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RUSSIA E CINA VERSO UN ACCORDO PER IL GAS

| Scritto da Redazione
RUSSIA E CINA VERSO UN ACCORDO PER IL GAS

I Vicepremier russo e cinese, Arkady Dvorkovich e Wang Qishan, implementano i lavori per la firma di un contratto per la compravendita di oro blu, finora sospesi per via delle differenti posizioni sulle tariffe. Per Pechino l'accordo permette di aumentare le fonti di approvvigionamento per soddisfare la crescente domanda interna, mentre Mosca trova nei cinesi un importante alleato per contrastare il predominio energetico in Asia degli Stati Uniti d'America.

 

Gas naturale e oro blu liquefatto saranno due delle modalità con cui la Russia soddisferà di carburante la crescente economia cinese. Nella giornata di giovedì, 28 Febbraio, Russia e Cina hanno stabilito la firma in tempi brevi di un accordo per l'esportazione di gas russo in territorio cinese.

 

Durante una riunione della Commissione di Cooperazione Russia-Cina, i Vicepremier dei due Paesi, Arkady Dvorkovich e Wang Qishan, hanno dato l'ok definitivo alla stipula di un contratto per l'esportazione in territorio cinese di gas proveniente dai giacimenti russi della Siberia.

 

L'accordo, che sarà firmato tra il monopolista statale russo del gas, Gazprom, e il colosso nazionale cinese CNPC, prevede anche l'avvio dell'esportazione in Cina di gas liquefatto dal rigassificatore di Vladivostok, ancora in fase di realizzazione.

 

Dal punto di vista cinese, l'accordo coi russi sblocca un'impasse contrattuale legata alla mancata intesa sulle tariffe per l'importazione di gas, sulle quali Mosca, nonostante le richieste di Pechino, non ha mai voluto concedere sconti.

 

Dinnanzi all'impasse con la Russia, la Cina si è rivolta al Turkmenistan -il quarto produttore di gas naturale al Mondo- con cui ha firmato contratti non solo per l'importazione di oro blu, ma anche per il controllo e lo sfruttamento di numerosi giacimenti turkmeni da parte di compagnie cinesi.

 

Oltre al gas naturale, la Cina, che deve fare i conti con una crescente domanda interna di energia, ha avviato progetti con il colosso olandese Shell, il colosso statunitense ExxonMobil, e quello britannico British Petroleum, per lo sfruttamento dei giacimenti domestici di shale: gas non convenzionale ubicato in rocce porose poste a bassa profondità, estratto mediante sofisticate tecniche di fracking, ad oggi adottate solo in Nordamerica.

 

Dal punto di vista russo, l'accordo rafforza la posizione di Mosca nel mercato energetico dell'Asia, dopo che la Russia ha rinsaldato la cooperazione con il Giappone ed alcune compagnie sudcoreane.

 

Lo scopo di Mosca è quello di arginare il predominio energetico degli Stati Uniti d'America nel continente asiatico. Con l'avvio dello sfruttamento dei giacimenti domestici di shale, gli USA hanno incrementato esponenzialmente le esportazioni di LNG in Asia, ed hanno consolidato la loro posizione soprattutto in Corea del Sud, India, Singapore ed Indonesia.

 

Mosca alla conquista del mercato dell'Asia

 

Dal punto di vista geopolitico, l'accordo energetico tra Mosca e Pechino rientra in una precisa strategia del Presidente russo, Vladimir Putin.

 

Come dichiarato nell'Ottobre 2012, Putin vuole integrare la Russia in un sistema di interscambio commerciale ed energetico con i Paesi della Cooperazione Economica Asia-Pacifico che, secondo le stime della VTB, nei prossimi anni saranno in grado di assorbire un terzo dei prodotti esportati da Mosca.

 

Oltre a Vietnam, Corea del Sud, Giappone, Australia, Thailandia, Filippine, Malesia, Indonesia, Messico, Cile, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Brunei, e Hong Kong, particolare attenzione è stata riservata alla Cina, con cui la Russia ha avviato le trattative per il prolungamento del Gasdotto Siberia Orientale-Oceano Pacifico fino al porto di Kozmino.

 

I lavori per la realizzazione di un'infrastruttura necessaria per avviare l'esportazione di una consistente quantità di gas in Cina, di cui avrebbe beneficiato anche il Giappone, è stata tuttavia arenata quasi nell'immediato a causa della richiesta a Pechino da parte della Russia di coprire in anticipo il 40% dei costi per la realizzazione dell'infrastruttura.

 

Lo sblocco dell'impasse contrattuale sancito dall'incontro tra i Vicepremier Dvorkovich e Qishan potrebbe portare anche al ripristino della realizzazione del Gasdotto Siberia Orientale-Oceano Pacifico, e, così, aumentare ancor più il peso della Russia nel mercato energetico dell'Asia.

 

Matteo Cazzulani

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