Al comune cittadino riesce difficile farsi delle opinioni, se va a leggere tutte le notizie di stampa , senza avere tuttavia cognizioni di causa , un briciolo di cultura generale , di conoscenza dei mercati o delle politiche monetarie e finanziarie.
Nel leggere un certo tipo di giornali si possono vedere titoloni che inneggiano al tempo da poco( pochissimo) trascorso: da essi si rileva che non era proprio colpa del governo precedente se lo “spread” dei titoli italiani è salito così in alto.
Anzi, la colpa non era affatto del governo ma del mondo intero che non apprezzava a sufficienza la politica del nocchiero, pro tempore.
Questi stessi giornali ed i loro direttori se ne guardano bene dal chiedersi quali possono essere gli effetti della gestione di un governo se vengono presi in considerazione (anche)“la personalità e la statura” del presidente in carica.
Quindi è lecito pensare che non ci si poteva aspettare subito un ridimensionamento dell’ormai famoso“spread”,dopo la successione.
Lo spread è il risultato anche di una lunga e malriposta fiducia nei gestori della politica economica di un paese.
Resta difficile poi a chiunque ristabilire, in positivo, lo squilibrio venutosi a creare nel mondo della finanza che spesso “ragiona a tempi lunghi” ma che ,a volte ,con impatto fulmineo ,trae deduzioni in negativo, se cade la fiducia sui gestori della vita economica di una nazione.
I motivi della caduta di fiducia possono essere anche di natura “morale” o più semplicemente comportamentale.
Il mondo non si aspetta che un governante sia uno stinco di santo, ma di sicuro un popolo si aspetta di essere rappresentato da una personalità che si faccia rispettare nel consesso delle nazioni, a tutti gli effetti ( culturali e morali).
Negli Stati degni di questo nome basta usare male una carta di credito per pochi Euro o non denunciare l’assistenza di una colf perché siano tratte le conclusioni che tutti sappiamo: dimissioni immediate.
In Italia questo non è successo neppure per i fatti gravi che tutti conosciamo : quindi non possiamo prendercela con la stampa estera che questi fatti denuncia senza tanti veli o scuse, ma che noi ( o parte di noi) siamo abituati a tollerare.
La maggioranza degli Italiani, in verità ,non tollera questi fatti, ma ha poche possibilità di imporsi nell’immediato.
Il risultato è che una comunità che non è in grado di autoregolasi , in tutti i sensi, deve subire le imposizioni altrui (nel nostro caso le autorità comunitarie europee).
Soprattutto in materia economica, vero imbuto di tutte le “magagne” di un popolo.
L’atteggiamento delle autorità europee cambia ( o può cambiare) quando le stesse intravedono che una personalità “specchiata”, ma nello stesso tempo di grande valore culturale, è stato messa in grado di riprendere in mano le redini della situazione.
Come siamo giunti ad una possibile soluzione dei nostri problemi è avvenuto sotto gli occhi di tutti, alla luce del sole.
E la gente , nella sua grande maggioranza ,attribuisce fiducia alla persona che si è presa l’incarico di traghettarci verso un futuro migliore: e non sarà a costo zero (ne siamo ben consci).
Non molti mesi fa sarebbe costato molto meno.
I direttori di alcuni giornali devono prendere atto che la visione completa dei problemi si ha solo quando si fa una analisi accurata e completa dei fatti( e non di parte).
Non basta essere “proni” al padrone di turno che spesso paga bene, ovviamente fino a quando gli è possibile.
Nello stesse sedi , poi, anche gli ex alleati ( e compagni di merende) dell’EX padrone di turno non possono invocare la “Costituzione” per affermare che in nati in Italia non hanno diritto allo “Ius soli”.
La Costituzione va invocata quando serve e a proposito .
Noi tutti ben ci rammentiamo le ingiurie verbali e segnaletiche uscite da noti personaggi della politica.
Le gesta di questi personaggi dovrebbero già da tempo essere state oggetto di normali indagini e se del caso sottoposte ad incriminazione formale.
Non fosse altro per ridare spessore al senso della dignità (mai perduta) del popolo Italiano.
Gli stessi personaggi dovrebbero anche rendere conto delle pagliacciate messe in campo con la esposizione delle “camicie verdi” sotto il nome di “ronde”.
Il “colore” delle camicie ha già procurato danni a sufficienza in un passato meno recente.
Sarebbe bene rammentarlo nelle sedi dedicate alla cultura,quella vera.
Cordialità e buon lavoro.
MARIO SUPERTI
CREMONA