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Referendum Costituzionale Sul ‘centralismo dell’Anpi’ Evelino Abeni pungola il direttore de ‘La Provincia’ di Cremona

In una lettera, pubblicata oggi- domenica 5 giugno- sul giornale La Provincia- Evelino Abeni, esponente storico della sinistra cremonese e già segretario del PCI critica il direttore de ‘La Provincia’ di Cremona e dichiara nell’Anpi non vige la regola del ‘centralismo democratico’ – di cui non ha nostalgia. Evidenzia solo il fatto che al congresso la maggioranza degli iscritti all’Anpi hanno deciso di votare NO.

| Scritto da Redazione
Referendum Costituzionale Sul ‘centralismo dell’Anpi’ Evelino Abeni pungola il direttore de ‘La Provincia’ di Cremona Referendum Costituzionale Sul ‘centralismo dell’Anpi’ Evelino Abeni pungola il direttore de ‘La Provincia’ di Cremona

Ecco il testo integrale della lettera di Evelino Abeni : ‘ Caro direttore, una ormai lunga esperienza politica (e del rapporto politica-informazione) mi sconsiglia di imbarcarmi in una polemica con il direttore di un giornale. Perciò — pur dissentendo nettamente dal tuo ‘P un to ’ di domenica scorsa, «Centralismo nell’Anpi...» — mi attengo a questa mia regola di comportamento. Siccome, però, ritengo che nella tua nota vi sia il segno di una (comprensibile) non conoscenza della vita, delle regole, delle linee ispiratrici che orientano le iniziative dell’Anpi, ti porto a conoscenza di qualche fatto (un paio). Che tale associazione non sia più, da qualche tempo, composta di soli partigiani dovrebbe essere, però, noto. Esistono precise decisioni congressuali che sanciscono tale situazione, in ragione della quale nell’associazione hanno tutti (che siano partigiani, patrioti, esuli, fuoriusciti, confinati o genericamente antifascisti più o meno giovani) gli stessi diritti. Al riguardo, voglio ricordare come proprio l’Anpi cremonese sia da tempo all’avanguardia nell’affrontare tale problema, avendolo posto con molta determinazione a livello nazionale. Infatti, già nel 1996, al Congresso nazionale di Napoli, toccò a me di intervenire ponendo tale esigenza. Intervento che riscosse ampi consensi, soprattutto di quelli che qualcuno, oggi, definisce «partigiani veri» e che allora (venti anni fa!) erano molto più numerosi di quelli iscritti attualmente. Non si tratta, dunque, di una invenzione posta in essere di questi tempi per complicare la vita a Renzi. D’altra parte, se non fosse passata tale linea, l’Anpi (anche soltanto per mere ragioni anagrafiche) sarebbe stata destinata ad estinguersi (sicuramente per la soddisfazione di taluni e di talune parti, che con l’antifascismo hanno scarsa consonanza). L’altra sottolineatura riguarda l’impegno dell’Anpi in difesa della Costituzione, che da sempre è una delle sue fondamentali ragioni d’essere. Anche su tale tema, ritengo di dover ricordare un particolare impegno dell’associazione cremonese che — diversi anni fa —promosse la nascita di un Comitato per la difesa della nostra carta costituzionale. A quel tempo, non era certo all’orizzonte il ‘premierato’ di Renzi e gli attacchi alla Costituzione venivano da destra. L’Anpi fu pienamente in campo allora e, coerentemente, lo è oggi attestandosi sul ‘No’. (...) All’interno dell’Associazione possono esservi (e vi sono) iscritti propensi al ‘Sì’, ma la differenza non si manifesta, però, fra partigiani «veri» ed altri che partigiani non lo sono stati. E’ il caso di sottolineare che, nel recente congresso nazionale, la stragrande maggioranza dei partigiani ha approvato la scelta di impegnare l’Associazione a sostegno del ‘No’. Non vi sono sanzioni, però, per chi si dichiara per il ‘Sì’: non vige nell’Anpi la regola del centralismo democratico. Regola per la quale — avendola sperimentata in altri tempi, giustificata da un altro contesto storico, nel Pci — non sento alcuna nostalgia’.

Evelino Abeni (Cremona)

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