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Il governo va sotto sul rendiconto finanziario, dimissioni in vista? | Alessandro Lucia

| Scritto da Redazione
Il governo va sotto sul rendiconto finanziario, dimissioni in vista? | Alessandro Lucia

Alla Camera dei Deputati ieri si è votata l'approvazione del Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2010. Articolo 1: 290 voti a favore, 290 contrari, il provvedimento non passa, e di conseguenza non passa l'intero rendiconto. Un solo voto, dunque.

Gli assenti erano molti, da Tremonti a Scajola, da Bossi all'evergreen Scilipoti, da Maroni ad altri (ir)responsabili. Un'ennesima dimostrazione di inaffidabilità di questo governo, come se ne avessimo ancora bisogno. Simpatica, tra l'altro, l'uscita di Mimmo Scilipoti: "potevano farmi una telefonatina e sarei venuto, se c'erano rischi". Ma su questo è meglio stendere un velo pietoso.

La verità è che un capo di governo "normale", in una qualsiasi altra nazione democratica "normale", non avrebbe esitato un momento a dimettersi, rimettendo il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica. E' necessario ricordare infatti che secondo diversi manuali di diritto costituzionale "il voto contrario del Parlamento sul rendiconto assume il significato di una crisi di governo". Eh sì, perché affossare il rendiconto significa dire che il governo non ha adempiuto ai suoi doveri, o perlomeno a quello più importante (specie in un periodo di crisi), cioè gestire al meglio le finanze dello Stato. Unica conseguenza logica è la crisi di governo.

Ma noi non siamo un paese normale, né tantomeno questo è un governo normale, e della logica non sa che farsene. Il nostro governo è un governo di sudditi, seguaci del capobranco pronti a difenderlo a spada tratta fino alla fine, finché perlomeno il capobranco può difenderli. Ma già vediamo le lotte intestine tra Scajolani, Tremontiani, Cicchittiani gli un contro gli altri e tutti (alternativamente) contro la Lega, anch'essa divisa tra Maroniani eccettera eccetera.

E Berlusconi? Ieri perfino lui si è visto in aula, ma il suo voto non è bastato. Inoltre, l’assenza di Tremonti, arrivato qualche minuto dopo il completamento del voto, non fa che incrinare ancora di più i loro rapporti, già non proprio rose e fiori, degli ultimi tempi. E’ lui il “giuda qualunque che farà cadere tutto” di cui aveva detto Verdini? O è Scajola? Maroni? Bossi? Scilipoti???

Ma la vera domanda è: quando avranno il coraggio e la decenza di schiodarsi dalle loro poltrone? Quando si renderanno conto di essere ridicoli, e di rendere ridicolo l’intero paese di fronte alla comunità europea? Quando si accorgeranno che l’attacco alla nostra economia, e qui mi sento di citare le parole di Romano Prodi, è causato dal disprezzo che gli altri paesi provano verso l’Italia, e dalla debolezza che la figura del presidente del consiglio ha nei confronti dei suoi omologhi europei?

Dunque, “quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”*

Oppure, per quanto ancora, italiani, avete intenzione di sopportarlo?

 

[*: ”per quanto ancora, Catilina, abuserai della nostra pazienza?” (Cicerone, 1 Catilinaria)]

 

Alessandro Lucia

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