Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 07.27

Un mondo nuovo, diviso in due

| Scritto da Redazione
Un mondo nuovo, diviso in due

Dopo quasi vent’anni di retorica multipolare, il contesto internazionale si ritrova immerso in due concomitanti retoriche bipolari. La prima, promossa dagli Usa con il concorso dei Paesi europei, è la retorica della contrapposizione politica e ideologica tra democrazie e autocrazie; la seconda, periodicamente suggerita dalla Cina e, con accenti solo in parte diversi, dalla Russia, è quella della contrapposizione tra un’egemonia euro-americana in declino e un Sud globale popolato di Paesi in ascesa.

Retoriche a confronto

La prima retorica prende le mosse da una interpretazione del Novecento tutta centrata sulla progressiva (e, apparentemente, irresistibile) affermazione della democrazia liberale: una vicenda scandita dallo scontro vittorioso contro il fascismo prima e il comunismo poi; e una vicenda, soprattutto, ancora interamente centrata sull’Occidente, anzi l’ultima (e, forse, decisiva) manifestazione del ruolo occidentale di centro di irradiazione di istituzioni, linguaggi e relazioni di potere. L’altra retorica vede nel Novecento il movimento esattamente opposto: il secolo della fine della centralità dell’Europa e, più in generale, del riflusso dell’impatto occidentale sul mondo – una “rivolta contro l’Occidente” già passata dalla rivendicazione dell’eguaglianza razziale e di quella giuridica, approdata alla grande vicenda della decolonizzazione ma, appunto, non ancora esaurita, anzi destinata a intrecciarsi con la partita già aperta della redistribuzione del potere.

Soprattutto, la retorica della contrapposizione tra democrazie e autocrazie vede nel XXI secolo il momento della definitiva universalizzazione dell’endiadi di mercato e democrazia e, nel frattempo, dello scontro tra chi comprende che la direzione della storia è questa e chi cerca disperatamente (e un po’ pateticamente) di resisterle – i “terroristi” fino a dieci anni fa, le autocrazie oggi. Mentre la retorica alternativa promossa dalla Cina XXI secolo vi vede, ancora una volta, l’esatto contrario: il secolo della “fine della fase occidentale della storia del mondo” e quindi dello scontro, di segno quasi perfettamente opposto, tra la marea montante dei grandi Paesi non occidentali in ascesa e un Occidente sempre più rinchiuso nella postura strategica e persino nell’attitudine psicologica dell’assedio.

Due retoriche opposte, quindi, sebbene accomunate dalla stessa rappresentazione dualistica del mondo. Ma la loro invadenza non deve farci precipitosamente concludere che il mondo si avvii davvero a essere diviso in due. La prima cosa che occorre notare, intanto, è che questi due presunti bipolarismi non coincidono tra loro. E non nel senso che ciò che uno esprime nei termini della contrapposizione tra democrazie e autocrazie è espresso dall’altro nei termini della contrapposizione tra egemonia occidentale e Sud globale. Ma nel senso, più importante, che le due contrapposizioni si attraversano diagonalmente: alcune delle più grandi democrazie del pianeta sono anche, contemporaneamente, alcuni dei più grandi protagonisti del Sud in ascesa; il che significa che gli stessi Paesi (per esempio India, Brasile e Sudafrica) che, dalla prospettiva della contrapposizione tra democrazie e autoritarismi, dovrebbero figurare a fianco degli Stati Uniti e dell’Europa, dalla prospettiva della diffidenza nei confronti dell’egemonia occidentale figurano a fianco di Cina e Russia.

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