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Amnistia subito | S.Ravelli

| Scritto da Redazione
Amnistia subito | S.Ravelli

18-22 LUGLIO: 4 GIORNI DI NONVIOLENZA, SCIOPERO DELLA FAME E SILENZIO
Ha ripreso corpo la battaglia per la grande Riforma della Giustizia, attraverso 4 giorni di nonviolenza, di sciopero della fame e silenzio.
Questo lo abbiamo deciso a partire dalla lettera aperta al Presidente della Repubblica sottoscritta da oltre 100 docenti universitari, fra costituzionalisti e penalisti.
Questa straordinaria mobilitazione è quello che ci ha ridato ulteriormente il senso dell'urgenza necessaria e possibile per la nostra battaglia per la riforma strutturale della Giustizia, che può essere realizzata, su tutti i fronti, con la proposta di un'amnistia, perché le strutture esistenti – immediatamente e dopo trent’anni – fuoriescano dalla condizione criminale rispetto alla nostra Costituzione, rispetto alla giurisdizione europea e rispetto alla coscienza civile del nostro Paese.
Sono oltre 15 mila le persone detenute (fra questi anche i reclusi nella casa circondariale di Cremona) che, attraverso le loro lettere, hanno aderito a questa importante iniziativa nonviolenta promossa dal Partito Radicale.
Segue la Lettera Aperta al Presidente della Repubblica  Giorgio Napolitano

Signor Presidente della Repubblica,
ci rivolgiamo a Lei quale primo garante della legalità costituzionale del nostro ordinamento, con la massima fiducia in un Suo immediato ricorso al potere di messaggio alle Camere, affinché il Parlamento eserciti finalmente le proprie prerogative per dare una contestuale risposta, concreta e non più dilazionabile, sia alla crisi della giustizia italiana che al suo più drammatico punto di ricaduta, le carceri.
«Crisi», nella sua etimologia, è sinonimo di cambiamento. Indica un momento di passaggio tra una maniera di essere ad altra differente. E’ il presupposto obbligato per una rinascita. «Crisi» è discernimento tra un prima e un dopo. E’ stato Lei, Signor Presidente, a denunciare lo stato di crisi della giustizia italiana, parlando di «punto critico insostenibile cui è giunta la questione, sotto il profilo della giustizia ritardata e negata e sotto il profilo dei principi costituzionali e dei diritti umani negati per le persone ristrette in carcere, private della libertà per fini o precetti di sicurezza e di giustizia».
Più di recente, è stata la seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato, a fare eco alla Sua denuncia scrivendo pubblicamente – a nome della Istituzione che rappresenta - di una «tragedia senza fine delle carceri italiane» che «rappresentano anche un atto di accusa, inquietante e insopprimibile, per tutta la classe dirigente e per tutte le istituzioni democratiche» accomunate nella categoria di «traditori di un precetto sacro e inviolabile» qual è l’art. 27, 3° comma, della Costituzione italiana.
Sia Lei che il Presidente del Senato avete espresso tali denunce nell’esercizio delle Vostre alte funzioni istituzionali, rivolgendoVi (anche) all’opinione pubblica, moderna configurazione del popolo sovrano. Altrettanto hanno fatto, con analoghe prese di posizione pubbliche, organi apicali dell’ordinamento della giustizia italiana quali il Presidente della Corte costituzionale, il Primo Presidente della Corte di Cassazione, il Presidente della Corte dei Conti.
Siamo persuasi e autenticamente preoccupati per quanto descritto dalle Vostre parole. Ecco perché, in spirito di leale collaborazione – come la Costituzione impone nelle relazioni tra tutte le componenti dello Stato – sentiamo il dovere di chiedere a Lei di investire del problema il Parlamento, formalmente e con la massima urgenza, chiamandolo così ad una pubblica assunzione di responsabilità.

Cremona, luglio 2012

Sergio Ravelli
segretario dell'associazione
radicale Piero Welby

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