Sabato, 20 aprile 2024 - ore 00.55

POLIAMBULATORIO EX INAM

CONSIDERAZIONI SUL DOCUMENTO DELL’AZIENDA OSPEDALIERA DI CREMONA E PROPOSTE DEI PROMOTORI DELLA RACCOLTA FIRME

| Scritto da Redazione
POLIAMBULATORIO EX INAM

Le considerazioni e le proposte che seguono intendono attenersi ad alcuni principi che sono  alla base delle ragioni che hanno condotto più di tremila cittadini cremonesi a sottoscrivere la petizione in oggetto:

  • la volontà che il Poliambulatorio di V. Trento e Trieste rimanga aperto
  • la consapevolezza della necessità che la struttura resti pubblica e dedicata a servizi sociosanitari
  • il timore di un depauperamento dell’offerta sanitaria territoriale indirizzata in particolar modo alla popolazione anziana

DATI DI CONTESTO (Annuario Statistico del Comune di Cremona 2010)

La  città di Cremona si caratterizza per una particolare incidenza della popolazione anziana. L’indice di vecchiaia è di 218/100 (media nazionale 140/100), cioè ogni 100 minori sotto i 14 anni sono presenti 218 over 65, di cui 66 over 80; l’età media è di 49 anni per le donne e di 44 per i maschi. Il dato si innalza in maniera significativa per i cittadini italiani se vengono estrapolati i cittadini stranieri legalmente residenti, che hanno una età media notevolmente più bassa.

Nel 2009 gli assistiti per patologie croniche sono stati 50292, pari al 69.6% di tutti gli assistiti; all’aumentare di queste patologie ha corrisposto un costante calo dei posti letto e dei ricoveri, passati per l’A.O. di Cremona da11262 nel 2008 a 9226 nel 2009, trend che certamente continuerà visti i tagli di finanziamento compiuti e quelli previsti. Dei 37 posti letto per attività di tipo sub-acuto previsti per la nostra Provincia  solo 8 sono stati assegnati alla città di Cremona come riconversione di pl di riabilitazione. Al di là delle enunciazioni sull’importanza dell’investimento sulle famiglie e sulla domiciliarietà, l’azzeramento nel 2012 del Fondo Nazionale per la nonautosufficienza aggraverà notevolmente la situazione di chi non è ospedalizzato o in RSA.

Da questi dati si può a nostro avviso evincere che il principale problema da affrontare rispetto al diritto alla salute dei cittadini cremonesi è e sarà sempre più quello della cronicità, della lungodegenza, della nonautosufficienza.

CONSIDERAZIONI E RIFERIMENTI NORMATIVI

Da quanto sopra riportato i bisogni degli utenti e la situazione economico-finanziaria consiglierebbero un intervento forte di riqualificazione del sistema, con uno spostamento dell’asse nella direzione dell’assistenza territoriale e distrettuale e una riorganizzazione dell’assistenza primaria, quello che la stessa Regione Lombardia nella DGR n.IX/937 dell’1.12.2010 chiama “promozione del riequilibrio ospedale-territorio”. Per riportare la stessa struttura ospedaliera alla sua “mission” di cura dell’acuzie, è indispensabile costruire nel territorio un polo assistenziale altrettanto affidabile, che sappia garantire continuità assistenziale con competenza, efficacia ed appropriatezza: tutto ciò non può che passare attraverso l’integrazione dei servizi sociali e sanitari, integrazione indispensabile per quella “centralità della persona” a cui la succitata DGR e tutta la politica della Regione Lombardia costantemente si richiamano.

