Domenica, 28 aprile 2024 - ore 16.39

L'arte del silenzio

| Scritto da Redazione
L'arte del silenzio

A volte gli antichi detti sbagliano, forse anche per il cambiamento degli usi e dei costumi.

Si diceva “Chi tace acconsente”, ma oggi è più facile che “Chi Tace” intende dissociarsi dai mormorii e dalle gratuite affermazioni di una maggioranza che si fa maggioranza solo urlando e apparendo con ossessiva presenzialismo nei media opportunamente condizionati.

A fronte di manifestazioni di piazza, di cori esagitati, a difesa dell’indifendibile, assistiamo al giudizioso silenzio di alcuni personaggi che si sono sempre distinti per equilibrio e onestà intellettuale.

Mi riferisco alle voci insistenti di falchi e pitonesse, figli e fidanzate, avvocati parlamentari,  nonché dei peggiori politici regolarmente inquisiti e alcuni anche condannati in primo grado (da Fitto e Verdini, con il recente innesto in FI di lady Mastella), tutti interessati a difendere il loro capo, ex senatore, dichiarandolo in coro “assolutamente innocente”, anche se condannato nei canonici tre gradi di giudizio.

Il silenzio che lascia spazio a differenti valutazioni è quello di personaggi certamente di primo piano, ma oggi spariti tra le quinte di una commedia che vacilla tra la farsa e la recita a soggetto; è il caso, innanzitutto dell’avv. prof. Coppi, che ha voluto prendere le distanze nella imposizione, all’intero collegio difensivo, di presentare formale richiesta di revisione dei processi celebrati e conclusi con una chiara e definitiva condanna. Un  avvocato come Coppi, che ha una immagine e una reputazione da tutelare e mantenere, non può rischiare di impelagarsi in una manovra destinata ad un certo rigetto.

Altro silenzio significativo e quello di Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, i cui buoni uffici sono stati vanificati dall’aggressività verbale dei falchi,  falchetti e pitonesse.

Al di fuori della politica ci hanno fatto assistere alla recita a soggetto in casa del Milan, dove la figlia Barbara è fermamente intenzionata a liquidare Galliani, che aveva già annunciato le sue dimissioni da amministratore delegato, dimissioni minacciate ma subito rientrate dopo un incontro con il capo, dove venne trattato il problema della buonuscita che avrebbe messo in gravi difficoltà le già sfortunate sorti del Milan.  La soluzione fu salomonica: dividere in due gli oneri e gli onori, con due amministratori, appunto Galliani e Barbara, ognuno con compiti distinti, anche se poco chiari.

Silenzio anche in casa Mediset dove Fedele Confalonieri, dopo aver suggerito all’amico di sempre, un comportamento più accomodante, anche ad assumere, con dignità, le sue responsabilità che avrebbero facilitato i rapporti generali con le istituzioni, non condividendo la politica aggressiva e ingiuriosa imposta dal capo circondato e assediato dagli integralisti, adesso ha preferito la scelta oculata del silenzio.

Ma sorge impellente una considerazione: si tratta di faccende private, individuali che ruotano intorno alle sorti giuridiche di un condannato, ma che rivoluzionano i rapporti politici che dovrebbero adoperarsi a trovare soluzioni in grado di risollevare le sorti della nazione e agganciare il filo della ripresa che in altre nazioni già avviene.

Da noi la priorità spetta ai guai giudiziari di chi si è sempre illuso di essere intangibile, forte del potere di modificare gli ordinamenti giudiziari secondo le proprie esigenze che sono in rotta di collisioni con i generali interessi e i bisogni dell’intera nazione.

 

Rosario Amico Roxas

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