Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 11.38

Coldiretti protesta davanti al Ministero: ‘Quadruplicato import di grano ucraino’

Voltini: «Costi alti, speculazioni, prezzi del prodotto non remunerativi: così gli agricoltori rinunciano a seminare»

| Scritto da Redazione
Coldiretti protesta davanti al Ministero: ‘Quadruplicato import di grano ucraino’

Sono praticamente quadruplicate (+315%) le importazioni in Italia di grano tenero (per la produzione di pane) dall’Ucraina, che è diventato nel 2016 il terzo fornitore, mentre per il grano duro da pasta il primato spetta al Canada, che ha aumentato del 4% le spedizioni. È quanto emerge dal Dossier presentato dalla Coldiretti nel corso del blitz di migliaia agricoltori di questa mattina a Roma, davanti al Ministero delle Politiche Agricole. Complessivamente le importazioni di grano duro e tenero in Italia sono aumentate del 14% nel primo trimestre del 2016 rispetto all’anno precedente ma la dipendenza dall’estero determinata dall’insufficiente remunerazione della produzione nazionale potrebbe ulteriormente aggravarsi.

«Con questi prezzi gli agricoltori non possono più seminare e c’è il rischio concreto di alimentare un circolo vizioso che, se adesso provoca la delocalizzazione degli acquisti del grano, domani toccherà gli impianti industriali di produzione della pasta con la perdita di un sistema produttivo che genera ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale», ha avvertito il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. «Non è un caso che il Ministro dell’Agricoltura russo Alexander Tkachev abbia appena annunciato che la Russia, dopo essere diventata nel 2015 il principale esportatore di grano, ha iniziato a produrre pasta di grano duro che sarà presto esportata all’estero». A pesare sono le importazioni in chiave speculativa, che si concentrano nel periodo a ridosso della raccolta e influenzano i prezzi delle materie prime nazionali anche attraverso un mercato non sempre trasparente. L’Italia, nel 2015, ha importato circa 4,3 milioni di tonnellate di frumento tenero, mentre 2,3 milioni di tonnellate di grano duro arrivano dall’estero.

«Le quotazioni dei prodotti agricoli – sottolinea Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona e del Consorzio Agrario di Cremona – dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie speculative che trovano nel Chicago Board of Trade il punto di riferimento del commercio mondiale delle materie prime agricole su cui chiunque può investire anche con contratti derivati. Il risultato è che oggi il grano duro per la pasta viene pagato anche 18 centesimi al chilo (un valore inferiore a quello di 30 anni fa) mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori al disotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia».

«Intanto, vengono da grano straniero più di un pacco di pasta su tre e più della metà del pane in vendita in Italia», prosegue Voltini, «ma i consumatori non lo possono sapere perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta». E questo nonostante il fatto che la consultazione pubblica online promossa dal Ministro delle Politiche Agricole abbia certificato che ben l’85% dei consumatori italiani ritiene importante che l’etichetta riporti sempre l’indicazione del Paese di origine delle materie prime. La qualità del grano italiano non è certo in discussione ed è confermata dalla nascita e dalla rapida proliferazione di marchi che – sottolinea la Coldiretti – garantiscono l’origine italiana del grano impiegato al 100%.

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