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La Santa In…dignazione | Rosario Amico Roxas

| Scritto da Redazione
La Santa In…dignazione | Rosario Amico Roxas

La crisi che avvolge l’intero pianeta delle nazioni industrializzate, segna il fallimento dell’economia di mercato, quell’economia che si è perfezionata nel raffinato esercizio della moltiplicazione del denaro, senza dover ricorrere alla fastidiosa e costosa incombenza del lavoro. Il denaro che genera altro denaro, al di fuori della produzione, frutto del lavoro, dell’innovazione,frutto della ricerca.

In una Democrazia compiuta, però,  la politica  trova  nella società civile e democratica  la fonte della sua convinzione che il lavoro costituisce una fondamentale dimensione dell'esistenza umana.

Nel nostro tempo diventa sempre più rilevante il ruolo del lavoro umano, come fattore produttivo delle ricchezze immateriali e materiali; diventa, inoltre, evidente come il lavoro di un uomo si intrecci naturalmente con quello di altri uomini. Oggi più che mai lavorare è un lavorare con gli altri e un lavorare per gli altri: è un fare qualcosa per qualcuno. Il lavoro è tanto più fecondo e produttivo, quanto più l'uomo è capace di conoscere le sue potenzialità produttive  e di leggere in profondità i bisogni dei suoi simili.

Nel progetto  della Democrazia politica  ogni uomo è chiamato al suo sviluppo, e, coerentemente lo sviluppo umano di ciascun uomo costituisce e deve costituire il progresso, che resta così vincolato allo sviluppo.  Ma l’economia di mercato ha abbandonato i principi della democrazia per abbracciare il capitalismo liberista, così il lavoro è stato penalizzato,ridotto a merce da offrire al mercato (per questo si parla di “mercato del lavoro”) per seguire le regole del mercato: quando diminuisce la domanda di una merce (il lavoro) i prezzi tendono a calare, quindi i salari tendono a diminuire fino a riproporre l’antica piaga della miseria.

Malauguratamente anche la Chiesa, nei suoi vertici attuali, si è lasciata irretire dal liberismo, figlio legittimo del capitalismo materialista, in quella inopportuna lettera di presentazione che l’attuale pontefice, Benedetto XVI, ha scritto e firmato nella carica, per il libercolo del razzista Marcello Pera “Perché dobbiamo dirci cristiani”.

Bisogna riconoscere la “coerenza” di papa Ratzinger, perché l’adesione esaltata al liberismo rientra nel medesimo itinerario che ha portato alla condanna da parte dell’allora cardinale Ratzinger della Teologia della Liberazione.

La condanna del Vaticano si alleò ai poteri  forti dell’economia e del mercato che avevano  condannato  la TdL  perché avrebbe commesso un crimine per essi intollerabile: aveva optato per coloro che sono fuori dal mercato, per gli zero economici, predicando un Cristo affamato, assetato, lacero, emarginato,respinto, ma portatore dell’Amore universale che si offre senza  chiedere  di essere ricambiato.

I poteri ecclesiastici l’hanno condannata perché essa, affermando che il povero può essere costruttore di una nuova società e anche di un altro modello di Chiesa, sulle orme di Francesco, è caduta in un’“eresia” pratica.

Si trascura la missione prioritaria della Chiesa e la Testimonianza che è chiamata a rendere all’insegnamento di Cristo.

Ripropongo le parole di Leonardo Boff,uno dei massimi teologi della Liberazione:

Il povero, prima di essere tale, è un oppresso al cui processo di liberazione la Chiesa dovrebbe sempre unirsi, il che non significa politicizzare la fede, ma praticare un’evangelizzazione che include anche la sfera politica.

Per questo l’impronta della Teologia della Liberazione è ora e sarà fino  l’opzione per i poveri contro la loro povertà e a favore della loro vita e della loro libertà. La questione cruciale e sempre aperta è questa: come annunciare che Dio è Padre di bontà in un mondo di miserabili? Tale annuncio diventa credibile solo nella misura in cui la fede cristiana contribuisce alla liberazione dalla miseria, dalla povertà, dallo sfruttamento, dagli egoismi, dalle violenze.

Cristo moltiplicò i pani e i pesci per saziare la folla che lo seguiva, come segno che le umane esigenze hanno un posto di prima fila nell’umana commedia; Giovanni Paolo II  di ritorno dall’America Latina, ancora impressionato dalla miseria che aveva visto mentre era in preparazione la Centesimus Annus, ebbe a chiedere al suo segretario, “Come è possibile vivere la fede, se non è dato poter vivere”.

Da queste contraddizioni nascono il malcontento, la sfiducia e la frattura sempre più marcata tra la Fede e la religione privata della Testimonianza, che possiamo identificare con “La Santa In…dignazione”.

 

Rosario Amico Roxas

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