Il Piano Sanitario Nazionale 2011-2013 così indica “Il modello assistenziale orientato alla continuità delle cure prevede il disegno di appositi percorsi e la presa in carico costante nel tempo da parte di un team caratterizzato da competenze sociali e sanitarie, nonchè il monitoraggio mediante adeguati strumenti di valutazione di appropriatezza delle fasi di passaggio tra i vari setting assistenziali. Una modalità organizzativa atta a facilitare un accesso unificato alle prestazioni sanitarie, sociosanitarie e sociali è il Punto Unitario di Accesso (PUA) che opera attraverso la raccolta di segnalazioni, orientamento e gestione della domanda, attivazione di prestazioni per bisogni semplici, oltrechè avvio della valutazione multidimensionale per i bisogni complessi, migliorando la collaborazione ed il coordinamento tra le diverse componenti, pubbliche e non, sanitarie e sociali, impegnate nel percorso di cura, al fine di garantirne l’unitarietà”

La succitata DGR nell’allegato 1 “Indirizzi di programmazione” articola alcune direttrici significative:

  • la sperimentazione di erogazione a domicilio di prestazioni ambulatoriali di complessità medio-bassa a soggetti con problemi di mobilità
  • la necessità di estendere le attività sanitarie e l’accesso alle prestazioni ambulatoriali con orari prolungati e diversificati
  • la promozione del riequilibrio ospedale-territorio
  • la promozione della messa in rete dei servizi, l’integrazione socio-sanitaria degli interventi

Nell’allegato 14 “Cronicità e CREG” si dice “Gli ambulatori ospedalieri di patologia sono una realtà ma hanno il difetto di avere un approccio esclusivamente clinico e di avere in carico i pazienti più collaborativi e/o più complessi, perdendo però di vista la gran parte dei soggetti, soprattutto nella fase meno grave ma più lunga della patologia…….In un contesto di territorio modellato sulle reti di patologia e di cronicità i principali punti di raccordo della rete delle cure saranno i MMG, i PLS,  le ASL, i soggetti erogatori di ricovero e cura, quelli extraospedalieri di specialistica ambulatoriale che dovranno lavorare in sinergia attraverso una maggiore integrazione operativa”

Nell’allegato 17, per quanto attiene la nonautosufficienza, gli obiettivi sono: la centralità del territorio, delle persone/famiglie,lo sviluppo di nuova accoglienza e ascolto.

Tutto ciò viene richiamato nel Documento di programmazione dell’ASL di Cremona.

OSSERVAZIONI SUL PROGETTO DELL’A.O. DI CREMONA

Il progetto non risponde ad alcuna delle richieste contenute nella petizione, esplicita la volontà di chiusura della struttura, il cui destino appare incerto anche alla luce delle affermazioni dell’ass. Rossoni intervenuto all’incontro in Regione

Non solo, ma contiene dei dati e delle soluzioni che dimostrano ancora una volta la fretta e superficialità con cui è stato redatto, nonostante i due mesi di tempo concessi dall’assessore regionale, e ancora una volta non dice assolutamente nulla sui costi dell’operazione (sui tempi diremo dopo).

Seguendo l’articolazione del progetto, queste le nostre osservazioni:

SITUAZIONE ATTUALE

Si parte subito con un assunto che citiamo testualmente: “il problema del Poliambulatorio Specialistico…..  si è determinato negli anni poiché vi è una grave discrepanza tra le attività sanitarie lì effettuate, la loro valorizzazione ed i costi generali che queste determinano in particolare quello del personale impiegato”.

Vengono poi sottolineati, come rafforzamento della tesi, alcuni dati oggettivi, che tuttavia confermano una circostanza ben precisa. Ma andiamo con ordine:

