Brescia: Protesta della comunità pakistana contro le accuse indiane e la minaccia di guerra | Aftab Ahmed
Brescia, 11 maggio 2025 – Dopo l'attacco terroristico avvenuto a Pahalgam, in India, che ha causato la morte di turisti innocenti, e le immediate accuse mosse dal governo indiano contro il Pakistan, centinaia di cittadini pakistani residenti in Italia hanno organizzato un’imponente manifestazione di protesta nella città di Brescia.
L’evento è stato promosso da diverse associazioni della diaspora pakistana in Italia per condannare non solo il tragico attentato, ma anche la reazione affrettata e pericolosa dell’India, che ha accusato il Pakistan di coinvolgimento senza presentare prove concrete, scatenando una nuova ondata di tensione tra i due Paesi.
I manifestanti, muniti di bandiere del Pakistan, dell’Italia e della pace, si sono radunati pacificamente nel centro cittadino, esprimendo preoccupazione per l’escalation militare tra due potenze nucleari. Gli organizzatori della protesta hanno ricordato che un conflitto tra Pakistan e India metterebbe in serio pericolo non solo la stabilità dell’Asia meridionale, ma anche la pace mondiale.
«Il Pakistan è un Paese che desidera la pace e la stabilità internazionale. Chiediamo alla comunità internazionale di intervenire con responsabilità e invitare l’India ad agire come una nazione matura e rispettosa del diritto internazionale», ha dichiarato uno dei portavoce delle associazioni pakistane presenti.
Numerosi leader della comunità, rappresentanti di associazioni culturali e sociali, hanno preso la parola durante il sit-in, invitando le Nazioni Unite e l’Unione Europea a svolgere un ruolo attivo nella de-escalation della crisi.
La protesta si è svolta in un clima di ordine e civiltà, con lo slogan: “No alla guerra, sì alla pace” a fare da filo conduttore della giornata.
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Guerra dichiarata tra Pakistan e India Aftab Ahmed
Attacchi reciproci e aeroporti chiusi in entrambi i Paesi
Islamabad – Dopo l’attacco dell’India su diverse città pakistane la scorsa notte, il Pakistan ha risposto con un’azione militare su larga scala colpendo 15 città indiane. Secondo fonti ufficiali, è iniziata una guerra aperta tra le due potenze nucleari del subcontinente.
Entrambe le nazioni stanno diffondendo video e comunicati ufficiali che mostrano la distruzione causata dai bombardamenti. Sia obiettivi militari che infrastrutture civili sono stati colpiti da entrambe le parti.
L’India ha annunciato la chiusura di 40 aeroporti in via precauzionale, mentre il Pakistan ha deciso oggi di sospendere completamente le operazioni in tutti i suoi aeroporti.
La tensione ha raggiunto un livello critico e la comunità internazionale osserva con grande preoccupazione l’evoluzione della situazione, temendo un'escalation incontrollabile.
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Escalation tra India e Pakistan: una nuova minaccia alla pace globale Aftab Ahmed
La recente uccisione di turisti nella regione del Kashmir occupata dall’India ha scatenato una nuova ondata di tensione tra le due potenze nucleari dell’Asia meridionale: India e Pakistan. Mentre il governo pakistano ha condannato con forza l’attacco, il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha rapidamente accusato il Pakistan di essere dietro l’attentato, cercando di sfruttare l’evento per rafforzare la sua posizione politica in declino.
Il Pakistan ha respinto fermamente le accuse, chiedendo alla comunità internazionale un’indagine indipendente e sfidando l’India a fornire prove concrete. Islamabad ha riaffermato il suo impegno nella lotta contro il terrorismo, ricordando che, negli ultimi vent’anni, oltre 100.000 cittadini pakistani hanno perso la vita a causa di atti terroristici. Il Pakistan, quindi, non può essere accusato con leggerezza di sostenere la violenza.
In risposta alle accuse indiane, la situazione è rapidamente degenerata. Secondo fonti di sicurezza pakistane, nella serata di ieri, alle 21:35 ora italiana, l’India avrebbe condotto attacchi missilistici contro diverse città pakistane, tra cui Muzaffarabad, Bahawalpur, Kotli e Muridke. Questi attacchi avrebbero causato la morte di almeno 26 civili pakistani, oltre a decine di feriti. Alcuni missili avrebbero colpito anche scuole e moschee, provocando distruzioni significative.
In una reazione immediata, le forze armate pakistane avrebbero abbattuto sei aerei militari indiani. Il governo di Islamabad, dopo una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza, ha dato pieno mandato alle proprie forze armate per rispondere a qualsiasi ulteriore aggressione, lasciando intendere che un attacco di ritorsione potrebbe essere imminente.
