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Appunti di un cremonese in ferie a Berlino | G.C.Storti

| Scritto da Redazione
Appunti  di un cremonese in ferie  a Berlino | G.C.Storti

Appunti sul sistema di welfare.
Del sistema di welfare tedesco si conosce moltissimo. Vi è un patto molto forte fra stato e cittadino con regole appunto “ tedesche”.
Un esempio. Un lavoratore che è disoccupato ha diritto ad un sussidio per un certo periodo di tempo, anche fino a tre anni. Però deve seguire obbligatoriamente corsi di formazione e di reinserimento  al lavoro ( ed ovviamente non sono i “ corsetti “ di riqualificazione che conosciamo). Una struttura pubblica reindirizza il lavoratore ed i corsi sono fatti seriamente anche in aziende private. Infatti l’obiettivo è quello di ricollocare il disoccupato in altro settore di lavoro ecc. Inoltre se la struttura pubblica, l’equivalente del nostro centro per l’impiego, propone al disoccupato un altro  lavoro ( anche non vicino a casa)  se questi non accetta perde l’indennità di disoccupazione ed è messo fuori dal sistema di welfare.
Sistema troppo rigido? Forse è troppo lassista il nostro non vi pare? Anche questo è un modo per combattere il lavoro nero. Non è un caso che le statistiche evidenzino che i lavoratori tedeschi , nella loro vita lavorativa, cambino diversi lavori.
Bene, nella breve visita in Berlino, a me interessava però capire altre questioni e precisamente:
-Il livello medio dei salari reali;
-le modalità di inserimento dei giovani;
-l’inserimento e la tipologia di immigrati.
Non conoscendo una parola di tedesco ho quindi cercato persone che parlassero l’italiano e devo dire che le ho trovate non solo fra gli immigrati ma anche fra i giovani camerieri del Sony Center in  Postadmer  Platz.
Partirei dall’inserimento dei giovani.
Una cosa che  si nota è che i  camerieri ,sia nelle strutture alberghiere che nei ristoranti ecc. sono in stragrande maggioranza giovani  tedeschi che parlano almeno due lingue oltre la loro.
Dalla bella chiaccherata che ho fatto con questo cameriere nel Sony Center , di nome  Achill, di poco più di 20 anni, che parla un italiano fluente,  ho capito questo:
- vi è una scuola alberghiera statale che prepara alla professione e che per l’appunto ti consente di imparare due lingue oltre il tedesco ( l’inglese di fatto per tutti ed un’altra);
-questa scuola  opera in stretto contatto con strutture private ( linee di ristorazione, centri commerciali ecc.) e con il loro Ufficio per l’impiego che propone  opportunità di lavoro quando ci sono;
-se il giovane rifiuta due proposte di lavoro è tolto dalle liste e per la futura ricerca si deve arrangiare da solo;
-il salario di questo Achill è pari a circa 1500,00 euro mese nette ( se ho capito bene per sole 13 mensilità) per un impegno orario di circa 42 ore settimanali;
-Achill però, a tenuto a precisarmi , che poiché deve  pagare le rate della sua auto ( una mercedes ma non ho inteso il modello) quando è fuori turno va  a lavorare in un ristorante di altra parte della città per guadagnare altri 300-400 euro mensili.
Incuriosito ho cercato di capire se questo secondo lavoro era in “ nero”. Achill non capiva la descrizione “ lavoro in nero”. Sono arrivato alla soluzione quando, con il vocabolarietto di tedesco  gli ho pronunciato  “lavoro in previdenza sociale” ovvero “  sozialversicherung“. Mi ha  risposto  con un grande sorriso    che in Germania  sono ammessi due, anche tre lavori senza problemi.
Infine mi sono  accertato se  lui fosse studente , ma la risposta è stata negativa: la maggior parte dei  giovani camerieri di quel locale avevano deciso di svolgere questo lavoro.

