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Alla fine la Brexit è arrivata e sarà soft, forse

Il premier britannico e la Presidente Von der Leyen hanno raggiunto l’accordo commerciale sul libero scambio tra UE e UK. Il compromesso ha reso possibile una ''soft Brexit'', con cui il 1° gennaio il Regno Unito si è separato ufficialmente dall’Unione Europea.

| Scritto da Redazione
Alla fine la Brexit è arrivata e sarà soft, forse

Dopo le vicende di ottobre, in cui Boris Johnson minacciava di violare l’accordo di recesso, la fatidica data del 31 dicembre 2020 si è avvicinata inesorabilmente. In queste settimane si sono proposti due possibili scenari come epilogo della vicenda: il “soft deal” da una parte, cioè la fine del periodo di transizione siglato da un accordo commerciale, il “no deal dall’altra , cioè l’uscita senza un’intesa. Nel caso di quest’ultima opzione, a partire dal 1° gennaio 2021 le relazioni tra UK-UE sarebbero state regolate dalle norme dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

I punti contrastanti, su cui si sono spese settimane a progettare il futuro accordo, sono stati essenzialmente due: il level playing field e il tema della pesca. Con il primo si intende il tema degli aiuti di Stato, per cui l’UE ha chiesto al Regno Unito di accettare e continuare a rispettare gli standard europei in materia allo scopo di non alimentare concorrenza sleale rispetto le aziende europee. Per quanto riguarda i diritti di pesca, le idee delle due parti erano ancora più contrastanti: l’UE vedeva la possibilità di regolare la vicenda all’interno dello stesso accordo commerciale sul libero scambio, il Regno Unito invece proponeva un accordo distinto. Ulteriori discrasie riguardavano le quote massime di pescato alle quali potevano avere accesso gli europei nelle acque britanniche.

Il 24 dicembre 2020, dopo settimane di discussioni, critiche e pressioni (soprattutto nei confronti del premier britannico, che si trovava sotto esame per via sia di Brexit che della nuova variante britannica della Covid-19) la trattativa è giunta a conclusione. Arrivata alla vigilia di Natale, l’opinione pubblica e i mass media hanno accolto la notizia come un vero e proprio “miracolo”, titolando “Hallelujah” o “Brexit di Natale”. Questo la dice lunga sul clima che ormai si era creato intorno alla vicenda: per molti il No deal sembrava esser sempre più realistico. Alquanto significative sono state le stesse parole della Presidente Ursula von der Leyen, che ha dichiarato: “Trattativa difficile, ma trovato l’accordo”. Anche Boris Johnson si è detto soddisfatto, riportando che: “È stato concluso il più grande accordo commerciale mai fatto”. In fin dei conti, quindi, trovare un’intesa è stato sì difficile, ma ne è valsa la pena per entrambe le parti.

Nel testo dell’accordo non spiccano soltanto i rapporti economico-commerciali, ma si tratta anche di cooperazione e di sicurezza internazionale, di cambiamento climatico e dinamiche ambientali, dei diritti di pesca, delle regole relative agli aiuti di Stato e delle restrizioni alla mobilità. In tema di pesca soprattutto appare evidente che Boris Johnson ha ceduto alle proposte europee. Anche rispetto al level playing field il Regno Unito ha accettato di rispettare alcuni degli standard europei: potrà violarne soltanto alcuni a patto che non provochino concorrenza sleale e conseguenze sul mercato dell’Unione. Rispetto al tema della mobilità, da gennaio, come conseguenza dell’uscita, sarà attivo un sistema di visti già annunciato da tempo da Londra e di restrizioni per i cittadini europei che permarranno sul suolo britannico per più di sei mesi. Riguardo al commercio e al libero scambio si è concordato sul fatto che sarà permesso alle merci inglesi ed europee di circolare senza dazi e vincoli quantitativi. Saranno effettuati però a partire da luglio 2021 controlli doganali. In materia di cooperazione e sicurezza, Londra non farà più parte di Europol, non avrà accesso alle banche dati europee e all’ENISA – Agenzia dell’Unione Europea per la cyber sicurezza.

Alla luce dello storico accordo, dal 1°gennaio 2021, il Regno Unito ha lasciato ufficialmente il mercato interno e l’unione doganale. Dopo 47 anni di rapporti, cooperazione, intesa e comunità, la relazione britannico-europea cessa di esistere e il Regno Unito diventa un Paese extra–europeo, uno Stato terzo. Se l’intenzione generale è quella di un futuro senza l’Unione Europea, tra i componenti del Regno Unito spicca la Scozia, che dopo la mezzanotte del 31 dicembre ha mostrato i primi segni di ripensamento. In tal senso sono emblematiche le parole della premier scozzese, Nicola Sturgeon, che ha dichiarato che “la Scozia tornerà presto nell’UE come Stato indipendente”. Parole dure che scatenano la reazione di molti e accendono le speranze di altri sul futuro referendum per la separazione dal Regno Unito.

(Alessandra Fiorani, Il Caffè Geopolitico cc by nc nd)

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