Sabato, 20 aprile 2024 - ore 15.42

Appello dei giuristi per Acqua Bene Comune

| Scritto da Redazione
Appello dei giuristi  per Acqua Bene Comune

Appello dei giuristi estensori dei quesiti referendari per l’ acqua bene
comune e prime adesioni.
La lettura della manovra di Ferragosto e del dibattito politico che ne ha
accompagnato la presentazione produce una sensazione di profonda
preoccupazione in chi ha a cuore la democrazia ed i beni comuni. Impressiona
in particolare la disinvoltura con cui si maneggia una materia tanto
delicata e fondativa di un ordine giuridico legittimo quanto quella della
gerarchia delle fonti del diritto. La manovra mette in moto una sorta di
processo costituente de facto  che di per sé denuncia la natura
profondamente incostituzionale, a diritto vigente, della filosofia
ispiratrice dell’intero provvedimento.

Al primo articolo si legge infatti che il Decreto legge è emanato “In
anticipazione della riforma volta ad introdurre nella Costituzione la regola
del pareggio di bilancio”.  All’art. 3 si aggiunge che:“In attesa della
revisione dell’art.41 della Costituzione, Comuni, Provincie, Regioni e
Stato, entro un anno dalla data di entrata in vigore della Legge di
conversione del presente Decreto, adeguano i rispettivi ordinamenti al
principio secondo cui l’iniziativa e l’attività economica privata sono
libere ed è permesso tutto quello che non è espressamente vietato dalla
legge”.
L’art. 41 è uno dei perni della Costituzione economica italiana vigente.
Esso sancisce che : “L’iniziativa economica privata è libera. Non può
svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla
sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi
e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa
essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.
In Italia il processo di revisione costituzionale può svolgersi soltanto ai
sensi dell’art. 138 Cost. che prevede doppia votazione in ciascuna Camera ed
eventuale referendum confermativo. Fino a che questa revisione
costituzionale non è avvenuta, la vigente Costituzione economica italiana è
quella mista, che prevede un sistema di libera iniziativa privata sottoposto
tuttavia a controlli anche preventivi volti a salvaguardare l’interesse
sociale e la dignità della persona e l’ambiente . Cancellare per decreto
ogni potere di controllo politico sull’attività economica costituisce una
violazione palese e profonda del nostro tessuto costituzionale vigente che
lo sbilancia in modo ancora più evidente a favore dell’interesse privato
(spesso multinazionale)  ai danni di quello delle persone comuni.
A ciò si aggiunga che la nostra Costituzione struttura uno stato sovrano cui
non può essere precluso da poteri esterni  di qualsivoglia natura di
investire sul lungo periodo, promuovendo la persona umana ed il suo sviluppo
oltre a molteplici altri valori non economici (solidarietà, ambiente,
paesaggio, ricerca scientifica, istruzione) anche nell’interesse delle
generazioni future. Il Decreto viola inoltre la funzione costituzionale del
risparmio, frutto dei sacrifici dei lavoratori, di cui all’art. 47 della
Costituzione.  La preconizzata costituzionalizzazione del pareggio di
bilancio rende impossibile l’investimento sociale ed impone una visione
aziendalistica dello Stato che la nostra costituzione non contiene in alcun
modo  ma che è soltanto una delle cifre di quel fallimentare modello
neoliberista, ancora troppo potente anche in Europa, che non ammette di aver
prodotto la profonda crisi attuale.
E’  assolutamente necessario affermate con forza che il popolo sovrano,
composto  nella stragrande maggioranza di quelle persone comuni ai cui danni
la crisi si sta orchestrando, si è espresso appena due mesi fa nelle forme e
nei modi previsti dalla Costituzione tramite i referendum in modo
politicamente inequivocabile contro il modello di sviluppo neoliberista che
il Decreto di ferragosto ripropone pervicacemente. In particolare, sul piano
del diritto costituzionale vigente  non può essere riproposta la
privatizzazione\liberalizzazione  dei servizi pubblici locali. Il clima di
emergenza internazionale va verificato nella sua reale portata politica
prima di affrettare manovre di pareggio dei conti in contrasto con i valori
di solidarietà sociale della nostra Costituzione.
È questa, non quella dei mercati finanziari, l’indicazione politica che
occorre  seguire in Italia: un’indicazione inequivocabile che dopo vent’anni
di neoliberismo ha affermato a maggioranza assoluta che, nel governo dei
beni comuni, il privato non è sempre “la soluzione” ma molto spesso è esso
stesso “il problema”. Il popolo ha fatto pervenire un’ indicazione politica
chiara volta a riequilibrare il rapporto fra privato e pubblico a favore di
quest’ultimo, dando immediata e piena attuazione agli artt. 41, 42 e 43
della Costituzione.
Di fronte a questo scenario sconcertante, che fa emergere una vera e propria
emergenza beni comuni, rivolgiamo un appello al movimento referendario tutto
affinché esso dichiari conclusa la stagione referendaria specifica,
investendo di qui in poi energia e risorse (incluse quelle del rimborso
elettorale) per dare finalmente voce autorevole e rappresentanza politica
seria alla necessità urgente di invertire la rotta rispetto alla
privatizzazione ed al saccheggio dei beni comuni.
Alle forze politiche di opposizione ed al sindacato (in particolare la CGIL)
chiediamo di consultare immediatamente le loro basi su questo cruciale
spartiacque facendosi successivamente paladini di una ristrutturazione seria
del settore pubblico informata alla piena tutela dei beni comuni, del
patrimonio pubblico, della sovranità popolare e dei valori della nostra
Costituzione.
Agli amministratori infine, chiediamo di rispettare rigorosamente la
Costituzione vigente, disapplicando se del caso, in ottemperanza di un
preciso obbligo costituzionale di tutti i pubblici ufficiali, quelle parti
del Decreto di ferragosto che più brutalmente tradiscono la volontà popolare
emersa dai referendum di giugno.

Alla cittadinanza onesta e a quanti hanno accesso al sistema mediatico
infine estendiamo un invito a sottoscrivere questo appello  su
www.siacquapubblica.it, a sostenerlo promuovendone la conoscenza e la
diffusione.


I giuristi estensori dei quesiti referendari sull’ acqua bene comune:
Alberto Lucarelli, Ord. Univ Napoli,  Assessore ai Beni Comuni, Napoli, già
componente Commissione Ministeriale  per riforma dei beni pubblici; Ugo
Mattei, Ord. Univ. Torino, già vice-presidente Commisssione Ministeriale per
la riforma dei beni pubblici; Luca Nivarra, Ord. Univ. Palermo,  già
componente Commisione Ministeriale per la riforma dei beni pubblici; Gaetano
Azzariti, Ordinario di Diritto Costituzionale, Università di Roma La
Sapienza.

Primi firmatari
Livio Pepino, Ex magistrato, già Componente CSM; Alex Zanotelli, Missionario
Comboniano; Giorgio Airaudo, Responsabile auto, Segretaria Nazionale FIOM;
Gabriele Polo, Direttore Editoriale, Il Manifesto; Giorgio Parisi,Fisico,
Accademico dei Lincei.

Segnalazione di Cesare Vacchelli Piadena

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