  1. trattandosi di un Poliambulatorio, il trend di produttività della struttura non va calcolata sugli accessi ma sulle prestazioni rese (che tra l’altro ne determinano i ricavi) semplicemente perché il sig. Mario Rossi, e cioè un accesso, normalmente svolge più prestazioni nell’arco del medesimo accesso (per es. un accesso di Cardiologia oltre la visita - prima o di controllo che sia - che è una prestazione, effettua anche l’ECG o la Prova da Sforzo, che sono altre prestazioni).
  2. il periodo preso a riferimento è quello del triennio 2008/2010, e quindi il confronto è tra il dato del 2008 e quello del 2010. Era Direttore Generale il dott. Spaggiari, il cui Piano di Organizzazione Aziendale declassava il Poliambulatorio da Presidio dell’Azienda ad Unità Operativa dipendente dalla Direzione Medica del Presidio Ospedaliero di Cremona; scelta la cui paternità ricade sulla dirigenza di allora che è la medesima, fatta esclusione per il Direttore Generale, di quella attuale.
  3. Sempre nel triennio citato si elencano dati di diminuzione per alcune specialità, sostenendo che queste non sono tutte imputabili alla riduzione degli accessi degli specialisti ospedalieri. A parte il fatto che gli accessi dei medici ospedalieri non solo si sono via via “ridotti” nel corso del triennio considerato, ma sono cessati del tutto a partire dall’inizio di quest’anno, si fa presente che:
    • il dato della Chirugia non tiene conto che lo specialista in questione ha cessato la sua attività alla fine di ottobre 2010 (e non è stato sostituito per scelta aziendale), e quindi il confronto tra il dato del 2008 e del 2010 non è consono (lo sarebbe quello tra ottobre 2008 e ottobre 2010);
    • la riduzione di Oculistica è dovuta al pensionamento di una specialista nel corso del 2009 (anch’essa non sostituita per scelta aziendale);
    • la riduzione dell’Otorinolaringoiatria è dovuta alla cessazione dell’accesso dei medici ospedalieri a partire dall’inizio 2010 (anch’essa dovuta ad una scelta aziendale), ed alla unificazione di alcune prestazioni in un unico codice (vedi ad esempio il lavaggio auricolare, dapprima prestazione a parte e tra l’altro tra le più ricorrenti, poi unificata con la prima visita) che hanno comportato una ulteriore contrazione dovuta, per così dire, a fattori esterni;
    • Analogo discorso vale per la Dermatologia, solo che in questo caso non vi sono stati pensionamenti ma una delle due specialiste in servizio presso il Poliambulatorio è stata trasferita dal 2009 in ospedale (in questo caso per scelta condivisa con la professionista).
  4. Il dato comunicato per il Centro Prelievi, sempre con riferimento al triennio 2008/2010, non tiene minimamente conto di un fattore determinante, e cioè che, a partire dal 2009 e per scelta aziendale, il Centro ha subito una forzata chiusura nei mesi estivi (Luglio, Agosto e Settembre); imputare il trend negativo ad una supposta perdita di produttività del Centro senza tenere conto della chiusura trimestrale nel frattempo intervenuta (che infatti, semplicemente proiettando il dato del 2010 sui 12 mesi, non risulta) è francamente sconcertante.
  5. È contestabile anche il fatto che la difficoltà di effettuare un confronto tra il Poliambulatorio e le attività ambulatoriali presenti in ospedale venga meno invece invece per le attività amministrative. Infatti dei sette amministrativi citati (supponendo ci si riferisca all’anno 2010, cosa che non è specificata), ben cinque svolgevano attività legata alla prenotazione delle prestazioni per cui la loro produttività è direttamente riconducibile alle riduzioni di cui sopra. Tra l’altro, all’inizio del periodo considerato, e cioè il 2008, in servizio al CUP del Poliambulatorio vi erano 8 persone ed in direzione amministrativa due. Dall’inizio dell’anno 2011 (pure in questo caso per scelta aziendale) in servizio vi sono 4 persone al CUP ed una in Direzione Amministrativa.
  6. Per il personale infermieristico non si sa da quale fonte arrivi il dato delle 2 prestazioni/ora; dai dati del Comitato Consultivo Zonale il 2010 si è chiuso con una percentuale di quasi 3 prestazioni/ora. Analogo discorso vale per la Terapia Fisica ed Inalatoria (due attività tra l’altro tra le più apprezzate del Poliambulatorio); caso mai dette attività hanno risentito e risentono del luogo angusto nelle quali si è costretti ad erogarle, tanto è vero che ci risultanto richieste di diversa allocazione per aumentarne la ricettività, non prese in considerazione dalla Direzione Aziendale.

Tutti questi dati, che lo ripetiamo sono oggettivi, dimostrano quella circostanza di cui si parlava in premessa, e cioè che la “grave discrepanza tra le attività sanitarie lì effettuate, la loro valorizzazione ed i costi generali che queste determinano in particolare quello del personale impiegato”, non è stata determinata da fattori legati direttamente al Poliambulatorio tipo la scarsa professionalità degli operatori (di cui diremo dopo), o un’assistenza sanitaria deficitaria oppure uno scarso gradimento dell’utenza, ma bensì da una precisa e scientifica strategia della dirigenza aziendale volta ad “impoverire” progressivamente il Poliambulatorio per arrivare alla sua defintiva chisura.

