Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 17.55

Con il Covid aumenta la violenza di genere su rifugiate e migranti in Italia

| Scritto da Redazione
Con il Covid aumenta la violenza di genere su rifugiate e migranti in Italia

L’UNICEF ha lanciato oggi il rapporto “Non ero al sicuro in casa sua”, un’indagine qualitativa che fa luce sull’impatto negativo della pandemia su ragazze e donne rifugiate e migranti in Italia. La discriminazione già legata al genere e al percorso di migrazione, unita alle sfide imposte dal COVID-19, aumenterebbe la loro probabilità di subire violenza.

Secondo gli ultimi dati disponibili a livello nazionale [Istat, 2015], il 31,5% di ragazze e donne tra i 16 e i 70 anni in Italia ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, spesso per mano dei partner attuali o degli ex. Mentre le percentuali complessive sono simili, per le ragazze e le donne straniere risulta più alta la probabilità di subire violenze fisiche (25,7% contro 19,6% delle ragazze e donne italiane).

Questo nuovo studio esplora gli impatti della pandemia sui rischi di esposizione alla violenza di genere tra le ragazze e le donne rifugiate e migranti in Italia.

Il rapporto fa parte di uno studio globale più ampio che esplora l'impatto della pandemia di COVID-19 sulla sicurezza e sul benessere di ragazze e donne in Italia, Brasile, Guatemala e Iraq. In Italia, per l’UNICEF, lo studio è stato condotto congiuntamente dall’Ufficio UNICEF per l’Europa e l’Asia Centrale, dal Centro di ricerca dell'UNICEF – Innocenti e dall’Università di Washington a St.Louis.

L’analisi prende il via da un’indagine qualitativa che ha coinvolto circa 100 donne rifugiate e migranti e 50 operatori e esperti coinvolti in programmi di protezione e supporto in tre regioni italiane: Lazio, Lombardia e Sicilia.

Dal rapporto “Non ero al sicuro in casa sua” emerge come la pandemia di COVID-19 abbia aumentato il rischio di violenza di genere per le ragazze e le donne rifugiate e migranti. A causa di molteplici e intersecanti identità sociali - tra le quali il genere, lo status migratorio, la religione, l'età - le ragazze e le donne rifugiate e migranti hanno affrontato barriere e rischi specifici a seguito delle misure di contenimento. Il distanziamento sociale ha aumentato il senso di solitudine di molte ragazze e donne rifugiate e migranti, per le quali l’accesso a reti familiari e amicali d’appoggio è già limitato.

Le madri single risultano essere state particolarmente colpite dalla pandemia, a causa delle difficoltà a provvedere ai bisogni della famiglia e delle accresciute responsabilità nella cura dei figli. L'inclusione socio-economica delle ragazze e delle donne rifugiate e migranti è stata inoltre penalizzata dall'interruzione dei percorsi di apprendimento, specialmente linguistici.

L’indagine rileva però anche la grande capacità di resilienza di ragazze e donne migranti e rifugiate, che sin da subito si sono attivate per favorire reti di sostegno sociale, occasioni di incontro e di partecipazione alla vita di comunità quando permesso dalle restrizioni.

La ricerca ha evidenziato le sfide registrate in certi casi dal sistema di accoglienza, a causa della riduzione del personale, degli alloggi condivisi, del limitato accesso a spazi privati e del rallentamento dei meccanismi di invio tempestivo a servizi specializzati.

Come risultato delle restrizioni legate al COVID-19, molti servizi sono stati ridotti o hanno dovuto ricorrere a modalità operative da remoto, aumentando le sfide di accesso di ragazze e donne rifugiate e migranti, già difficile per via delle barriere informative e linguistiche. Il report rileva comunque la capacità tempestiva di adattamento, spesso combinando iniziative in presenza e da remoto e aumentando l’uso di unità mobili di strada e di risposta del sistema ai bisogni emergenti.

Dai risultati della ricerca emergono una serie di raccomandazioni tra cui la necessità di: prioritizzare lo sviluppo e l’attuazione di meccanismi di prevenzione e mitigazione della violenza di genere e rafforzare l’empowerment di ragazze e donne rifugiate e migranti; promuovere l’accesso inclusivo e sicuro ai servizi di contrasto alla violenza di genere e rafforzare la capacità di risposta ai bisogni specifici di rifugiate e migranti; rafforzare la preparazione e la capacità di adattamento dei servizi di contrasto alla violenza di genere a livello locale e centrale per assicurare la tempestiva presa in carico in caso di crisi future. (aise) 

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