Il testo della lettera. Signor direttore, chi le scrive è quel cittadino-elettore che, tramite l’istituto dell’Azione Popolare, si è sostituito al Comune come parte civile nel processo Tamoil grazie all’azione dei militanti radicali da decenni impegnati su questo fronte. Questa qualifica viene da sempre oscurata dal suo giornale che si limita a definirmi un «cittadino» omettendo così di informare i propri lettori che di fatto il Comune è parte civile e incasserà l’eventuale risarcimento stabilito dal giudice. Siamo abituati alla censura sulle nostre iniziative, tanto che anche in questo caso penso che la cancellazione della parola radicale, sia semplicemente un riflesso condizionato che ormai da tanto tempo affligge gran parte del giornalismo italiano. Ma l’omissione della notizia sull’Azione Popolare è ben più grave, e ancora più grave è stato quel titolo del 3 aprile scorso «Tamoil, bonifica terminata». Un ’affermazione che nemmeno l’assessore Bordi ha avuto il coraggio di fare. Come ben sa, la bonifica non solo non è terminata, ma non è nemmeno iniziata, come è stato confermato nel corso dell’udienza davanti al gup Salvini. E nemmeno sono stati rispettati gran parte degli impegni sottoscritti dalla multinazionale libica nel favoloso accordo del 2 aprile 2011. Un accordo che si sta rivelando sempre più, come abbiamo dettagliatamente spiegato in un nostro specifico documento, un clamoroso ‘bidone’ che anziché difendere i diritti e gli interessi della comunità cremonese espone la città alle scelte strategiche della holding Oilinvest proprietaria della Tamoil. Per quanto mi riguarda sono pronto a un confronto pubblico su tutto questo, anche attraverso le colonne del giornale che lei dirige.
Gino Ruggeri
(segretario dell’associazione radicale Piero Welby, Cremona)
