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Acqua bene comune, un appello della Fao

| Scritto da Redazione
Acqua bene comune, un appello della Fao

UN APPELLO DELLA FAO PER L'ACQUA BENE COMUNE E LA PROTEZIONE DEI PICCOLI
PRODUTTORI AGRICOLI PER FRONTEGGIARE LA CRISI IDRICA E ALIMENTARE

Pietro Laureano, presidente dell'Istituto Internazionale delle Conoscenze
Tradizionali, nella conferenza di apertura del Forum Internazionale della
FAO sui Sistemi Agricoli Mondiali aperto oggi a Pechino, ha lanciato un
appello affinché sia garantito a tutti i popoli il diritto all'acqua
contrastando i tentativi di privatizzazione in atto in vari paesi e affinché
siano protette le tecniche e i sistemi di conoscenza tradizionale che nei
secoli hanno garantito alle genti l'accesso all'acqua e l'autonomia
alimentare.

Il Forum dal titolo "Dialogo tra le civiltà agricole" coordinato da Parviz
Koohafkan della direzione della FAO ha fatto il punto sulle risposte
indispensabili alla sussistenza vitale dell'agricoltura in rapporto alla
sfida del cambiamento climatico e delle trasformazioni in atto. Il Forum ha
visto la partecipazione di scienziati internazionali, organizzazioni
contadine, ONG e rappresentanti governativi di tutto il mondo. I relatori
hanno posto l'accento sul fatto che l'agricoltura e le conoscenze
tradizionali possono fornire un contributo fondamentale alla produzione di
cibo e alla corretta gestione dell'acqua incentivando e aiutando i piccoli
produttori agricoli e salvaguardando il patrimonio di identità e di
diversità biologica e culturale insito nella sapienza locale.

Pietro Laureano ha presentato l'Istituto Internazionale delle Tecniche
Tradizionali realizzato a Firenze insieme all'UNESCO e la proposta della
Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali (www.tkwb.org) che avrà come
presidente onorario il Principe Carlo di Inghilterra. Nel suo intervento ha
detto:

"Il cambiamento climatico non è un fenomeno nuovo in Africa e nel mondo.
Fino dagli albori dell'agricoltura i coltivatori hanno dovuto fronteggiare
l'imprevedibilità e dell'ambiente e della variabilità del clima. Proprio
queste condizioni hanno forgiato conoscenze adatte localmente, capaci di
rispondere alle avversità con tecniche appropriate di captazione e di
distribuzione idrica, di protezione dei suoli, di riciclo e di usi ottimali
dell'energia. Queste tecniche costituiscono un serbatoio straordinario di
diversità biologica e conoscenze sostenibili.

Tuttavia è la prima volta nella storia del pianeta che il cambiamento
climatico avviene a causa dell'intervento umano ed è accompagnato da fattori
che rendono difficile una risposta.

Il primo fattore è il tempo. La rapidità dei processi innescati impedisce
l'adattamento graduale, naturale e culturale, che permetteva l'adeguamento
progressivo alle nuove condizioni.

Il secondo fattore è lo stato di degrado delle condizioni fisiche e sociali.
I suoli sono stremati dall' agricoltura industriale e dall' urbanizzazione
massiccia. Le culture sono svuotate dall' emigrazione, la povertà e la
perdita di identità.

Il terzo fattore è la progressiva espropriazione dalle genti a gruppi di
potere di quei beni che, come l'acqua, sono sempre stati considerati comuni
e meticolosamente gestiti in modo oculato tramite patti e diritti
comunitari.

L'agricoltura industriale ha prodotto grandi superfici destinate alla
monocoltura e sostenute da irrigazione e fertilizzazione artificiale,
diserbanti e pesticidi. Ha così distrutto quel paesaggio a mosaico fatto di
terrazzamenti, muri a secco, varietà coltivate, filari di alberi, drenaggi,
che garantiva la protezione dei suoli e la conservazione dell'acqua.
L'urbanizzazione ha svuotato le aree montane eliminando i presidi umani
all'erosione e determinato vaste superfici cementificate sulle coste e le
pianure, ostacolo all'assorbimento dell'acqua nelle falde. I gruppi di
gestione idrica hanno eliminato tutti i metodi di raccolta non convenzionale
distruggendo autonomia e parsimonia e favorendo grandi opere e sprechi.
Situazione che i processi di privatizzazione potrebbero pericolosamente
aumentare".

Pietro Laureano ha quindi lanciato un appello perché i paesi ricchi non
cerchino di risolvere la fame nel mondo aumentando la loro produzione
agricola ma garantiscano il mantenimento dell'acqua come bene comune: non
bisogna produrre per i poveri ma permettere ai poveri di produrre; non si
risolve la crisi idrica espropriando le genti ma garantendo la gestione
pubblica del bene vitale dell'acqua.

IPOGEA
PECHINO 9-12 giugno 2011-06-08

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