A breve, la Regione Toscana voterà la legge Remaschi, ovvero quella legge obiettivo che prevede l’abbattimento di centinaia di miglaia di cinghiali e, a seguire, centinaia di migliaia di caprioli, poi daini, cervi e mufloni durante tre anni consecutivi di caccia. Sembra che questa legge stia varcando il livello regionale per approdare al Parlamento.
In materia di ecosistema è solo lo Stato che può legiferare (art. 117 della Costituzione) e, infatti, per la violazione di questa norma, già nel passato, la Toscana è stata condannata più volte dalla Corte Costituzionale. La nuova legge truffaldina viene promossa dall’ipocrita volontà di tutelare gli agricoltori ma in realtà, visto che, nonostante la caccia senza sosta, si dice che i cinghiali siano in aumento (anche se manca ogni censimento scientifico), viene promossa a tutela degli interessi dei cacciatori, dei ristoratori e dei potenti armieri.
Riassumendo, per appagare la passione violenta di un’estrema minoranza di cittadini (meno dell’1%), sostenere la truce attività degli armieri che non intendono riciclarsi, e organizzare per i ristoratori (che ignorano la dichiarazione dell’OMS sul pericolo cancerogeno della carne rossa) quella filiera alimentare di fauna selvatica che snatura il senso stesso della tassonomia scientifica e viola le leggi sullo stordimento prima della macellazione.
Con l’arroganza dell’autoritarismo, del dispotismo mascherato da democrazia (governo del popolo), ancor prima che la legge venga approvata, gli amministratori regionali hanno inaugurato a San Miniato un macello specifico e hanno deliberato la creazione di centri di sosta sparsi nei boschi per l’eviscerazione dei cinghiali.
Alleghiamo una relazione, divisa per argomento, che contiene dichiarazioni di biologi, zoologi, ricercatori, istituti scientifici e anche cacciatori contro i rischi, pericoli, illegalità, mistificazione e crueltà dell’attività venatoria. È un riepilogo istruttivo.
Inoltre non viene finanziato il vaccino contraccettivo in corso di studio da parte di una scienziata italiana per la distribuzione del quale è già stato predisposto e collaudato in Maremma uno specifico distributore alimentare, il BOS; che non vengono utilizzati metodi alternativi sperimentati positivamente in Paesi e Regioni più evolute e, soprattutto, non si tiene conto del rischio per le persone che un’attività violenta, anche vicino alle città com’è recentemente avvenuto a Firenze e Fiesole, può comportare per i cittadini e i turisti. Se in una stagione venatoria si contano oltre cento vittime umane e migliaia di animali d’affezione, quante vittime si conteranno in tre anni di caccia? Non è il turismo un’attività da difendere? Ai posteri l’ardua sentenza.
Associazione Gabbie Vuote
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