Sabato, 27 aprile 2024 - ore 14.02

Quale democrazia ? Non è democrazia la reiterazione a tutti i livelli della corruzione RAR

Gli eventi di questi giorni ci stanno dimostrando la fragilità dell’attuale forma democratica, nonché l’incertezza che possa trattarsi, ancora, di democrazia.Non è democrazia il tradimento dell’elettorato che ha votato per una forma di governo e se ne trova una totalmente diversa.

| Scritto da Redazione
Quale democrazia ?  Non è democrazia la reiterazione a tutti i livelli della corruzione RAR

Non è democrazia mantenere in vita politica artificiale un imprenditore di dubbia moralità, che del conflitto di interessi ha fatto una propria bandiera; condannato dalla magistratura, allontanato dai suoi elettori che, finalmente lo hanno capito, eppure pretende decidere le sorti della nazione, sia pure per interposta persona.

Non è democrazia un governo non eletto dal popolo, che non guarda al popolo, ma solamente all’autoaffermazione per principio, trascurando il diritto decisionale che la democrazia riserva al popolo elettore.

Stiamo vivendo il fallimento del sistema capitalistico che ha generato l’attuale crisi come momento di indispensabile cambiamento. Lo hanno capito le maggiori potenze planetarie, tranne l’Italia che ci ha lasciato l’ex  cavaliere, ancora abbarbicata, grazie al liberismo che Renzi professa come degno erede del pregiudicato, nella difesa corporativa dei privilegi conquistati sulla pelle del lavoro a vantaggio della finanza speculativa.

E’ un’epoca che si chiude alle nostre spalle e non basta tenere aperta una finestrella per fornire un po’ d’ossigeno, utile a spremere ancora quel pochissimo che è rimasto.

L’economia della finanza, giunta alla “finanza creativa” come capolinea di un sistema selettivo, è crollata generando macerie; ma i fatti vengono alterati con una incosciente interpretazione che mira esclusivamente a mantenere uno status quo liberista e liberticida.

Anche il concetto stesso di democrazia rimane sconvolto, a causa della mimetizzazione del vero quesito che dovremmo proporre: “Quale democrazia ?”.

L’economia della finanza, così arrogantemente sostenuta in questi ultimi 20 anni, è riuscita a imporre l’antitesi di un modello culturale, nonché la sintesi  delle contraddizioni tra la cronaca reale e l’apparenza formale, che si è concretizzata  nella formula “Più mercato, meno Stato”.

Così lo Stato è diventato un latitante dei suoi doveri, permettendo l’affermazione della legge del più forte. Il 10 % della popolazione italiana possiede il 50% del patrimonio nazionale, generando un GAP sociale irreversibile. Il patrimonio del capitalismo liberista rinnega la stessa democrazia che lo ha promosso, privilegiando metodi autoritari in grado di esercitare la pressione protettiva necessaria alla propria esistenza e resistenza in vita.

La  crisi economia italiana, parzialmente differente alla crisi di altre nazioni perché differente è l’approccio operativo che dovrebbe promuovere il superamento, è sostenuta dalla mancanza del circuito virtuoso formato da investimenti produttivi-lavoro-consumi.

Il denaro/capitale si è chiuso a riccio fuori dal mercato produttivo, preferendo comode condizioni protettive nei paradisi fiscali, ed ha lasciato l’onere del superamento di tale crisi alla collettività attraverso i provvedimenti tampone che, governi improbabili,  propongono.

Il liberismo che ha esaltato il mercato, esigendo la massima libertà operativa, ha scoperto le proprie contraddizioni e fa marcia indietro, delegando proprio quello Stato che aveva contestato a risolvere i problemi che dello Stato non sono, ma rimangono problemi del “tipo” di mercato che si pretende restaurare.

Nelle parole che vengono spese emerge l’esigenza di affermare o riaffermare il concetto si “solidarietà”; quella medesima solidarietà rinnegata a vantaggio della classe capitalistica; ma oggi quel capitalismo dei pochi magnati della finanza, mostra tutte le sue debolezze così chiede solidarietà alle classi che fin oggi ha vessato generando un GAP tra le classi che si è dilatato al punto di generare due “Italia”: l’Italia del denaro/capitale e l’Italia del denaro/lavoro.

La solidarietà sociale sarebbe possibile e auspicabile ove si trattasse di un GAP economico e finanziario; in tal caso i valori della democrazia potrebbero suggerire soluzioni macroeconomiche in grado di proporre un ritorno allo sviluppo equilibrato dell’economia. Lo hanno capito gli USA, lo ha capito la Germania, ma solo dopo lo scandalo della Volkswagen,  lo ha capito (suo malgrado) l’Inghilterra, lo ha capito la Francia e la Spagna e le altre nazioni occidentali, non lo capisce l’Italia che si ritrova nel Pantano delle Libertà, assurdamente legata ad un passato remoto che si vorrebbe far risorgere dalle proprie ceneri.

In Italia il GAP tra le classi non è più economico, ma è diventato sociale e politico, per cui non riesce ad emergere quella solidarietà che viene richiesta per realizzare la restaurazione del vecchio.

In queste condizioni anche il concetto stesso di democrazia è a rischio, proprio perché è venuto a mancare il quesito di fondo che alimenterebbe il rinnovamento innanzitutto culturale, per diventare successivamente economico: “Quale democrazia ?”.

Rosario Amico Roxas

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