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MONDI PARALLELI |M. Superti

| Scritto da Redazione
MONDI PARALLELI |M. Superti

Alla fine dell’ottocento, in Italia, esistevano due mondi paralleli ma ben distinti fra di loro: l’agricoltura e l’industria.
L’agricoltura viveva da tempi immemorabili sulla proprietà derivante da benefici sociali  e a volte politici.
Non aveva nessun interesse ad evolversi : bastava richiedere lavoro, spesso estenuante , alla manovalanza, abbondante e a basso prezzo.
L’industria era agli albori e non poteva contare che su pochi illuminati personaggi : sempre emergenti, o quasi, da  situazioni di difficile  sviluppo.
E’ vero, sono nati anche  gruppi che hanno fatto capo a grandi famiglie della alta borghesia: tanto per fare qualche nome ,I Florio in Sicilia o i Rubattino e gli Orlando al nord( gli Orlando provenivano dal sud).
Ma successe anche che personaggi del tutto sconosciuti, quale G.B.Pirelli, dopo una esperienza da garzone e dopo aver viaggiato e studiato, si sia lanciato nel mondo della industria con il successo che tutti abbiamo poi registrato.
Il mondo politico del tempo non dava appoggi di nessun tipo alle iniziative industriali e la borghesia amava vivere tranquilla nelle proprie campagne e con il solito palazzo di rappresentanza nelle città.
G.B.Pirelli  incarna il personaggio tipo dell’industriale che ha svolto un ruolo basilare nella evoluzione sociale e politica del Bel Paese.
Non era inserito nel mondo politico, ma si sa che influenzò notevolmente il costume  del Paese contribuendo a cambiare un modo di vivere, solo legato alla agricoltura ed alle proprietà mal condotte ed a basso reddito( soprattutto per i lavoranti).
I conduttori delle proprietà erano spesso ridotti alla fame dal comportamento quasi feudale dei proprietari nei confronti dei sottoposti a qualsiasi titolo.
Nel nostro tempo viviamo una situazione che , dopo gli anni di un effettivo miglioramento della situazione economica e sociale, si ripresenta variegata, instabile  e dalle prospettive incerte.
A chi attribuire la responsabilità di tale situazione ?
Difficile da sintetizzare, ma proviamo ad elencare situazioni distinte:
-il mondo agricolo vive ancora in un suo mondo , per ora ancora protetto  anche in Europa: tuttavia manifesta interesse verso soluzioni  ed iniziative che possono contribuire a migliorare la gestione delle aziende; l’impiego di manodopera è molto basso ed al limite del solo utilizzo di macchinari sia nelle stalle che nelle campagne;
-il mondo industriale è molto variegato : presenta il volto della industria  locale   spesso  derivante da iniziative operaie (ancora)  e  raggiunge anche posizioni di eccellenza; questa gente ha imparato a lavorare  ed a tenersi al passo dei tempi,anche con notevoli difficoltà di inserimento nei mercati:
-lo stesso mondo è rappresentato anche da industriali più affermati che però hanno “delocalizzato”  per motivi solo economici ( all’estero il lavoro costa meno );
-lo stesso mondo è rappresentato da industriali che , dopo aver fatto fortuna in Italia, hanno delocalizzato il lavoro, ma hanno investito in Italia in iniziative connesse solo ai servizi, che danno solo reddito sicuro ( a loro) ma pochissimo lavoro agli altri;si nota anche che il livello di detti servizi è spesso molto basso ed al limite del puro mantenimento in opera;
Se vogliamo trarre qualche conclusione non ci resta che fare ricorso alla speranza che sorgano iniziative coraggiose e personali: i campi in cui ci si può provare sono anche di più che nell’800.
Ai giovani si richiede spirito di iniziativa ed alla politica il lume della saggezza che mi pare sia mancata parecchio in questi ultimi anni.
Ai sindacati si richiede realismo e presa d’atto dei cambiamenti intervenuti nel tempo.
I cambiamenti non sono sempre positivi per il mondo del lavoro,ma le eredità del comunismo in Cina non presentano molte varianti in favore dei lavoratori: e di riflesso in tutto il mondo.
Alla  politica  si  richiede   anche   meno  interesse  per  lo stipendio (  del tutto fuori mercato) e per le attribuzioni di proprietà ( a loro insaputa).
E sarebbe anche ora di finirla con le solite manfrine mediatiche per l’attribuzione di meriti, quasi inesistenti.

MARIO SUPERTI
CREMONA   
2.2.2013

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