Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 09.43

‘Un’odissea partigiana’. Interessante conferenza con Mimmo Franzinelli

“UN’ODISSEA PARTIGIANA”, occasione di interessante e coinvolgente approfondimento storico.

| Scritto da Redazione
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Cronaca della conferenza al Circolo Filodrammatici (rassegna Filo-libri)

Si è snodata secondo le aspettative di partecipazione e di interesse l’annunciata Conferenza, introdotta da Clara Rossini, sul libro “Un’odissea partigiana”, scritto dallo storico Mimmo Franzinelli e dal magistrato/scrittore Nicola Graziano ed edito da Storie/Ed Feltrinelli.

Diciamo subito che l’attesa del numeroso pubblico di partecipanti predisposti verso l’approfondimento storico è stata interamente corrisposta sia dall’autore Franzinelli, la cui presenza a Cremona non costituisce più una novità nella programmazione degli eventi letterari, sia dai discussant, i giornalisti Fulvio Stumpo del quotidiano La Provincia e Giovanni Rossi dell’emittente televisiva Cremona 1, che hanno dimostrato la loro particolare conoscenza della saggistica storica.

Il lavoro di Franzinelli era già conosciuto, almeno nelle larghe linee, per essere stato anticipato da recensioni apparse su importanti testate e per la sua appartenenza, una sorta di work in progress, al filone della storia del Novecento, in cui egli ha già fornito importanti ed apprezzate ricerche.

Stanti le premesse, tanto l’introduzione dell’autore quanto il contributo dei relatori hanno favorito sia un utile approfondimento dei contenuti del libro che un interessante splafonamento dai binari strettamente storici dell’opera.

Per giungere, come hanno rivelato alcuni contributi del successivo dibattito, a delineare pert il saggio presentato un profilo da romanzo ed, aggiunge chi scrive, da potenziale traslazione in dimensione di interesse cinematografico.

Franzinelli, con l’ausilio del ricchissimo corredo di immagini e di documenti in parte pubblicato nel libro, è stato molto bravo a guidare il pubblico nella rivisitazione di una problematica temperie storica. Proiettata verso la stabilizzazione democratica, ma ancora intossicata dai postumi del “ventennio”, dai drammi del conflitto, dalla difficoltà a trovare il bandolo di un condiviso cambio di fase.

Va da sé che in un contesto così lacerato e lacerante ci fossero tutti i presupposti per una scia di contrapposizioni quando non di odii; in cui anche gli impulsi idealistici ispirati delle migliori intenzioni potessero deragliare sul terreno della violenza.

Donde, la rivisitazione di un fatto di sangue e di politica, che in quella primavera del 1948, in cui si svolse, coinvolse, in uno scenario preelettorale cruciale ed internazionale al calor bianco, qualche categoria aggiuntiva alla cronaca giudiziaria.

Vero è, come ha sottolineato l’autore, che, per quell’affare di sangue, Cremona guadagnò, per le ragioni anticipate, il centro della scena politica e giudiziaria. Ed il diciottenne partigiano Acerbi, rampollo di una stimatissima famiglia di artisti cremonesi, finì per catalizzare sulla propria sorte esistenziale un peso sproporzionato di conseguenze, soprattutto, sul piano umano.

Ad indirizzare tale infausto destino concorsero, come abbiamo anticipato, il clima politico del momento ed anche le conseguenze di una strategia difensiva che non colse appieno il senso di marcia degli avvenimenti, destinati ad essere fortemente condizionati dalla progressione della divisione del mondo in due opposte visioni ed aree di influenza e dall’esito di una sfida elettorale all’ok corall.

Nulla sarebbe stato più come prima. E paradossalmente non pochi di coloro che tre, quattro anni prima si erano spesi sul giusto versante antifascista avrebbero avuto sorta peggiore di coloro che erano stati sconfitti dalla storia e dalla Resistenza.

Ma al di là di questa filigrana storica, che ha guidato l’approfondimento ed il confronto è andata emergendo la troppo, soprattutto sul piano umano, severa punizione che avrebbe sconvolto l’esistenza del maturando diciottenne. Il quale avrebbe conseguito il diploma dietro le sbarre e, nonostante la tragicità della detenzione psichiatrica, sarebbe stato indotto dal soggettivo substrato intellettuale a disegnare, partendo dalla elaborazione del fatto di sangue e dal conforto delle buone letture, la sua second life, a debito pagato alla giustizia.

E così sarebbe stato.

Va anche aggiunto che quasi tutti gli intervenuti (Alberto Delorenzi, Mariella Luadadio, presidente dell’ANPI, partner, unitamente al Circolo 25 aprile, all’ Archivio Storico della CdL, all’Associazione Zanoni ed a L’Eco del Popolo, dell’organizzazione dell’evento, Giuseppe Azzoni , Giuseppe Ghizzoni ed Evelino Abeni) ha privilegiato l’approfondimento delle conseguenze dell’amnistia, incardinata, nonostante vasti settori antifascisti recalcitranti, da Palmiro Togliatti e licenziata dal ministro Gullo, che gli succedette alla guida del ministero della Giustizia.

Di notevole spessore è stato, grazie alla testimonianza dei due giornalisti, anche l’approfondimento del versante relativo al ruolo giocato, nei conformistici approdi post-costituenti, di larga parte del mondo dell’informazione.

Tra qualche giorno L’Eco del Popolo dedicherà, come il lavoro di Franzinelli ed il bel dibattito meritano, un approfondimento più ampio.

E.V.

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