Sabato, 20 aprile 2024 - ore 12.21

Dopo la caduta del Berlusca tocca ai giovani ridisegnare il futuro. ( G.C.Storti)

| Scritto da Redazione
Dopo la caduta del Berlusca  tocca ai giovani ridisegnare il futuro. ( G.C.Storti)

Dopo la caduta del Berlusca  tocca ai giovani ridisegnare il futuro. Noi saremo con loro. ( G.C.Storti)
Un grazie al Presidente Giorgio Napolitano. Sulla “caduta” del Berlusca per essere felici basta guardare i video di quella piccola o grande folla che sia che davanti al Quirinale intonava l’Allelulia…Una vera soddisfazione,una goduria. Forse il paragone con il 25 luglio del ’43 ha un senso, forse no chissà.
Sicuramente si chiude un’epoca, come  tutti dicono. Ma quale epoca?
E’ indubbio che la crisi politica e sociale che ha portato Berlusconi al potere ha permesso al vincitore di introdurre un modello ideale,sociale e di costume che in qualche modo è la versione italiana del “reganismo” che cancellando valori come la fratellanza,la solidarietà, la comunità ha imposto le regole del darvinismo sociale, dell’individualismo sfrenato ed esasperato ed anche della ri-legittimazione di  comportamenti ( come il sesso a pagamento fin con delle minorenni) che la storia del ‘900 aveva declassato nella categoria della inciviltà. Insomma il “ sultanato” era stato reintrodotto nei costumi e la corte del sultano era impegnata a “ procurare per ogni notte una nuova giovane vergine”.
Eppoi l’intreccio  politica affari sempre più in un miscuglio  pazzesco di interessi personali.
Infine il legame sacrale fra  il leghismo ed il berlusconismo.
Insomma  è finita..ci vorrà del tempo ma è finita.
Attenzione però.. non dobbiamo né possiamo solo ritornare al passato…ai valori d’un tempo.. O siamo capaci di guardare al futuro con una prospettiva diversa che valorizzi la meritocrazia,il rispetto della dignità umana con la costruzione di un nuovo modello di comunità  sociale  oppure saremo travolti di nuovo.

Molto significative e condivisibili, per uno come me ateo e laico, sono le parole del padre Bartolomeo Sorge, direttore emerito della rivista 'Aggiornamenti sociali dei Gesuiti'  che volentieri vi allego e che mi permetto di invitarvi a leggere ed a meditare.

Il pessimismo che ci ha pervaso in tutti questi anni lo possiamo “ seppellire”. Ad esso sostituiamo la voglia di vivere  per un futuro diverso. Insomma “ il sol dell’avvenire” rimane sempre una “ concreta” utopia. Tocca però ai giovani ridisegnare il futuro. Noi saremo con loro.
Un grazie al Presidente Giorgio Napolitano che ci ha ri-dato il futuro.
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Intervista al padre Bartolomeo Sorge (dal sito di Radio Vaticana)
Sulla nuova fase politica che si apre in Italia, Fausta Speranza ha parlato con padre Bartolomeo Sorge, direttore emerito della rivista 'Aggiornamenti sociali dei Gesuiti':

R. – Il vero problema è quello di ridare un’anima alla politica perché dopo il crollo delle ideologie che avevano dato entusiasmo, erano modelli di società che si confrontavano; perduta questa spinta ideale, la politica si è avvitata su se stessa ed è diventata ricerca del potere e, quindi, con tutti i disastri che ne sono conseguiti, con la nascita dell’antipolitica, con la fuga di tante persone oneste e capaci dall’impegno politico. Bisogna invertire la tendenza. Le energie ci sono perché la persona umana non perde mai questa sua “spiritualità” che è intrinseca alla sua natura e quando tocchiamo il fondo è proprio quando rinasce la voglia di risorgere. Quindi io non sono pessimista, anzi vorrei dire che questo è il periodo migliore per una presenza ideale anche cristianamente ispirata. Quando sento certe lamentele - tutto va male, è un disastro, siamo nel baratro… - io dico: la luce risplende nella tenebra e, se è vero che il cristiano è la luce del mondo, il tempo migliore del cristiano non è quando tutto va bene, e non c’è bisogno di lui, ma quando le cose vanno male. Quando c’è il buio, c’è bisogno di luce, con umiltà.

D. – Padre Sorge, soffermiamoci su questa espressione “governo tecnico”. C’è bisogno di grande operatività e anche grande senso di responsabilità. L’appello è venuto dal Capo dello Stato Napolitano. Come esercitare questa responsabilità, come ricordarsi in un governo tecnico del bene comune?

R. – Credo che lo spirito debba essere quello che ha animato l’Italia dopo la perdita subita nella seconda guerra mondiale e dopo la caduta del fascismo, quando tutte le correnti ideologiche, fra loro contrapposte violentemente, hanno avuto la forza morale di andare al di là e di trovarsi unite su alcuni valori fondamentali, che sono poi il Dna della tradizione culturale bimillenaria del Paese. Ed è nata la Costituzione repubblicana, i cui primi 12 articoli sono la sintesi dei valori che ci uniscono. Allora dobbiamo imparare, adesso nel XXI secolo, a vivere uniti rispettandoci nelle diversità e questo è un segno di maturità; rimanere attaccati ciascuno alla propria parte è un segno di immaturità, di egoismo. Invece c’è bisogno di una solidarietà grande. E’ per questo che, al di là del nome - governo “tecnico, o “di emergenza”, che si equivalgono - è il senso di quello che ci aspetta, della sfida: sentire che siamo tutti figli del medesimo popolo, nelle legittime diversità che non sono guai ma sono una ricchezza.

D. – Padre Sorge, una parola sulla dimensione perché questa crisi è stata italiana, è una crisi europea ed è una crisi gestita in qualche modo a livello internazionale. In tutti questi meccanismi come tenere fermo il parametro del bene comune?

R. – Bisogna che impariamo tutti a capire che l’epoca nuova che si è aperta in coincidenza con il nuovo millennio è un’epoca di globalizzazione in cui la famiglia umana ci è accorta di essere una sola famiglia e, quindi, bisogna avere questa capacità di pensare in globale, mentre si agisce nel locale. Se noi non riusciamo a pensare in globale ma pensiamo italiano per esempio, mentre bisognerebbe pensare europeo, perdiamo il treno della storia. Pensare in globale ed agire in locale, unirci tutti insieme, però questa è una maturità nuova che ancora non abbiamo e dobbiamo conquistare.

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