Il livello medio dei salari.
Ho poi trovato una pizzeria italiana  nel quartiere di Kreuzberg certo che avrei potuto parlare con immigrati italiani. L’addobbo della pizzeria è molto pacchiano: bandiere tricolori, tovaglie a quadretti bianco-rosso, quadri, dipinti a mano ( che mi hanno precisato arrivano dall’Italia), foto di artisti italiani ecc.
Ho notato subito il forno a legna per le pizze e la cosa mi ha stupito. Berlino infatti è la città che è riscaldata, credo per l’80% , con teleriscaldamento e  dove non  esiste rete di gas-metano per l’uso cucina. Infatti i fornelli sono tutti elettrici. Non è un caso che l’aria di Berlino è una delle meno inquinate del mondo.
Ed i effetti, dalla conversazione con questo cameriere italiano di nome  Diegu ( quindi sardo) è emerso che per cuocere pizza con forno a legna hanno dovuto chiedere una autorizzazione speciale al Borgomastro ( inteso come Comune).
Il menù era ricco di piatti all’italiana ed a prezzi contenutissimi. Io mi sono preso una pizza ed una birra ed un espresso italiano spendendo 13,00 euro.
I commensali erano per lo più giovani tedeschi che come è normale abbondano nella bevuta di birra.
A Diegu ho chiesto come  fosse arrivato a Berlino . La risposta ,all’italiana, è stata “in-seguendo una tedesca”. Poi subito ha precisato che ora vive con un’altra donna tedesca che ha due figli e che quindi quello fu il primo grande amore della sua vita. La ragazza tedesca lui la conobbe in un villaggio turistico dove lui era animatore. Ormai  era da vent’anni a Berlino.
La conversazione era “ schiacciata” fra una ordinazione all’altra dei vari clienti. Quindi lui stesso mi propose se potevo fermami ; alla fine del suo turno avremmo parlato.
Un chiaccherone questo Diegu che in poco più di tre quarti d’ora mi ha detto cose molto interessanti.
Prima di tutto a tenuto  a precisarmi che questo di cameriere era il suo secondo lavoro. Il suo primo lavoro era in una ditta di trasporti dove per l’appunto organizzava  i “ trasporti speciali”. Sua moglie lavorava ma poiché avevano deciso di acquistare una casa ( cosa rara a Berlino dove moltissime sono le abitazioni in affitto) e con due figli non poteva fare diversamente.
Il suo secondo lavoro gli rendeva 400-500 euro al mese. Mentre il primo invece era vicino a 2000,00 ( ma dopo 15 anni di anzianità nella stessa ditta ha tenuto a precisare).
Quindi gli ho detto “ prendi di meno dei lavoratori della   volkswagen che arrivano ai 3000,00 euro al mese?”.
E’ stato come un fiume in piena nel parlar male dei lavoratori dell’industria che sono privilegiati dalle loro casse interne e dal sindacato DB ( in Germania il sindacato è unico per legge). Uno spaccato  interessante: da un lato lavoratori “ privilegiati” della grande industria manifatturiera  e dall’altro un mondo del lavoro vario con salari più bassi e meno tutelato dal sindacato.
Siamo poi andati sul discorso di come vengono trattati gli stranieri in Germania. La sua opinione è che vent’anni fa l’immigrato fosse meglio considerato ed aiutato.” Ora- mi ha detto- se non hai un lavoro e non vai a scuola di tedesco ti cacciano alla frontiera. Però chi riesce a rimanere ha gli stessi diritti dei tedeschi, che si lamentano per questo. Vedi-ha continuato- la nuova Berlino è stata ricostruita dai lavoratori turchi, che hanno lavorato sodo. Oggi i loro figli  vanno a scuola e nei cantieri ci sono i polacchi ed a salari più bassi, non più di 1500,00 euro al mese”.
Una bella e piacevole conversazione che si è chiusa con un fernet-menta con molto ghiaccio. Congedandomi mi ha detto che “mi aspetta la prossima volta per assaggiare i loro spaghetti all’italiana, senza  salse dolci”.
Infine il tema dell’immigrazione.
Lo spaccato dell’evoluzione dell’immigrazione è come un esempio di scuola. I figli della prima ondata di turchi non fanno più i muratori, vanno a scuola, si sono confusi con le altre etnie, con i tedeschi e svolgono le attività più diverse. Però, come avevo già notato nel 2002, le figlie delle madri turche, truccate e vestite alla tedesca, portavano, quasi tutte il velo come alla ricerca della loro originaria identità. Questo è un fenomeno che  coinvolge anche le comunità italiane sparse nella Germania. Oggi i nipoti dei primi italiani immigrati nel dopoguerra organizzano corsi di lingua, cineforum, spettacoli teatrali e riviste ( molte on line) in italiano pur sentendosi “ tedeschi” ed orgogliosi di avere la cittadinanza tedesca.
Dovevo capire meglio questa storia dei “ polacchi” che hanno preso il posto dei “ turchi”.  Nella panetteria dove andavo a fare colazione ( ottimi dolci e pessimo caffè) una mattina ho sentito parlare italiano da una persona che stava nel mezzo di un gruppo, sicuramente dai vestiti, di lavoratori dell’ edilizia.