La comunità internazionale è fortemente preoccupata. Stati Uniti, Unione Europea e diversi Paesi arabi stanno cercando di mediare e scongiurare un conflitto aperto tra due potenze nucleari, che metterebbe a rischio la stabilità non solo della regione, ma dell’intero pianeta.
Nel frattempo, la diaspora pakistana in Europa si mobilita. I cittadini pakistani residenti in Lombardia hanno annunciato una grande manifestazione di protesta a Brescia, prevista per domenica, contro il terrorismo e le azioni militari unilaterali dell’India. Si prevede una partecipazione massiccia da tutto il territorio italiano.
È fondamentale, in questo momento critico, che la comunità internazionale non resti spettatrice silenziosa. Occorre intervenire con urgenza per evitare che la situazione sfoci in un conflitto irreversibile. La pace nella regione dipende dalla giustizia, dal dialogo e dal rispetto della sovranità nazionale.
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La Voce dal Silenzio: Il Messaggio di Imran Khan sull’Incidente di Pahalgam e la Responsabilità dell’India ÛAftab Ahmed
Dal carcere di massima sicurezza di Adiala a Rawalpindi, l’ex Primo Ministro del Pakistan, Imran Khan, ha inviato un messaggio profondo e coraggioso in risposta all’incidente di Pahalgam, che ha scosso la regione. In isolamento politico, privato anche del diritto di vedere la propria famiglia, Khan rimane la voce più forte e popolare del Pakistan, sostenuto — secondo molti sondaggi indipendenti — da oltre il 90% della popolazione.
Ecco il contenuto della sua dichiarazione, rilasciata durante un incontro con i suoi avvocati il 29 aprile 2025:
“La perdita di vite umane nell’incidente di Pahalgam è profondamente sconvolgente e tragica. Esprimo le mie più sentite condoglianze alle vittime e alle loro famiglie.
Quando avvenne il falso attentato di Pulwama nel 2019, offrì tutta la nostra cooperazione all’India, ma essa non fu in grado di fornire alcuna prova concreta. Come già previsto allora, oggi si ripete la stessa dinamica: invece di riflettere o indagare, il governo Modi punta subito il dito contro il Pakistan.
Essendo una nazione di 1,5 miliardi di persone, l’India ha la responsabilità morale e politica di agire con prudenza, specialmente in una regione già conosciuta come potenziale 'punto di conflitto nucleare'.
La pace è la nostra priorità, ma non deve essere scambiata per debolezza. Il Pakistan ha tutte le capacità per dare una risposta adeguata a ogni avventura militare indiana, come dimostrato dal mio governo nel 2019 con il pieno sostegno della nazione.
Ha sempre sostenuto il diritto all’autodeterminazione del popolo del Kashmir, sancito dalle risoluzioni delle Nazioni Unite.
L’ideologia RSS che guida l’attuale leadership indiana rappresenta una minaccia seria non solo per la regione ma per la comunità internazionale. L’oppressione indiana in Kashmir, intensificata dopo l’abrogazione illegale dell’articolo 370, ha alimentato ancor di più il desiderio di libertà del popolo kashmiro.
Purtroppo, oggi il nostro Paese è diviso da un governo illegittimo, insediato con elezioni truccate e i famigerati risultati di Form-47. Eppure, paradossalmente, l’aggressività di Narendra Modi ha unito il popolo del Pakistan in una sola voce contro l’ostilità indiana.
Per vincere una guerra contro un nemico esterno, la nazione deve essere unita dall’interno. È urgente fermare ogni azione che polarizza ulteriormente il Paese. L’ossessione dello Stato per la vendetta politica in questo momento critico sta minando la nostra capacità collettiva di affrontare le minacce esterne.
Non ci si può aspettare nulla da personaggi come Nawaz Sharif e Asif Zardari: non alzeranno mai la voce contro l’India, perché i loro patrimoni illeciti sono all’estero. I loro affari personali valgono più della dignità nazionale. Tacciono per paura che i loro beni offshore vengano congelati dai gruppi di pressione indiani.”
Questo intervento, anche se pronunciato da dietro le sbarre, è un richiamo forte alla realtà geopolitica attuale, e denuncia con coraggio non solo l’aggressione esterna, ma anche la frammentazione interna del Pakistan sotto un governo imposto e privo di legittimità popolare.
Imran Khan, anche in prigione, continua a guidare il sentimento nazionale e a difendere la sovranità e la dignità del popolo pakistano.