Sabato, 27 aprile 2024 - ore 04.03

Thomas Piketty: una società più uguale è possibile

Thomas Piketty propone una diversa distribuzione dei diritti di proprietà per superare l’attuale sistema capitalistico verso un socialismo partecipativo. Sono proposte concrete per una maggiore giustizia sociale e una riduzione delle disuguaglianze.

| Scritto da Redazione
Thomas Piketty: una società più uguale è possibile

Thomas Piketty, nel suo ultimo libro Capitale e ideologia, propone una diversa distribuzione dei diritti di proprietà per superare l’attuale sistema capitalistico fondato sul principio della massimizzazione del profitto per i proprietari e sulla riduzione della tassazione pubblica, soprattutto dei grandi patrimoni.

«In sintesi: il modello di socialismo partecipativo che si propone è fondato su due principi essenziali che mirano a superare l’attuale sistema della proprietà privata: da un lato, la proprietà sociale e la condivisione dei diritti di voto nelle imprese; dall’altro, la proprietà temporanea e la circolazione del capitale. Combinando i due principi, si istituirebbe un sistema di proprietà molto diverso dal capitalismo privato come lo conosciamo oggi, e che costituirebbe un vero e proprio superamento del capitalismo stesso» (pagina 1.117).

L’autore si basa sul principio che esiste una correlazione tra capitale, potere e diritti di voto nelle imprese, progressività fiscale e circolazione permanente della ricchezza, che ha trovato diversi equilibri nel passato e che ne può trovare di ancora diversi nel futuro.Quali siano questi equilibri diversi, Piketty non lo sa, consapevole che non sono gli studiosi a determinare il futuro, ma le azioni di milioni di persone che si possono coalizzare per raggiungere determinati obiettivi, da tradursi poi in leggi e istituzioni. Così è stato nel passato e così sarà nel futuro. Piketty ha consapevolezza dell’originalità della sua proposta di socialismo partecipativo, ma soprattutto ha consapevolezza di due fattori decisivi:

– la struttura sociale cristallizzata in un dato tempo storico in leggi e sistemi di potere non è immutabile, ma frutto di processo storico in evoluzione – che viene dal passato e va verso un futuro in modo non deterministico – che cerca un equilibrio possibile tra diversi fattori per giungere a una maggiore uguaglianza e giustizia;

– le sue sono proposte che andrebbero sottoposte a un processo decisionale pubblico, partecipato e democratico.

Con alla base una approfondita analisi storica (per quanto possibile con i dati a disposizione), Piketty non è ideologico, ma mostra come nel passato alcune esperienze siano già state attuate con ottimi risultati. Per esempio, illustra come una tassazione molto elevata dei patrimoni del 10 per cento più ricco della popolazione, negli Usa e in Inghilterra, ma anche in Francia, abbia ridotto le disuguaglianze e favorito la crescita, ben più delle attuali disuguaglianze determinate dalla bassa tassazione dei grandi redditi e patrimoni. Così come il sistema di partecipazione dei dipendenti ai consigli di amministrazione in atto in Germania e Svezia non ha ridotto l’efficacia delle aziende ed è condiviso pacificamente sia dagli azionisti che dalla società, oltre che dai dipendenti.

Tutte e due queste “rivoluzioni” del passato sono parte integrante della Costituzione degli Usa (tassa federale sul patrimonio) e della Germania (co-gestione). La concretezza delle proposte (vedi il capitolo 17), in particolare quella di un regime di tassazione progressiva sui redditi e sul capitale, permetterebbe:

– il finanziamento di uno stato sociale (istruzione, sanità, previdenza, reddito minimo, per esempio) più equo;

– una maggiore distribuzione della ricchezza e più a favore dei giovani per rendere ancora più dinamiche le società che l’adottassero.

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