Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 09.07

Cronache da un paese civile | Alessandro Lucia

| Scritto da Redazione
Cronache da un paese civile | Alessandro Lucia

Esiste un paese che, a detta di tanti, è molto avanzato sul piano dei diritti, delle libertà civili e della democrazia. In questo paese, in un autunno molto particolare, mentre imperversava la crisi economica, nei telegiornali, sui quotidiani e in gran parte della rete impazzava il dibattito sulle elezioni politiche che si sarebbero tenute nella successiva primavera. Elezioni molto delicate, perché avrebbero designato chi avrebbe dovuto portare quel paese fuori dalla crisi, verso una nuova era di sviluppo. O almeno questo si augurano tutti.

Contemporaneamente, in quel paese, gli studenti scendono in piazza insieme a un grande sindacato per protestare contro la linea politica del governo, e insieme a loro tanti altri cittadini normali, qualche partito, diversi centri sociali.

In quelle settimane autunnali, si deve giocare nella capitale una partita di calcio valida per una competizione internazionale piuttosto prestigiosa.

Oltre a questo, in una scuola, sempre della capitale, un ragazzo viene continuamente deriso dai suoi compagni di classe, e anche rimproverato da un professore, perché pare gli piaccia portare i pantaloni rosa.

In questo paese, in quell'autunno "caldo", decine di studenti vengono caricati e manganellati dalla polizia. Giornalisti e politici si affrettano a giustificare l'operato delle forze dell'ordine. Intanto diversi ragazzi tornano a casa con botte e ferite dolorose. Loro, che erano scesi in piazza quella mattina per manifestare la volontà di avere una scuola diversa. Migliore, forse.

In questo paese, in quell'autunno "caldo", ci sono circa cinquanta persone, pare tifosi di una delle due squadre della capitale, quella che doveva giocare la prestigiosa competizione internazionale. Insieme a loro però pare ci sia anche qualche tifoso dell'altra squadra della capitale, storicamente rivale. Insieme, questo gruppo, si organizza per andare a pestare un gruppo di tifosi della squadra avversaria, che doveva giocare la prestigiosa competizione internazionale, contro la squadra della capitale. Questo gruppo, mentre sfascia il locale dove stavano i tifosi avversari, urla frasi come "Ebrei di m..." e simili. Già, perché pare che quella squadra fosse tradizionalmente la squadra più tifata dagli ebrei della sua città. E pestano, insultano, distruggono.

In questo paese, in quell'autunno "caldo", un ragazzo che veniva continuamente deriso dai compagni e rimproverato dagli insegnanti perché indossava pantaloni rosa, prende una decisione disperata, ormai convinto che nulla, se non quel gesto, avrebbe potuto lavare la vergogna subita quotidianamente in quella scuola. Il ragazzo con i pantaloni rosa si impicca con una sciarpa.

Questo succede in quel paese che, a detta di tanti, è molto avanzato sul piano dei diritti, delle libertà civili e della democrazia.

In quel paese che, a detta di tanti, è molto avanzato sul piano dei diritti, delle libertà civili e della democrazia, quasi nessuno dei candidati alle importanti elezioni politiche della primavera successiva, quelle che dovrebbero traghettare il paese al di fuori della crisi economica, ha in programma qualcosa per impedire che avvenimenti come quelli precedentemente descritti possano ripetersi.

Ma forse gli studenti manganellati, le violenze squadriste, un ragazzo suicidatosi a causa della stupidità dei suoi compagni di classe, non ci sono mai stati, forse sono solamente tre fra i tanti insignificanti casi di violenza che succedono spesso, in quel paese che, a detta di tanti, è molto avanzato sul piano dei diritti, delle libertà civili e della democrazia.

Talmente spesso che quasi nessuno ormai ci fa più caso.

Alessandro Lucia

 

Postilla: poi vabbé, in un paese civile un ex ministro non direbbe a un omosessuale "Io mi eccito in maniere normali" nel corso di una trasmissione tv. Ma non è che si può avere tutto dalla vita, quando hai già Brunetta.

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