ULTERIORI CRITICITÀ

Si ammette, citando anche i Comuni del circondario di Cremona più interessati, che il Poliambulatorio ha una collocazione strategica, ma subito dopo si dice della difficoltà di parcheggio per chi utilizza l’automobile, cosa che coinvolgerebbe anche i medici ospedalieri che però, come detto, dall’inizio di quest’anno non si recano più al Poliambulatorio.

Dopo “valutazione attenta della situazione attuale” (così dice testualmente il progetto) la proposta è quella di trasferire in un appartamento di Via Dante un Punto Prelievi e due sole specialità: Cardiologia ed Oculistica.

Prima considerazione:

prendiamo atto che il primo “progetto” (se così potevano essere chiamate poco più di due paginette dattiloscritte) viene sconfessato perché quello prevedeva, in 150 mq, l’erogazione di ben sei attività ambulatoriali. Questa circostanza tra l’altro era quella che più aveva convinto chi si era dimostrato favorevole o quantomeno ben disposto nei confronti dell’operazione, in ragione della semplice affermazione che “300 metri in più o in meno non cambiano la sostanza se vengono garantiti comunque i servizi”.

Ora anche questo “alibi” cade perché non si tratta più di spostare di 300 metri i servizi ma di fare, invece di un Poliambulatorio, per l’appunto un “Biambulatorio” con annesso punto prelievi.

La differenza ci pare sostanziale e riguarda il modello di offerta extraospedaliera, a nostro avviso in totale contrasto con le direttive nazionali e regionali.

Seconda considerazione:

al di là del punto prelievi, per il quale si nutrono parecchi dubbi circa l’ottenimento dell’accreditamento strutturale, la scelta delle due specialità per cui attrezzare gli ambulatori appare quanto mai superficiale.

Infatti basta recarsi al Poliambulatorio e controllare gli orari settimanali esposti al pubblico degli specialisti interessati (due cardiologi e cinque oculisti), per capire immediatamente che la proposta è irrealizzabile.

Infatti dei cinque oculisti sono sempre presenti almeno in due, e con la contemporanea presenza di un cardiologo (due al martedì mattina).

In sostanza sarebbero sempre presenti contemporaneamente almeno tre specialisti (due oculisti ed un cardiologo) e per specialità che ovviamente prevedono l’utilizzo di apparecchiature (Campimetro, Autorefrattometro, due Riuniti Oculistici, Cicloergometro, Elettrocardiogramma e applicazione Lettore Holter) alcune delle quali, per esempio Campimetro e Autorefrattometro per gli oculisti,  Elettrocardiogramma ed applicazione al paziente del Lettore Holter per i cardiologi, abbisognano, per ovvi motivi di una stanza dedicata.

Risulta evidente quindi, vista la pianta dell’appartamento fornita (tra l’altro non in scala) che è impossibile, fermo restando gli incarichi attuali dei medici specialisti interessati, trasferire contemporaneamente le due specialità indicate.

E nemmemo appare praticabile la strada di modificarne gli orari perché ciò, oltre alla contrattazione del necessario accordo con le OO.SS. dei medici specialisti ambulatoriali, coinvolgerebbe anche altre aziende presso le quali i suddetti specialisti prestano servizio. Non risulta quindi comprensibile come possa essere mantenuta l’offerta dell’attuale monte-ore degli specialisti.

Terza considerazione:

l’accesso a quell’appartamento è quantomeno problematico; si tratterebbe infatti di prendere un’ascensore fino al primo piano, uscirne, percorrere un ballatoio aperto e poi riprendere un’altra ascensore per arrivare finalmente all’ingresso. Un “percorso ad ostacoli” che immaginiamo scoraggi anche l’utente in condizioni normali, figurarsi un portatore di handicap.

Detto tutto questo, appare del tutto ovvio che la “valutazione attenta della situazione attuale” non è stata, per usare un eufemismo, poi così attenta. Di ciò ce ne occuperemo nella considerazioni finali.

