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1° Guerra Mondiale . Ghisleri ed i politici cremonesi nel 1914-18 Incontro a Polide

Fabrizio Superti e Marco Pezzoni racconteranno come i politici cremonesi vissero il travaglio della Grande guerra.

| Scritto da Redazione
1° Guerra Mondiale . Ghisleri ed i politici cremonesi nel 1914-18 Incontro a Polide

17 novembre: Ghisleri e i politici locali nel 1914-18

Lunedì alle ore 21, presso il circolo di via Palestro nr.42, Fabrizio Superti e Marco Pezzoni racconteranno come i politici cremonesi vissero il travaglio della Grande guerra.

A cent’anni dall’ scoppio del primo conflitto mondiale si propone un approfondimento basato sulle vicende locali e i personaggi cremonesi. Il preambolo all’iniziativa è stato fatto dal professor Vincenzo Montuori, che ha proposto un’analisi sui fatti del tempo ed alcune analogie con la situazione politica attuale. Relazione Montuori. Il secondo appuntamento, basato sulla rilettura del quotidiano La Provincia su quanto accadde nel ’14, è stato condotto da Giuseppe Azzoni.  Relazione Azzoni.

Segnaliamo il film di E. Olmi “Torneranno i prati“, tutto ciò che si narra è realmente accaduto.

Biografia di Arcangelo Ghisleri

Arcangelo Ghisleri nasce il 5 settembre 1855 a Persico, in provincia di Cremona. Sin da giovane si impegna in una intensa attività giornalistica, che durerà fin quando il fascismo porrà fine a ogni libertà di stampa. Sono varie le pubblicazioni a da lui fondate: La rivista repubblicana, Cuore e critica, L'educazione politica, importanti per la messa a punto di una ideologia di scuola repubblicana.  



Nel 1881 è impiegato in una società di esportazioni milanese; nel 1884 passa all'insegnamento presso un liceo in Basilicata. Nel 1888 lo troviamo a Bergamo, ancora insegnante. E' da questo momento che inizia la sua attività di cartografo, che gli ha dato nome in Italia, anche al di là dell'attività di politico.  



Dal 1895 il repubblicanesimo aveva assunto volto di partito; Ghisleri diede un contributo fondamentale di indirizzo, dimostrando un attaccamento al partito assolutamente straordinario: "Questo nostro partito che io amo più dei miei figli", ebbe a scrivere nel 1903. Riguardo al fascismo, ebbe a riconoscervi una sorta di "marca plutocratica". Scriveva a Giovanni Conti all'indomani del 28 ottobre 1922: "Il colpo di Stato vero l'hanno fatto i pescicani dell'alta banca e i filibustieri delle industrie parassitarie. Richiamate l'attenzione del pubblico sulla vera essenza del governo attuale come dominio della plutocrazia, di cui gli attuali ministri non sono che strumenti e servitori zelanti". 



In realtà Ghisleri non fu un ideologo sistematico; una sistematizzazione del suo pensiero è soprattutto opera di Giovanni Conti. Ghisleri contesta la teoria marxista, che considerava straniera all'Italia, ma soprattutto limitata al dato economico, alla cosiddetta "formuletta unica". Come ebbe a scrivere: "Noi vediamo quello che vedono i marxisti, ed anche quello che essi trascurano di vedere". 



Il conflitto con i socialisti e i marxisti si accentua in Ghisleri quando si passa al principio istituzionale: se per l'ideologia marxista ogni forma politica è una sovrastruttura, per il pensiero repubblicano la Repubblica è cosa di tutti, il suo governo è formato dal convergere delle comuni volontà. "E' di volgare evidenza che la repubblica democratica qual è da noi concepita non deve essere un'arma offerta agli interessi di un ceto contro altri ceti". 



In economia ebbe una visione "federale". Riteneva il sistema federale capace di "triplicare la produzione rimovendo i mille impacci della tutela e della diffidenza attuali, sostituendo con le autonomie la competenza dei direttamente interessati, agli imbrogli, ai ritardi e all'incompetenza degli alti papaveri dell'accentramento". 



Si spense nel 1938.

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