Stagione di Prosa 2014/15.Carlo Cecchi, mostro sacro del teatro italiano, torna a Shakespeare per misurarsi con La dodicesima notte, al Teatro Ponchielli martedi 17 e mercoledi 18 marzo (ore 20.30), una commedia corale ricca di equivoci, scambi di identità e genere.
I biglietti sono in vendita alla biglietteria del Teatro, aperta tutti i giorni feriali dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 16.30 alle 19.30 (tel 0372 022001/02).
Questi i prezzi dei biglietti:
platea e palchi € 22,00 – galleria € 15,00 - loggione € 10,00
Dialoghi con aperitivo intorno al Teatro
Curiosità relative allo spettacolo potranno essere scoperte grazie all’incontro, che si terrà presso il Caffè del Teatro Ponchielli (Corso Vittorio Emanuele 52) mercoledi 18 marzo alle 18.00, dove CARLO CECCHI verrà intervistato dal critico teatrale del quotidiano La provincia di Cremona NICOLA ARRIGONI. Ingresso libero.
Martedi 17 marzo ore 20.30
Mercoledi 18 marzo ore 20.30
MARCHE TEATRO
in collaborazione con Estate Teatrale Veronese
La dodicesima notte
di William Shakespeare
traduzione Patrizia Cavalli
Personaggi ed Interpreti
Orsino, Duca d’Illiria
Valentino, Gentiluomo al servizio del Duca
Ufficiale, al servizio del Duca
Viola, poi travestita da Cesario
Sebastiano, suo fratello gemello
Capitano della nave naufragata
Antonio, altro capitano di mare amico di Sebastiano
Olivia, Contessa
Maria, sua cameriera personale
Sir Toby, zio di Olivia
Sir Andrew, protetto di Sir Toby
Malvolio
Fabian, al servizio di Olivia
Feste, buffone di Olivia
Remo Stella
Giuliano Scarpinato
Rino Marino
Eugenia Costantini
Davide Giordano
Rino Marino
Federico Brugnone
Barbara Ronchi
Daniela Piperno
Vincenzo Ferrera
Loris Fabiani
Carlo Cecchi
Giuliano Scarpinato
Dario Iubatti
musicisti
Luigi Lombardi d’Aquino / Sergio Colicchio tastiere e direzione musicale
Alessandro Pirchio / Alessio Mancini flauti e chitarra
Daniele D’Ubaldo strumenti a percussione
musiche di scena Nicola Piovani
scena Sergio Tramonti
costumi Nanà Cecchi
disegno luci Paolo Manti
regia
Carlo Cecchi
Illiria. Il Duca e la Contessa hanno due tenaci fissazioni: il Duca si è fissato sulla Contessa perché lei non ne vuole sapere; la Contessa si è fissata sul fratello morto, al quale vuole restare fedele per sette anni. Con questi due begli esemplari di nevrosi narcisistica, tutto resterebbe nell’immobilità e addio commedia.
Ma il Destino – e Shakespeare – fanno scoppiare una tempesta: una nave fa naufragio, dal quale si salva una ragazzetta di nome Viola. Nel naufragio ha perduto un fratello. La ragazzetta si trova sperduta in Illiria; ma è piena di risorse (vecchiotte, a dir la verità: Plauto, gli Italiani, già Shakespeare in commedie precedenti) e decide di travestirsi da ragazzo e di diventare il paggio del Duca.
Il Duca lo prende in grande simpatia (il paggio-ragazza si innamora tambur battente di lui) e decide di farlo diventare il suo messaggero d’amore con la Contessa.
La Contessa si innamora subito del paggio e le cose si metterebbero male perché il paggio è una femmina e al tempo di Shakespeare i matrimoni gay, o almeno i pacs, non erano previsti. Ma il Destino e Shakespeare hanno risparmiato il fratello del paggio-ragazza, il quale, essendo suo gemello, è tale e quale alla sorella-fratello.
Così questo fratello scampato al naufragio e inseguito anche lui da un innamorato, si sistema volentieri con la Contessa, che lo prende per il paggio-ragazza di cui si era invaghita.
Si sposano presto presto. Il Duca esplode di gelosia, ma poi chiarito l’equivoco si calma e si prende il paggio-ragazza come futura sposa.
Questo è il plot principale. Ma ce n’è un altro, forse più importante. È un plot comico e si svolge alla corte della Contessa: lo zio ubriacone e l’astuta dama di compagnia; un maggiordomo e un cretino di campagna che spasimano ambedue per la Contessa e, non poteva mancare, il fool.
Malgrado la sua funzione comica, questo plot ha uno svolgimento più amaro: la follia che percorre la commedia, come in un carnevale dove tutti sono trascinati in un ballo volteggiante, trova il suo capro espiatorio nel più folle dei personaggi: il maggiordomo, un attore comico che aspirava a recitare una parte nobile, quella del Conte Consorte.
L’amore è il tema della commedia; la musica, che come dice il Duca nei primi versi “è il cibo dell’amore” ha una funzione determinante. Non come commento ma come azione.
La scena reinventerà un espace de jeu che permetta, senza nessuna pretesa realistica o illustrativa, il susseguirsi rapido e leggero di questa strana malinconica commedia, perfetta fino al punto di permettersi a volte di rasentare la farsa. (Carlo Cecchi)
PER LO SPETTACOLO LA DODICESIMA NOTTE NON SONO AMMESSI I FOTOGRAFI IN SALA