Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 01.56

Unicef, quasi la metà dei bambini del mondo ''a rischio estremamente elevato'' per il clima

''«Il cambiamento climatico è profondamente iniquo: nessun bambino è responsabile dell'aumento delle temperature globali, ma saranno loro a pagare i costi più alti e i bambini dei paesi meno responsabili soffriranno più di tutti. Ma c’è ancora tempo per agire''

| Scritto da Redazione
Unicef, quasi la metà dei bambini del mondo ''a rischio estremamente elevato'' per il clima

Il 20 agosto 2018, l’allora sconosciuta 15enne Greta Thunberg iniziava il suo “sciopero scolastico per il clima” seduta da sola davanti al Parlamento svedese, per chiedere un rapido e robusto taglio alle emissioni di gas serra.

Nel giro di poco, questa protesta solitaria è diventata la miccia che milioni di bambini e ragazzi aspettavano per infiammare le piazze di tutto il mondo con le loro proteste per l’inazione climatica degli adulti, dando il via al movimento ambientalista Fridays for future.

Oggi, dalla collaborazione di questi giovani attivisti con l’Unicef, è nato il rapporto La crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini: Introduzione dell’Indice del rischio climatico per i bambini: si tratta della prima analisi completa del rischio climatico dalla prospettiva dei bambini, che mostra in dettaglio perché i più giovani abbiano così a cuore il problema.

«Per la prima volta abbiamo un quadro completo di dove e come i bambini sono vulnerabili al cambiamento climatico – spiega  Henrietta Fore, direttore generale dell’Unicef –  Questo quadro è terribile, in modo quasi inimmaginabile. Gli shock climatici e ambientali stanno minando l’intero spettro dei diritti dei bambini, dall’accesso all’aria pulita, al cibo e all’acqua sicura, all’istruzione, all’alloggio, alla libertà dallo sfruttamento e persino al loro diritto di sopravvivere. Praticamente la vita di nessun bambino ne sarà immune. Per tre anni i bambini si sono fatti sentire in tutto il mondo per chiedere di agire. L’Unicef sostiene le loro richieste di cambiamento con un messaggio inoppugnabile: la crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini».

Per essere precisi i risultati mostrano il numero di bambini colpiti oggi, cifre che con tutta probabilità peggioreranno con l’accelerazione degli impatti della crisi climatica: circa 1 miliardo di bambini – quasi la metà dei 2,2 miliardi presenti del mondo – vive in uno dei 33 paesi classificati come “a rischio estremamente elevato”.

I giovani che vivono nella Repubblica Centrafricana, nel Ciad, in Nigeria, in Guinea e nella Guinea-Bissau sono quelli maggiormente a rischio per gli impatti del cambiamento climatico, che minacciano la loro salute, istruzione e protezione e li espongono a malattie mortali; quelli che sono invece relativamente più al sicuro vivono in Islanda, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Finlandia ed Estonia.

L’Italia invece si posiziona al 102esimo posto su 163 Paesi analizzati, con un rischio climatico per i bambini pari a quello di Argentina, Francia, Kazakistan, Moldavia e Romania: si tratta di un piazzamento appena migliore della Mongolia o degli Emirati Arabi Uniti, anche se le disparità tra i vari Paesi in merito a responsabilità e rischi legati alla crisi climatica in corso evidenti dalla classifica stilata nel report.

«Il cambiamento climatico – sottolinea Fore – è profondamente iniquo: nessun bambino è responsabile dell’aumento delle temperature globali, ma saranno loro a pagare i costi più alti e i bambini dei paesi meno responsabili soffriranno più di tutti. Ma c’è ancora tempo per agire. Migliorare l’accesso dei bambini ai servizi essenziali, come l’acqua e i servizi igienici, la salute e l’istruzione, può aumentare significativamente la loro capacità di sopravvivere a questi pericoli climatici: l’Unicef esorta i governi e le imprese ad ascoltare i bambini e a dare priorità alle azioni che li proteggono dagli impatti, accelerando al contempo il lavoro per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra».

Più nel dettaglio, il rapporto rivela uno forte scostamento tra dove le emissioni di gas serra vengono generate e dove i bambini stanno subendo gli impatti più significativi dovuti al clima: i 33 paesi “a rischio estremamente elevato” emettono solo il 9% delle emissioni globali di CO2, mentre i 10 paesi con le emissioni più alte producono quasi il 70% delle emissioni globali. Eppure è nel primo gruppo che si concentra la grande maggioranza dei problemi per i bambini.

In altre parole, il Children’s climate risk index (Ccri) elaborato dall’Unicef rivela che 240 milioni di bambini sono fortemente esposti alle inondazioni costiere;  330 milioni di bambini sono fortemente esposti alle inondazioni fluviali; 400 milioni di bambini sono fortemente esposti ai cicloni; 600 milioni di bambini sono fortemente esposti alle malattie trasmesse da vettori; 815 milioni di bambini sono fortemente esposti all’inquinamento da piombo; 820 milioni di bambini sono fortemente esposti alle ondate di calore; 920 milioni di bambini sono fortemente esposti alla scarsità d’acqua; 1 miliardo di bambini sono fortemente esposti a livelli estremamente elevati di inquinamento atmosferico.

Mentre quasi tutti i bambini del mondo sono a rischio per almeno uno di questi pericoli climatici e ambientali, i dati rivelano che i paesi maggiormente colpiti devono affrontare shock multipli: si stima che 850 milioni di bambini – 1 su 3 in tutto il mondo – vivano in aree in cui si sovrappongono almeno quattro di questi shock climatici e ambientali.

«I movimenti dei giovani attivisti per il clima continueranno a crescere e a lottare per ciò che è giusto, perché non abbiamo altra scelta – concludono per i Frydays for future Farzana Faruk Jhumu (Bangladesh), Eric Njuguna (Kenya), Adriana Calderón (Messico) e Greta Thunberg (Svezia) – Dobbiamo sapere a che punto siamo, affrontare il cambiamento climatico come una crisi, quale è, e agire con l’urgenza necessaria per assicurare che i bambini di oggi ereditino un pianeta vivibile».

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