Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 23.35

Virgilio A. Quando il PD è all'opposizione è conservatore

| Scritto da Redazione
Virgilio A. Quando il PD è all'opposizione è conservatore

Virgilio A. Quando il PD è all'opposizione è conservatore
La storia del centrosinistra fra il II e il III milennio si caratterizza per la capacità dei territori di imprimere nuovi stimoli, nuove elaborazioni e suggestioni anche grazie a un lavoro rigoroso e proficuo di prossimità da parte di molti  amministratori locali.
Abbiamo attraversato l’epoca “breve” del partito dei sindaci, della questione settentrionale fino alla proposta di un partito compiutamente federale in grado di essere più connesso alle dinamiche territoriali.
Da quei percorsi è nato anche il PD, l’idea di un nuovo soggetto politico capace di osservare il paese con lenti nuove, smantellando un armamentario ideologico che in questi anni ha bloccato la possibilità di mettere in atto  vere riforme strutturali.
Ora questa tensione non esiste più, anzi, il processo è esattamente invertito; spesso capita  che le classi dirigenti del PD rischiano, nei territori, di appiattirsi agli istinti più conservatori della sinistra italiana, istinti che si moltiplicano quando si esercita il ruolo dell’opposizione.
Con la crisi economica si manifesta sempre più la  richiesta assistenziale anche da parte di pezzi consistenti di ceti produttivi. E’ sufficiente cavalcare questa paura? Non sarebbe necessaria la capacità di elevarsi da una politica sterile tutta proiettata sui timori della quotidianità per mettere in campo, con i mondi vitali del territorio, nuove progettualità e inedite relazioni? La questione morale non passa anche dalla volontà del sistema politico di aprirsi alla società e mobilitare risorse umane e finanziarie?
La crisi in atto non può essere affrontata sul tradizionale asse destra /sinistra  ed all’interno di categorie politiche che risalgono, se va bene, a mezzo secolo fa.
Oggi corriamo il rischio di uno sviluppo che non è alla portata di chi governa il territorio, perché è determinato da soggetti estranei e globalizzati e perché le iniziative provengono da poteri locali che si limitano semplicemente ad interloquire con le amministrazioni le quali, stentano ad assumere un ruolo centrale e di regia.
Per queste ragioni occorre favorire la nascita di una classe dirigente locale coraggiosa e pronta a sfidare le assolute certezze, meno disponibile a lisciare il pelo alle pulsioni del proprio elettorato e a ripristinare un rapporto nuovo con il  territorio senza la scorciatoia tattica del consenso facile, utile nell’immediato ma privo di  sostanza.

Andrea Leonardo Virgilio
Cremona

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