Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 06.00

UN MONDO DA RICOSTRUIRE - LA TRANSIZIONE ENERGETICA: LA SFIDA DELL’IDROGENO VERDE

Martedì 10 maggio - RELATORE: MARIO AGOSTINELLI

| Scritto da Redazione
UN MONDO DA RICOSTRUIRE - LA TRANSIZIONE ENERGETICA: LA SFIDA DELL’IDROGENO VERDE

Sintesi:

 

Il tempo che manca

Nessuna generazione che ci ha preceduto si è mai misurata con un problema così angosciante: il tempo che manca.

Già, quanto tempo ci manca?

Ottanta scienziati di cui quanrantuno premi Nobel non hanno dubbi: due secondi alla mezzanotte. Uno scenario da incubo e dopo la Terra continuerà a ruotare intorno a se stessa e a girare intorno al Sole ma senza vita.

Uno scenario ineluttabile?

Per nulla: il tempo che ci manca, è vero, è esiguo, ma tutto dipenderà da come agiremo in questo breve lasso di tempo. Il tempo per scongiurare il suicidio della specie umana dopo appena 300.000 anni dalla sua comparsa c’è.

Il tempo c’è, ma a una condizione: che prendiamo piena consapevolezza del rischio che stiamo correndo.

Il tempo c’è se riusciremo a liberarci dalle nostre follie.

La follia di una alimentazione energetica delle nostre produzioni e dei nostri consumi che non regge più, se è vero che dall’energia che deriVa dai combustibili fossili e dalle centrali nucleari solo il 28,3 per cento si trasforma in energia elettrica (e il 57 per cento, poi, viene respinta nei vari meandri). Uno spreco gigantesco, come è uno spreco di energia trasformare il gas in liquido (per raffreddare ci vuole molta energia) e per rigassificare il gas liquido (un’ulteriore energia).

Autentiche bugie

La follia della guerra: In due mesi in terra ucraina è stata sparata tanta anidride carbonica quanto ne viene emessa in due anni da tutta la fascia dell’Africa subsahariana! Una follia non solo in termini di vittime, di profughi e di distruzioni, ma anche sotto il profilo ambientale.

La nostra sfida? Sostituire tutto il nostro sistema di produzione e di distribuzione di energia con le fonti rinnovabili e con l’idrogeno verde.

Non è così perché siamo ormai prossimi al traguardo della fusione nucleare che risolverà tutti i nostri problemi?

No, amici: ci stanno raccontando delle autentiche bugie. Noi l’energia da fusione nucleare non la vedremo affatto almeno per trent’anni. Non solo: non è vero che la fusione non produce danni perché i neutroni ed i raggi gamma generati rovinano il contenitore e i magneti dovranno essere sostituiti ogni otto mesi.

Ci sono pur sempre le centrali nucleari (da fissione) di ultima generazione?

Una strada, questa, che andrebbe saggiamente evitata perché in questo modo la gestione delle scorie radioattive ci impegnerebbe per almeno 60.000 anni (addirittura 120.000 se ricorressimo al plutonio).

Nessuna alternativa seria, oggi, alle rinnovabili sostenute dallo stoccaggio in idrogeno verde

Non c’è alternativa seria, se vogliamo essere responsabili di fronte alle nuove generazioni, all’idrogeno alla condizione che sia verde, che non sia in altre parole prodotto da fonti combustibili.

Lo sappiamo: l’idrogeno può essere ottenuto mediante scissione della molecola dell’acqua. Una procedura, tuttavia, questa che si scontra con due problemi: è abbastanza costosa e poi non avremmo acqua a sufficienza se usassimo le centrali termiche cha producono vapore per le turbine e vanno continuamente raffreddate.

Non c’è, quindi, solo il nodo dell’anidride carbonica. Vi è pure il nodo dell’acqua.

Da qui, allora, la necessità di puntare sulle energie rinnovabili (dai pannelli solari alle pale eoliche), energia che si può ottenere in qualsiasi area del pianeta (dove non c’è vento, c’è il sole e viceversa) e con investimenti inziziali piuttosto limitati.

La strada è in salita perché tante sono le resistenze campanilisiche e burocratiche, perfino talvolta da parte di associazioni ambientaliste.

In salita, sì, ma la rivoluzione non dovrà essere imposta dall’alto ma nascere dal basso, a partire dalle piccole comunità - come l’intero territorio cremasco – che, ricorrendo alle rinnovabili, possono diventare autosufficienti dal punto di vista energetico (senza, tra l’altro, il costo del trasporto di energia).

Una rivoluzione che può maturare se sapremo leggere le trasformazioni in natura che sono già in corso: i coralli che sbiancano, i ghiacciai che si sciolgono (perfino il ghiacciao del Monte Rosa: il laghetto sottostante è letteralmente scomparso). Non desta inquietudine la domanda della mia nipotina se potrà andare ancora a Venezia quando avrà la mia età?

Una rivoluzione che potrà crescere se tornassimo a credere nella possibilità di affrontare i problemi “insieme”, nella politica della cooperazione, della condivisione e della partecipazione.

Nulla è ineluttabile. Anche alcuni governi si stanno muovendo con determinazione: la Germania, ad esempio, nel suo piano energetico ha previsto che entro il 2030 il 35 per cento dell’anidride carbonica verrà eliminato.

L’Italia? Chiacchiera molto, ma è sostanzialmente ferma. Di buono è che ha messo a disposizione nel PNRR delle risorse: tocca alle comunità locali mobilitarsi per accedere a tali fondi.

Dobbiamo, comunque, riconoscere il positivo di casa nostra: l’Enel, ad esempio, è una delle società al mondo che investe di più nell’energia “verde”, più all’estero che in Italia), mentre l’Eni continua a consolidare il suo potere nei… tubi e nelle… navi.

La bussola della Laudato si’

Tutto è interconnesso. È da questa consapevolezza che può prendere avvio la rivoluzione verde dal basso. Quando mi sono laureato in fisica e chimica, nessuno mi aveva spiegato i rapporti tra fisica e biologia. Quando, poi, nella mia formazione marxista ho affrontato il legame tra capitale e lavoro, nessuno di noi pensava fino in fondo agli effetti sulla natura.

La Laudato si’ di papa Francesco può essere considerata una bussola.

L’associazione omonima di cui io, marxista, sono il presidente, si muove proprio in questa direzione.

417 visite
Petizioni online
Sondaggi online

Articoli della stessa categoria