Mi sono avvicinato è mi sono fatto riconoscere… Si era proprio un italiano. Un ingeniere.  Gli ho chiesto se accettava per lo stesso giorno un invito a pranzo che avrei gradito parlare con lui di Berlino e della Germania, presentandomi pomposamente come il direttore del sito www.welfarecremonanetwork.it  Ha accettato.
Bene a pranzo, ho assaggiato un piatto di lasagne alle melanzane confezionato in un ristorante kurdo del tutto passabile, e parlato con l’ingeniere che si chiama Alessio ed è di Milano e fa il pendolare Milano-Berlino.
Qualche scambio di opinioni su Milano ,Cremona , l’Expo  e Pisapia e poi ho chiesto direttamente che ruolo avesse a Berlino. Questo ingeniere, sulla trentina, è dipendente di una ditta di costruzioni milanese che per l’appunto opera a Berlino: lui è il capocantiere.
Un cantiere importante con 70 lavoratori, una ventina tedeschi, una decina di italiani ed il resto per l’appunto polacchi. Ed in effetti mi ha confermato tutti i ragionamenti che mi aveva esposto Diegu  aggiugendomi alcune sue “ personalissime opinioni” come ha tenuto a precisare.
Ecco le opinioni di Alessio : “ i polacchi sono grandi lavoratori, di buon comando ed instancabili; abbiamo lavorato in cantiere fino a 60 ore alla settimana; se fanno 40 ore percepiscono poco più di 1200-1300 euro mese ma poiché fanno  molte ore straordinarie la paga va molto su e possono arrivare anche a 2000,00 euro al mese”.Mi ha poi confermato che trovano lavoro solo se conoscono la lingua tedesca “ non è come da noi che nei cantieri abbiamo una babele di lingue; qui chi non sa il tedesco non lavora, poche storie”.
Ho quindi scoperto che chi vuole lavorare in Germania la prima cosa che deve fare è quella di sapere capire e parlare tedesco, ma lo stato/land/comune  organizzano  i corsi però; la seconda è che deve avere una residenza certa ( ospite di qualche amico per un certo numero di mesi ecc.) e dimostrare che  sa mantenersi fino a che  non trova un lavoro.
“Chi non è in queste condizioni-concludeva Alessio- viene imbarcato e rispedito al suo paese, precisando che lui non è della Lega Lombarda, ma che in Italia ,su questo versante, queste cose non vanno proprio”.
Infine ad Alessio ho chiesto come mai, secondo lui, a Berlino ci sono pochi emigrati di colore. La sua risposta è stata semplice “ per la storia di questo paese conta ancora il colore della pelle, i tedeschi non sono razzisti ma  le persone di colore qui  non lavorano”.
Concludendo.
Sicuramente i passaggi reali saranno più mediati, ma il senso , il percepito è questo.
Impossibile trarre conclusioni se non una banale considerazione, direi scolastica, che in questo inizio secolo, siamo di fronte ad un’evoluzione della società che è meno uguale, le differenze aumentano, alcune categorie sociali si sono rafforzate ed altre meno. Gli emigrati stanno meglio che nel loro paese, ma hanno meno diritti dei nativi quando solo all’estero.
Insomma le politiche dell’integrazione sono in itinere e non ancora state codificate. Si naviga a vista in rapporto anche agli sconvolgimenti umanitari di varie parti del mondo.
Certo Berlino non è tutta la Germania, però come dicono i berlinesi “ è il meglio della Germania”.
Da qualche contatto non si possono trarre conclusioni affrettate, ma gli odori od i profumi che sono  nell’aria si sentono eccome.
Infine una indicazione. Poiché il caffè tedesco è imbevibile, se andate a Berlino,  andate in Alexabder Platz, entrare nel grande magazzino “ Galleria” salite all’ultimo piano e troverete uno splendido caffè gestito dalla Segafredo, con personale rigorosamente tedesco, dove ritroverete  tutti i nostri gusti. Attenti però un caffè espresso costa 2.30 euro  ma dopo tre giorni di caffè tedesco ne vale la pena.

Gian Carlo Storti
Belino agosto 2012

Altri link su Berlino 2012.
La libera Berlino del 2012.Appunti di viaggio | G.C.Storti
https://www.welfarenetwork.it/la-libera-berlino-del-2012appunti-di-viaggio-gcstorti-20120812/


Riccardo Benassi, cremonese, artista visivo a Berlino
https://www.welfarenetwork.it/riccardo-benassi-cremonese-artista-visivo-a-berlino-20120811/

Berlino 2012.Il monumento a Georg Elser, attentatore di Hitler
https://www.welfarenetwork.it/berlino-2012il-monumento-a-georg-elser-attentatore-di-hitler-20120815/

Berlino.Anche li sacche di povertà
https://www.welfarenetwork.it/berlinoanche-li-sacche-di-poverta-20120808/

Berlino.Il venditore di wurstel.Vedere per credere
https://www.welfarenetwork.it/berlinoil-venditore-di-wurstelvedere-per-credere-20120805/

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