Signor direttore, nella mia cucina c’erano ben dieci persone uccise. Mi sono rimasti solo uno zio ed una zia. L’ultimo zio è stato portato in Germania. Insomma mi hanno ucciso tutta la mia famiglia. La mia infanzia è stata tutta un calvario. Però io sono ancora qui a raccontarvi questo. Recentemente ho detto che ho perdonato. Si, ho detto questa parola, che avevo perdonato. Però non perdono le ideologie così cattive. Ma ho perdonato….Via l’odio, ho capito che non porta da nessuna parte, anzi! Perché quel periodo era il periodo dell’odio proprio…che ha portato alla distruzione dell’umanità. Quasi! Ci sta portando! Perciò, oggi, perdonare è un ‘credo’. E devo essere sincero: quando vedo i giovani tedeschi che salgono a Sant’Anna…mi fa sempre piacere. Basta’. Da una intervista rilasciata da Enrico Pieri, superstite e testimone dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, che personalmente ho conosciuto. Era il 12 agosto del 1944, e lui di appena dieci anni, tutto aveva veduto, nascosto da un sottoscala nella casa natia, riuscendo inspiegabilmente a salvarsi. E’un messaggio forte, prepotente, che scaccia inesorabilmente ogni dialettica con taluni interlocutori che ancora ci assillano. Le grandi cause che ci hanno permesso democrazia e libertà meritano ancora l'immolazione.
Giorgino Carnevali (Cremona)