Veniamo quindi, sempre seguendo l’ordine proposto dal progetto aziendale, alle attività che troverebbero allocazione in ambito ospedaliero:

Medicina dello Sport: la circostanza che in ospedale vi siano attrezzature (quelle citate tra l’altro servirebbero principalmente per i malati e non per utenti sani quali si suppone siano quelli della Medicina dello Sport e per l’utilizzo delle quali, peraltro, vi sono liste di attesa molto lunghe) e specialità (la neurologica c’era già al Poliambulatorio e ne vengono dimenticate altre anch’esse già  presenti) utili per rendere molto più efficiente e sicura l’attiva del centro, non solo è un’affermazione molto discutibile per quanto detto poco sopra, ma soprattutto impossibile da realizzare perché un centro della Medicina dello Sport, per ovvi motivi, non può essere in alcun modo allocato all’interno di un monoblocco ospedaliero.

Odontoiatria: la proposta di spostare l’Odontoiatria all’interno dell’ospedale è per noi condivisibile, a patto ovviamente che, sfruttando per l’appunto le potenzialità presenti all’interno dell’Ospedale, venga presa l’occasione per implementarla ulteriormente, intenzione che pare di cogliere leggendo tra le righe.

Dermatologia e Neurologia: per quanto riguarda la dermatologia si ammette (cosa di cui stranamente non si è tenuto conto, come detto, quando si sono presentati i dati di produttività di questa specialità) che una specialista è già stata dirottata in ospedale, mentre la soluzione proposta per il neurologo pare sia già stata prospettata in passato ma senza successo. Forse le motivazioni, che non conosciamo, sono state rimosse?

Terapia Fisica e Riabilitativa: il trasferimento di questa attività, al contrario di quanto si afferma, non porterà alcun beneficio alla U.O. di Riabilitazione Specialistica. Si tratta semplicemente di annullare un servizio sanitario pubblico sul territorio a vantaggio di qualche altro soggetto, perché, come del resto dimostrato dalle chiusure estive del Centro Prelievi e proprio per le peculiari caratteristiche dell’utenza del Poliambulatorio, lo spostamento di una attività dal Poliambulatorio all’Ospedale non comporta, se non in modo residuale, un aumento dell’attività presso quest’ultimo.

Cure Inalatorie: vale anche per la terapia inalatoria la medesima osservazione fatta poc’anzi, con l’aggravante che, da informazioni ricevute, pare che nei locali individuati non si possano ottenere i medesimi “punti di erogazione” del Poliambulatorio, e quindi si registrerebbe anche per questa circostanza una diminuzione del servizio.

Da ultimo segnaliamo che il progetto “dimentica” la collocazione di due Otorinolaringoiatri (con relativa strumentazione) e di un Fisiatra. Altro indizio che fa pensare alla superficialità con cui è stato redatto.

Vantaggi per i pazienti

Per quanto riguarda i supposti vantaggi per i pazienti osserviamo che:

  • la disponibilità di adeguati percheggi vi è anche per il Poliambulatorio data la ridotta distanza tra questo e l’appartamento di via Dante; per quanto riguarda il parcheggio dell’ospedale ci pare di poter dire essere assolutamente insufficiente già ora;
  • l’affermazione che l’aggregazione delle risorse presso l’Ospedale ridurrà le liste d’attesa è un po’, come dire, impegnativa. Il problema delle liste di attesa è talmente complesso che non può di certo essere risolto così sbrigativamente. Inoltre facciamo presente che le prenotazioni presso il Poliambulatorio si possono effettuare anche al CUP dell’ospedale (e viceversa) per cui il problema delle liste è un unicum aziendale, anzi essendo le liste di attesa al Poliambulatorio mediamente più corte, con l’accorpamento in ospedale si perderebbe anche questo piccolo vantaggio.
  • anche il Poliambulatorio è facilmente raggiungibile dai mezzi pubblici, essendo esattamente equidistante alla stazione ferroviaria e a quella dei bus e dei pullman rispetto all’appartamento di via Dante.

