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Incontro con …PAOLO FARINELLA , prete.

| Scritto da Redazione
Incontro con …PAOLO FARINELLA , prete.

Mercoledi’ 30 MARZO 2011 ore 21,00
SALA LUIGI RIMOLDI - SEDE ACLI GALLARATE
VIA AGNELLI 33 – GALLARATE
Incontro con …PAOLO FARINELLA , prete.
Biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di
Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio.
Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme "per risciacquare i
panni nel Giordano" e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui
ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due
licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia.
Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbliche (ebraico. aramaico. greco),
collabora da anni con la rivista "Missioni Consolata" di Torino (65.000 copie mensili) su cui
tiene un'apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato:
"Crocifisso tra potere e grazia" (2006), "Ritorno all'antica messa" (2007), "Bibbia. Parole,
segreti, misteri" (2008).
ACLI Gallarate – via Agnelli 33 Circolo ACLI “Achille Grandi” di Gallarate
“IL PADRE CHE FU MADRE”
Una lettura moderna della
parabola del figliol prodigo
L'amore non si divide, si espande, si moltiplica e contagia.
Ecco il messaggio che ci arriva leggendo il nuovo libro di
Paolo Farinella sulla nota parabola del Figliol Prodigo.”Il
padre che fu madre” è una rilettura della parabola del «figliol
prodigo» come appello forte per una chiesa amante e
profetica, simbolo di libertà.
«Non è il "figliol prodigo" il protagonista del racconto più bello di tutto il vangelo. Egli
infatti, dopo avere metaforicamente "ucciso" il padre, non ritorna a lui perché pentito,
ma per fame e per necessità. Il vero gigante che la parabola mette in luce è il padre,
che ama a perdere, senza aspettarsi in cambio nulla dai due figli, uno peggiore
dell'altro. Proprio per questo, il padre è sempre padre e, pur di salvare i figli ribelli, non
esita a farsi madre, madre che genera sempre... senza fine.»
Per il Ciclo
«NUNZI E TESTIMONI DEL VANGELO NEL TEMPO PRESENTE»

DON PAOLO FARINELLA: L’ITALIA RIPUDI BERLUSCONI

GENOVA-ADISTA. Una presa di distanza totale che esprime tutto lo sdegno possibile
di fronte agli avvenimenti più o meno recenti che hanno visto coinvolto in prima persona
il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Un atto di “ripudio” che don Paolo Farinella,
parroco di S. Maria Immacolata e S. Torpete a Genova, affida ad una lettera aperta,
datata 9 settembre, indirizzata al premier, responsabile - a suo avviso - del “degrado inesorabile”
che il nostro Paese sta vivendo dalla famosa “discesa in campo”. Un degrado che per
Farinella ha un nome preciso, “berlusconismo”, “sintesi delle maledizioni che hanno colpito
l'Italia sul piano economico (mai l’economia è stata così disastrata come sotto i suoi governi),
su quello sociale (mai si sono avuti tanti poveri, disoccupati e precari come sotto i
suoi governi), e su quello civile (mai come sotto i suoi governi è sorta la categoria del ‘nemico’
da odiare e da abbattere)”.
Ad attirate gli strali del prete genovese è in particolare la costante negazione nei fatti di
quelle radici cristiane “di cui la maggioranza parlamentare ama fare i gargarismi”: dal vangelo
secondo Gentilini (v. Adista n. 65/08) al ‘Pacchetto Sicurezza’, “ultima illegalità, che
grida giustizia al cospetto di Dio”, passando per le implicazioni politiche delle sue frequen_
tazioni private, Berlusconi è per Farinella campione in “bassezza e amoralità”. “Per potere
emergere dallo squallore in cui lei è maestro – scrive Farinella rivolgendosi a Berlusconi –,
ha profuso a piene mani il virus dell’antipolitica, il qualunquismo populista, trasformando
la ‘polis’ da luogo di convergenza di ideali e di interessi a mercato di convenienza e di sopraffazione”.
“Lei - continua don Paolo - ha la presunzione ossessiva di definirsi liberale,
ma non sa cosa sia il liberismo, mentre è l'ultima caricatura di promettente e decadente comunista
sovietico di stampo brezneviano, capace di usare il popolo per affermare la propria
ingordigia patologica di potere”. “A lei - insiste - nulla importa dei valori religiosi, etici e
sociali, che usa come stracci a suo comodo esclusivo”. “Come concilia - chiede - questo
suo comportamento con le sue dichiarazioni di adesione agli insegnamenti della Chiesa cattolica?”.
E non sfugge a don Paolo la corresponsabilità del Vaticano. Farinella individua infatti
nella “corrispondenza d’amorosi sensi” tra Berlusconi, Vaticano e gerarchia “la maledizione
piombata sull’Italia”: “Gli ecclesiastici, da perfetti uomini di mondo, hanno capito che con
lei al governo potevano imporre al parlamento leggi e decreti di loro interesse, utilizzandolo
quindi come braccio secolare” e “non essendo profeti, ma esercenti gestori di una ditta pagana,
non hanno saputo o voluto cogliere le conseguenze nefaste che sarebbero derivate al
Paese da questo connubio incestuoso; di fatto sono caduti nella trappola che essi stessi e lei
avevate preparato”. “Strana accoppiata: i difensori della moralità ufficiale, costretti a tacere
per mesi di fronte a comportamenti indegni e a leggi inique, perché lautamente ricompensati
o in vista della mancia promessa”. “I vescovi – e qui emerge l’analisi condotta da Farinella
sul caso Boffo – hanno ritrovato la parola quando si sono visti attaccare, inaspettatamente,
da lei con avvertimenti di stampo mafioso (per interposta persona). La gerarchia, in genere
felpata e compassata, in questo frangente è risorta come un sol uomo, arruolando anche
il papa alla bisogna, ma cogliendo anche l’occasione per dare corpo alle vendette interne
e regolare i conti tra ruiniani e bertoniani”. Nella “trappola” non è caduto però il popolo
di Dio “formato da ‘cristiani adulti’ che tanto dispiacciono al papa ‘pro tempore’ Benedetto
XVI”: “Lei - prosegue don Paolo - non potrà mai manipolarli come non potrà mai possedere
le coscienze dei non credenti austeri, cultori della laicità dello Stato che lei vilipende e svende,
sempre e comunque, per suo inverecondo interesse”. “Può fare affari col Vaticano e chiudere
nel cassetto morale e dignità, ma sappia che il Vaticano non è la Chiesa, per nostra fortuna e
per sua e vostra disgrazia”. “Io la ripudio dal profondo del cuore. In nome della politica,
dell’etica e della fede cattolica”. (ingrid colanicchia) DON PAOLO


 

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