Martedì, 23 aprile 2024 - ore 16.35

Renzi prepara il contrattacco

Italia viva terrà l'assemblea nazionale il 22 febbraio, in contemporanea con quella del Pd. Due giorni dopo alla Camera si voterà la proposta di legge di Forza Italia per bloccare la riforma della prescrizione. Nessuno evoca le urne ma la frattura con Conte si allarga

| Scritto da Redazione
Renzi prepara il contrattacco

Per alcuni giorni Matteo Renzi sarà fuori dall'Italia ma ai suoi ha già indicato quali saranno i prossimi appuntamenti di partito. Il 20 riunirà Iv per parlare del piano shock sulle infrastrutture, il 27 lancerà un evento sulla 'Giustizia giusta' per tornare sul tema della riforma della prescrizione, il 2 marzo Iv organizzerà gli Stati generali dell'economia. Ma c'è un'altra data già segnata in rosso: il 22 febbraio si terrà l'assemblea nazionale del partito. Nello stesso giorno in cui Zingaretti riunirà l'assemblea nazionale del Pd. E a due giorni dal voto alla Camera sulla proposta di legge Costa che punta a bloccare la riforma Bonafede.

Formalmente bisognerà occuparsi degli adempimenti statutari ma è per quell'occasione che i renziani si aspettano una mossa da parte del proprio leader. Al momento il 'refrain' dei renziani è che si va avanti. Convinti delle proprie idee sulla giustizia e sulla necessità di far ripartire l'economia, magari mettendo da parte il reddito di cittadinanza e puntando a sbloccare i cantieri. Ma Renzi - spiega un 'big' del partito - è sempre piu' scettico sul fatto che possa essere il presidente del Consiglio a far invertire a rotta di un Paese che viene indicato come la maglia nera in Europa sulla crescita.

Il 'mantra' dei renziani è che la legislatura continuerà fino al 2023, che non si andrà a votare prima. Ma la tesi che si aggiunge è che un'altra maggioranza è possibile. Magari guidata da una figura istituzionale. Del resto Renzi anche prima di partire per il Pakistan non ha nascosto i suoi dubbi su Conte. Con i renziani che non ritengono affatto avvicinarsi le posizioni nel governo. "Anzi la distanza si è allargata", confida un 'big' di Italia viva.

Che ci sarà lo strappo o meno si vedrà in Parlamento. Perché è quello il luogo secondo il premier in cui dovrebbe essere sfiduciato un governo. E i renziani puntano a non fornire pretesti. "Però visto che ci vogliono buttare fuori noi nel caso ci adegueremo", continuano a dire i fedelissimi dell'ex presidente del Consiglio.

L'orientamento di Iv in ogni caso è quello di votare la settimana prossima la fiducia sul Milleproroghe alla Camera e quella sul dl intercettazioni al Senato. Ma si voterà anche la proposta di legge Costa insieme a FI. "Il Parlamento è sovrano. Ricordo che la Lega e il Pd hanno votato insieme sulla Tav", dice un deputato di Iv. Ma se il governo riterrà la convergenza in Aula tra Iv e il centrodestra sul tema della giustizia un fattore di crisi, i renziani ne trarranno le conseguenze.

È tutto ancora in divenire ma i segnali distensivi arrivati venerdì non sembrano bastare ad una riappacificazione. Nonostante il fatto che al Senato il presidente dei senatori dem, Marcucci, abbia detto che non si lavora ad alcuna nuova maggioranza. Il tentativo in atto da parte di alcuni senatori del Pd è quello di sminare il terreno a palazzo Madama, anche se il partito del Nazareno ritiene che almeno la metà dei renziani possa non seguire il proprio leader qualora decidesse di strappare, per esempio accelerando sulla mozione di sfiducia a Bonafede. Mentre dalle fila di Iv si assicura che nei prossimi giorni ci potranno essere un paio di ingressi nuovi.

I mediatori stanno lavorando anche ad un compromesso sulla riforma della prescrizione, ovvero di prevederne lo stop dopo la sentenza di appello. Ma il clima resta teso. Con alcuni renziani indicati come malpancisti - i nomi per esempio sono quelli di Vono, Comencini, Parente - che hanno giurato di non voler lasciare il gruppo. La maggioranza in ogni caso resta in bilico e non è possibile neanche calcolare le eventuali conseguenze di una rottura formale tra Iv e il resto della maggioranza.

Il Movimento 5 stelle, per esempio, ha fatto sapere - riferisce una fonte parlamentare - che non ci starebbe mai a formare un governo con Berlusconi. E Salvini ha smentito contatti con Renzi. Il Pd dal canto suo continua a puntare sul premier Conte e a lavorare sull'agenda. Poi qualora ci dovesse essere una rottura valuterà il da farsi. Con la consapevolezza che le strade o portano al voto o magari ad un 'Conte ter' qualora il presidente del Consiglio dovesse riuscire a sostituire i renziani nella maggioranza.

Al momento i 'governisti' puntano ad andare dritto. Andando a vedere le carte di Renzi. E contando in alternativa - qualora dovesse essere necessario - in qualche assenza nelle fila di FI o in qualche voto in più.

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