Vantaggi per la collettività

Per quanto riguarda invece i supposti vantaggi perr la collettività osserviamo che:

  • condividiamo quello relativo allo spostamento dell’Odontoiatria in ambito ospedaliero (come già detto precedentemente);
  • sulla “riduzione dei costi di gestione generati tramite la razionalizzazione degli spazi”, abbiamo uno scetticismo di fondo dovuto a precedenti esperienze in questo campo. La parola magica “razionalizzazione” spesso nasconde un vero e proprio taglio di servizi, e nel caso specifico sembra proprio essere così. In particolare, come già detto, la soluzione prospettata per l’appartamento di via Dante non è una “razionalizzazione degli spazi” molto semplicemente perché “quegli spazi” non sono assolutamente sufficienti per quello che si è dichiarato voler fare, e quindi i relativi servizi sono destinati ad un inesorabile oblio;
  • sull’utilizzo del personale; ci sembra una parte assai lesiva nei confronti di chi oggi opera nel Poliambulatorio. Infatti sostenere che per quanto riguarda il personale sanitario l’utilizzo in ospedale “potrà essere un’occasione di crescita e di sviluppo professionale” significa in buona sostanza dire che il personale che ha operato ed opera (in alcuni casi da decine di anni) al Poliambulatorio non ha la medesima preparazione e competenza di quello presente in ospedale. Ci limitiamo a segnalare che è anche grazie alla preparazione del personale sanitario del Poliambulatorio che la struttura è così apprezzata dalla cittadinanza.

QUADRO ECONOMICO RELATIVO ALL’ESERCIZIO 2010

E veniamo ai cosiddetti conti

L’azienda dichiara per il 2010 ricavi per 1.460.602,55 euro a fronte di costi pari a 3.483.690.98 euro (di cui 2.624.090,46 di personale più o meno equamente suddiviso tra personale dipendente e medici specialisti ambulatoriali).

Non si capisce poi se i costi ulteriori indicati, e cioè quelli per le utility (366.730,01) e quelli per i consumi sanitari (492.870,51) facciano parte dei costi totali (come dovrebbe essere) oppure no.

Infine si stima una riduzione dei costi per le utility di circa 240.000 euro l’anno ed un ulteriore risparmio dovuto ad un più efficiente utilizzo del personale, in particolare di quello sanitario.

Partiamo da quest’ultimo dato, e cioè quello relativo al personale. Per usare un’espressione forse poco contabile ma che rende l’idea, il costo del personale è “un tanto al chilo”. Puoi spostarlo dove vuoi ma è un costo che comunque ti tocca sopportare, tanto è vero che in bilancio c’è un capitolo di spesa apposito.

In altre parole la razionalizzazione dei costi sul personale potrà forse valere per la contabilità analitica e cioè per razionalizzare i costi di questo o quel centrto di costo, ma per quella generale no; se spendi “tot” li devi spendere volenti o nolenti, e quindi al Poliambulatorio, all’Ospedale o in altri posti quei 2.624.090,46 euro di costo ci sarebbero comunque.

Appare quindi non solo improprio ma decisamente fuorviante, dal punto di vista della contabilità generale, imputare il costo del personale tra i costi del solo Poliambulatorio.

Inoltre il mantenimento dei ricavi che ci si aspetta non è per niente scontato; l’abbiamo già fatto notare ma lo ribadiamo: considerate le particolari caratteristiche dell’utenza del Poliambulatorio, è altamente probabile che solamente una parte molto minoritaria di essa si recherà in ospedale, per cui di conseguenza anche i ricavi diminuirebbero.

Infine il progetto, altro indizio della fretta e superficialità con cui è stato redatto, non tiene conto che nel blocco interno del Poliambulatorio (quello che verrebbe svuotato perché, dato che nulla si dice in proposito, si suppone che il CPS rimanga dov’è ora) c’è anche il centro di Ozonoterapia, gestito da un’associazione privata grazie ad una convenzione che supponiamo abbia durata e scadenza ben definita. Ora se rimane il solo Centro per l’Ozonoterapia, non essendo energeticamente indipendente dal resto della struttura, occorre riscaldare comunque tutta la struttura nonostante sia vuota. In caso contrario occorre trovare una diversa sistemazione per il suddetto Centro, ma di questo nel progetto non se ne fa assolutamente cenno. Forse perché i responsabili del Centro di Ozonoterapia non ne sono stati minimanente informati?

