione, l’aggiornamento e tanti altri fattori.

E allora? E allora basterebbe stabilire un criterio preciso, sicuro, certo e che non cambi fra un anno, ma soprattutto che sia valido per tutti senza distinzione. La distinzione fra G.E e la G.I. è assurda: nelle graduatorie di

istituto ci sono insegnanti ABILITATI, con anni di esperienza, molti di loro ne hanno di più di quelli che stanno nelle G.E. e allora perchè non dovrebbero avere gli stessi diritti?

Se si considera l’abilitazione nascono poi nuove polemiche: gli abilitati SSIS ce l’hanno con i TFA, questi con i PAS ed è tutto uno scontro. L’abilitazione è abilitazione e se è stata conseguita lo si è fatto seguendo le norme che lo Stato ha imposto.

Se si considera il servizio, altro dilemma: grande è la polemica sul punteggio conseguito nelle scuole paritarie. Indipendentemente dal fatto che molte scuole paritarie possono essere considerate peggiori rispetto a quelle statali e altre invece migliori, resta il fatto che è lo Stato che ha stabilito che il punteggio è lo stesso e quindi non si capisce di cosa si stia parlando.

Gli avversari qui non sono i colleghi che hanno seguito un percorso, ognuno diverso, ma che era quello che in quel determinato momento veniva richiesto. Il problema è a monte, è di chi si diverte con il destino di tutti noi cambiando i requisiti necessari di tanto in tanto. Una cosa sola non cambia mai: fra corsi, abilitazioni, master ecc. ad ogni insegnante sono stati chiesti un sacco di soldi che a volte, come nel mio caso, tardano a rientrare. Lo Stato, quando si tratta di pagare, non è così preciso e puntuale e preparato come invece viene chiesto agli insegnanti.

 

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