“C’è ancora un valore educativo da trasmettere attraverso lo sport? Ci sono degli esempi positivi ai quali rifarsi? Crediamo di sì. Ad una condizione: lo sport deve rallentare per continuare a correre. Qualcosa di simile a ciò che sta emergendo dalla Conferenza sul clima Cop 21 in corso di svolgimento a Parigi. Non sono più sostenibili colpi come quelli di questi giorni, sulla corruzione nei palazzi Fifa del calcio o sui sospetti di doping per ben 26 atleti azzurri deferiti dalla procura del Coni. Atleti spremuti come limoni perché questa è la regola. La vittoria a tutti i costi, il circo mediatico, soldi che chiedono altri soldi: le punte estreme di questo fenomeno si toccano. Calcio e atletica, così lontani e così vicini? Non possiamo crederci”.
“Rallentare significa guardare all'attività motoria e sportiva senza dazi da pagare. Al centro c'è l'uomo, nè le royalty tv, né il business sfrenato. Rallentare significa attività sportiva equilibrata, a tua misura, come lo sono tante attività sportive che sempre più di frequente si sganciano dalle discipline e ne diventano gli aspetti più innovativi, interessanti, popolari. Un esempio? L'ultimo in ordine di tempo è il calcio camminato, che l'Uisp sta lanciando in tutta Italia. Perchè aiuta le persone di tutte le età a comprendere quando è il momento di dire basta agli scatti brucianti, perché l’età biologica va rispettata e non ingannata. E bisogna essere capaci di dire: siamo liberi di invecchiare senza rinunciare al sugo dello sport, ai gesti e alle emozioni che trasmette. La salute e l’ambiente chiedono di rallentare. Così come la solidarietà e l’inclusione: tutti valori che lo sport può tornare a trasmettere. Liberi di rallentare, senza cercare scorciatoie. Questo è il futuro dello sport nel quale l’Uisp crede".