TEMPISTICA PREVISTA PER LA REALIZZAZIONE DELLO SPOSTAMENTO DEL POLIAMBULATORIO

Tralasciamo di ripetere la tempistica indicata nel progetto; ci limitiamo ad osservare che, fatte salve quelle previste per il personale di fisioterapia e per l’infermiera di Dermatologia/Neurologia, si tratta di un autentico libro dei sogni.

Ad essere ottimisti, informatoci sullo stato di avanzamento dei lavori collegati al progetto e della predisposizione dei capitolati di appalto dove occorrenti nonché dei tempi tecnici necessari per l’espletamento di una gara anche se non di evidenza pubblica, e sentito a tal proposito anche i pareri di esperti del settore, tutta l’operazione si concluderà, nel migliore dei casi; non prima dell’autunno 2013.

Nel frattempo questa dirigenza continuerà la strategia fin qui percorsa di spoliazione del Poliambulatorio gravando ulteriormente il bilancio aziendale di perdite “volute”, come è stato scientificamente fatto negli utlimi dieci anni ed in particolare negli utlimi tre.

Per finire un cenno anche alla possibilità, già annunciata nel primo progetto e reiterata in questo, di trasformare il Poliambulatorio, una volta completamente liberato, in sede del polo universitario per le professioni infermieristiche. Un’affermazione questa totalmente gratuita e non supportata da alcun dato, meno che mai economico.

Tra l’altro non si capisce perchè una delle criticità del Poliambulatorio indicate dall’Azienda riguardi la mancanza di spazi per i parcheggi ed i condizionamenti viari che a suo dire hanno coinvolto anche i medici ospedalieri che vi prestavano servizio (nei momenti “di punta” nell’ordine di una decina) ed invece la stessa criticità non valga per i duecento e passa studenti delle scuole universitarie che farebbero ogni giorno e più volte al giorno (tirocini, mensa, altre attività)il percorso Ospedale/Poliambulatorio/Ospedale nel caso in cui quest’ultimo venga trasformato nella sede dei loro corsi.

In conclusione ci pare opportuno sottolineare che anche questo progetto presentato dall’Azienda, pur se più articolato del precedente (e ci voleva poco peraltro), contiene della lacune piuttosto evidenti.

Alcune le abbiamo già fatte notare, ma tutte quante rimandano alla sensazione di un progetto redatto anche in questo caso di fretta (nonostante, come già ricordato, il tempo concesso dall’assessore regionale), in modo decisamente superficiale, senza una valutazione delle ricadute in termini di qualità dei servizi resi.

Ma c’è un aspetto ancora più grave: la totale mancanza anche solo di una stima di massima dei costi che la realizzazione del progetto comporta, sia per quanto riguarda la trasformazione dell’appartamento di via Dante sia per quanto riguarda i lavori da effettuare in ospedale per “accogliere” alcuni servizi”.

Ciò ne fa, proprio per gli interessi collettivi di cui siamo portatori, un progetto da rigettare completamente.

PROPOSTE

Tutta la normativa sopracitata e gli orientamenti più recenti vanno verso la caratterizzazione degli ospedali come strutture per acuti e quindi verso la necessità di potenziamento del territorio per quanto riguarda le patologie croniche e gli interventi a bassa soglia ma non solo: sempre più si pensa alle strutture territoriali per ampliare l’offerta dei MMG e dei PLS, per interventi-filtro rispetto ai codici bianchi, per l’H24, e soprattutto per l’integrazione socio-sanitaria. Tutto ciò necessita di luoghi e di strutture, Cremona ne possiede una, funzionante anche se bisognosa di manutenzione (sui cui eventuali costi nulla sappiamo come nulla sappiamo dei costi degli interventi in v.Dante e presso l’Ospedale): dismetterla non sarebbe certo la risposta adeguata al bisogno di ricomposizione del sistema e alla realizzazione di un progetto di integrazione!

