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Inceneritore di Cremona. E’ l’ora della strade alternative alla termodistruzione| G. Torchio

| Scritto da Redazione
Inceneritore di Cremona. E’ l’ora della strade alternative alla termodistruzione| G. Torchio

Signor direttore,  come ha egregiamente argomentato, la vicenda dell’inceneritore a Cremona non é stata indolore.
Erano gli ultimi anni della mia esperienza parlamentare conclusa nel 1994 e con gli amici avevo partecipato attivamente al fronte avverso alla realizzazione dell’opera e sono stato tra i sostenitori più convinti del referendum che diede un risultato inequivocabile.

Come ha ricordato il dottor Balestreri, la città di Cremona presentava la presenza di industrie a rischio rilevante, il rilascio di inquinamento da polveri sottili era già presente e la percentuale di tumori già elevata. Motivazioni queste che portarono molta parte della popolazione, il 58%dei votanti, a pronunciarsi contro tale opera.

Il resto é cosa nota: l’inceneritore fu realizzato con tecnologie diverse da quello di Brescia, spesso la cronaca si é occupata di anomalie e difficoltà di funzionamento anche se, col senno di poi, non si può  negare la lungimiranza di un complesso di decisioni della governance provinciale che non aveva impiccato lo smaltimento dei rifiuti all’albero della termo distruzione ma aveva operato per garantire la piena agibilità della discarica di Malagnino, favorendo la pratica della raccolta differenziata e della frazione organica sul territorio anche se con un evidente ritardo nel capoluogo.

In tal modo Cremona non è mai andata in emergenza rifiuti lasciando ad altri la maglia nera di tale primato negativo. Tuttavia non si può negare che la convinzione dell’eternità dell’inceneritore abbia condizionato pesantemente le scelte per il raddoppio di Malagnino in territorio di Vescovato, nonostante i richiami della mia giunta e le iniziative consiliari di quest’ultima tornata amministrativa.

Si è sempre risposto che Cremona non sarebbe andata in emergenza perché l’inceneritore avrebbe comunque garantito l’auto - sufficienza al punto che gli stessi produttori di rifiuti edili e annessi non hanno più potuto scaricare a Malagnino.

La vicenda, come noto, è stata caratterizzata da diverse azioni giudiziarie al Tar di Brescia per mancato rispetto delle clausole previste nei preliminari di acquisto delle nuove aree per il raddoppio della discarica e nella mancanza, rilevata dalla Regione, del titolo per l’occupazione dell’area.

Nel contempo tutto il protocollo viabilistico, urbanistico e produttivo con il comune di Vescovato è rimasto al palo.

Questi sono i fatti prima che Unione Europea, governo, Regione Lombardia indicassero a chiare lettere strade alternative alla termodistruzione.

Una svolta che non può lasciare indifferenti gli amministratori della Valle Padana che, come confermano le rivelazioni satellitari, è tra le più inquinate a livello mondiale.

A prescindere dalle polveri sottili e dalle nano particelle dei suoi inceneritori, dirà qualcuno che ci vorrà dimostrare che questi impianti fanno bene alla salute del corpo e dello spirito...

Giuseppe Torchio

(Lista Civica Provinciale)

2013-10-15

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