La sentenza del Tar di Brescia che ha rigettato il ricorso presentato dalla Tamoil contro la decisione dell'attuale amministrazione di determinare l'importo della garanzia finanziaria in 7 milioni di euro, pari al 50% dei costi degli interventi di messa in sicurezza operativa dell'area, va accolta con grande soddisfazione ma anche accompagnata da alcune inevitabili considerazioni.
1- L'autodenuncia e la conseguente caratterizzazione del sito, presentate da Tamoil nel marzo 2001, erano fondate su presupposti falsi: a) Tamoil non è responsabile dell'inquinamento; b) la contaminazione è circoscritta al sito industriale; c) non c'è pericolo di contaminazione delle aree esterne e conseguentemente non sono necessarie misure di messa in sicurezza d'emergenza. Tali presupposti hanno rallentato e compromesso il procedimento amministrativo che in tal modo si è trascinato per molti anni mentre l'uscita e la migrazione del contaminante ancora non si era interrotta. Solo nel 2007, dopo l'avvio dell'indagine giudiziaria, la società ha provveduto ad avviare le opere di contenimento.
2- I giudici amministrativi di Brescia rilevano che, cogliendo l'occasione data dal decreto legislativo del 2012, la società aveva optato per la dismissione degli impianti di raffinazione e la trasformazione del sito in deposito di olii minerali, “così potendo avvantaggiarsi dell'esonero dall'esecuzione delle opere di bonifica; ne discende che a carico della stessa permane, dunque, il completamento delle sole opere di messa in sicurezza operativa”.
3- Nella sentenza si ritiene opportuno evidenziare una circostanza di estrema rilevanza: Secondo i giudici “Tamoil si è avvantaggiata del fatto che il Comune ha procrastinato di alcuni anni la richiesta della fideiussione e dunque, dal 2011 al 2014, la Tamoil ha, di fatto, ottenuto di non sostenere i costi della garanzia che avrebbe dovuto essere richiesta sin dal 2011”.
Ricordiamo molto bene la data del 2 aprile 2011. Mentre i radicali lottavamo, con grande impegno e determinazione, a difesa dei cittadini cremonesi e dell'ambiente, c'era chi se ne andava a Roma a sottoscrivere un accordo con la società libica nel quale non solo non era prevista alcuna garanzia finanziaria ma si dichiarava Tamoil non responsabile dell'inquinamento! Stiamo parlando di politici, di sindacalisti e dei massimi rappresentanti delle istituzioni locali, accompagnati dai parlamentari eletti nel nostro territorio.
A maggior ragione diamo volentieri atto al sindaco Galimberti e all'assessore Alessia Manfredini per aver rotto fattivamente con il passato costituendosi parte civile nel processo Tamoil e riconoscendo il valore dell'iniziativa politica di Gino Ruggeri e di tutti i radicali cremonesi.
Sergio Ravelli (Cremona)