Nella consapevolezza dell’evoluzione del sistema, nell’ottica della risposta ai bisogni prima illustrati della popolazione cremonese, nel fermo convincimento che solo l’integrazione socio-sanitaria può dare risposte complete a problemi complessi, la nostra proposta  si riferisce al PSN: chiediamo di studiare un progetto di PUA da allocarsi presso l’ex INAM, come porta di accesso per la cronicità e non solo, che possa candidarsi a gestire il sistema CReG quando la sperimentazione sarà allargata a tutte le ASL. Si chiede quindi di rinunciare  alla chiusura del Poliambulatorio e che ora rimanga aperto in tutte le sue  funzioni.

Il “sistema” cremonese potrebbe avere in questo modo una vera occasione di rinnovamento, di lavoro sinergico ed anche, in prospettiva, di razionalizzazione ed economizzazione delle risorse; la sperimentazione potrebbe essere come tale sostenuta da Regione Lombardia.

Il modello PUA può riferirsi anche ad un modello “Casa della Salute”rivolto a tutta la popolazione, cioè un luogo pubblico, governato unitariamente da ASL, AO e gestori territoriali dei servizi sociali, che funge da “porta di accesso” unitaria per i servizi sanitari e socio-sanitari del territorio coincidente in genere col Distretto, che vede la presenza costante e continuativa dei MMG, dei PLS, delle principali branche specialistiche, di personale infermieristico e con competenze sociali, dotato degli strumenti diagnostici di base. La struttura, ove è stata sperimentata, funge da accoglienza ed orientamento rispetto a molti problemi sanitari e sociosanitari, consente la presa in carico unitaria di cronicità, non autosuff. e disabilità; la presenza in h24 o almeno in una ampia fascia di orario (per es. 7/19 e fino alle 14 del sabato) dei MMG, PLS e delle principali branche specialistiche consente una risposta in tempi brevi a patologie croniche o acute non gravi, abbassa significativamente il ricorso al PS ed alla Guardia Medica che potrebbe essere fattivamente inserita nel progetto.

Il sistema CReG a regime potrebbe anche prevedere alcuni letti di day-hospital a bassa soglia nella struttura, cosa che amplierebbe per la città la oggi bassissima offerta di letti per sub-acuti.

In termini di sussidiarietà, la struttura potrebbe ospitare anche la sede di alcuni soggetti del III settore che si occupano specificatamente di patologie croniche, nonautosuff. e più in generale di diritto alla salute.

Siamo consapevoli del fatto che questa proposta costituisce un radicale cambiamento nell’offerta sanitaria e socio-sanitaria cremonese, ma riteniamo che, in tempi di ,crisi, il diritto alla salute si possa difendere non attraverso tagli più o meno mascherati o riducendo di fatto l’accesso, ma integrando le risorse e orientando sempre meglio i cittadini ad usufruire con reale appropriatezza dei servizi.

Ciò richiederà innanzitutto l’apertura di un tavolo di confronto fra i soggetti territoriali coinvolti: ASL, AO, Comune di Cremona, Azienda Sociale del Cremonese, Cremona Solidale ove tecnicamente potrà essere valutata la fattibilità del progetto e che dovrà avere come principali interlocutori altri soggetti come associazionismo e volontariato che sono portatori dei bisogni dei cittadini.

Per quanto riguarda i costi ci sembra di aver dimostrato che l’unico reale risparmio derivante all’AO dalla chiusura del PST sarebbe quello sulle utility, restando il costo del personale dipendente e convenzionato invariato se si vuole mantenere l’attuale volume di prestazioni e dovendo comunque calcolare i costi della gestione di V.Dante e dell’ampliamento delle strutture in Ospedale; le risorse per la ristrutturazione di V.Dante e dell’Ospedale potrebbero essere dirottate sulla messa a norma del Poliambulatorio e un indispensabile accordo fra i soggetti sopra indicati, con una forte regia dell’ASL che dovrebbe essere il luogo”forte” dell’integrazione, potrà dar luogo ad una proposta di diverso e innovativo utilizzo dei sanitari e del personale socio-sanitario.

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