Il nuovo rapporto “Taking the Temperature: Assessing and scaling-up climate ambition in the G7 business sector” della Science Based Targets initiative (SBTi), un ente che he consente alle aziende di fissare obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni, rivela che «Nessuno dei principali stock index del G7 è attualmente allineato con un percorso di 1,5° C o 2° C» e chiede sulle più grandi compagnie quotate del G7 di aumentare urgentemente l’azione climatica.
In occasione del vertice del G7 che inizia oggi, l’analisi dimostra che, in base alle ambizioni climatiche delle grandi corporation, i principali indici dei Paesi del G7 (DAX 30 della Germania, CAC 40 della Francia, FTSE MIB dell’Italia, FTSE 100 del Regno Unito, NIKKEI 225 del Giappone, SPTSX 60 del Canada e S&P 500 degli Stati Uniti) sono su una strada che porta a un aumento medio della temperatura di 2,95° C. La ricerca ricorda che gli Stock indexes, composti dai titoli delle compagnie più significative quotate nella più grande borsa di un Paese, sono parametri di riferimento fondamentali per comprendere le tendenze del mercato.
Il rapporto, preparato da CDP e United Nations Global Compact per conto della SBTi, rileva che «4 dei 7 indici si trovano su percorsi di temperatura pericolosi di più 3° C o superiori. In particolare, i combustibili fossili contribuiscono in modo determinante alle emissioni di tutti e 7 gli indici, costituendo il 70% della valutazione di temperatura di 3,1° C del SPTSX 60 del Canada e quasi il 50% della valutazione 2,7° C del FTSE MIB dell’Italia».
Lila Karbassi, a capo dei programmi del Global Compact Onu e presidente del consiglio di amministrazione di SBTi, ha sottolineato che «Le companies del G7 hanno il potenziale per poter causare un “effetto domino” di cambiamento positivo nell’intera economia globale. Questo rapporto evidenzia l’urgente necessità per i mercati e gli investitori di realizzare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Mentre il G7 si riunisce questa settimana, i governi devono spingersi oltre per incentivare la definizione di obiettivi ambiziosi basati sulla scienza».
Recentemente i ministri del clima e ambiente del G7 hanno esortato le imprese e gli investitori ad allineare i loro portafogli con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e a fissare, al più tardi entro il 2050, obiettivi net zero basati sulla scienza.
La SBTi sottolinea che «Gli investimenti passivi rappresentano attualmente circa il 40% dei fondi statunitensi e il 20% dei fondi europei, ma gli investitori passivi sono avvisati che solo il 19% delle società quotate in questi 7 indici principali ha obiettivi climatici in linea con l’Accordo di Parigi».
Solo il governo del Regno Unito prevede di ridurre le emissioni del 78% entro il 2035, in linea con un percorso di 1,5° C. Ma l’SBTi è incoraggiata dal fatto che 35 delle companies FTSE 100 si sono già impegnate ad allinearsi agli 1,5° C, anche se ricorda che «Tuttavia, nonostante i significativi progressi nell’adozione di obiettivi climatici basati sulla scienza tra le compagnie FTSE, alcuni dei maggiori emettitori non hanno ancora obiettivi climatici ambiziosi» il che li porta complessivamente a un aumento delle temperature di 3,1° C.
Però, «Lo slancio per l’azione per il clima nei Paesi del G7 sta crescendo. Di tutti gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serradelle corporations comunicati a CDP nel 2020, il 64% degli obiettivi è stato fissato da compagnie con sede nei Paesi del G7. Il rapporto evidenzia che «Nel complesso, il 2020 è stato un anno fondamentale per gli impegni sul clima, con il tasso annuale di adozione di obiettivi basati sulla scienza che è raddoppiato nel 2020 rispetto al 2015-2019».
Alberto Carrillo Pineda, direttore obiettivi basati sulla scienza CDP e membro del comitato direttivo SBTi, ha avvertito che «Ignorare la scienza climatica è come continuare a fumare nonostante si conoscano i rischi. Il collasso climatico e ambientale è la più grande sfida sanitaria, economica e sociale del nostro tempo: richiede un’azione immediata da parte delle più grandi compagnie del mondo. I risultati odierni evidenziano progressi vitali, ma dimostrano che c’è ancora molto da fare per incentivare le imprese a fissare obiettivi climatici basati sulla scienza e ad accelerare il percorso verso il net-zero».
Il rapporto di identifica anche 4 azioni urgenti per il clima da parte di istituzioni finanziarie, corporate actors, investitori e governi:
Primo, le imprese e i governi devono collaborare per sfruttare l’ambition loop, un ciclo di feedback positivo nel quale l’azione del settore privato e le politiche del governo si rafforzano a vicenda, come il recente decreto esecutivo sul rischio finanziario correlato al clima dell’Amministrazione Usa che ha introdotto per i principali fornitori federali il requisito dii fissare obiettivi basati sulla scienza.
Secondo, le imprese devono lavorare per decarbonizzare le loro catene di approvvigionamento, impegnandosi con i fornitori.
Terzo, gli investitori dovrebbero incorporare obiettivi basati sulla scienza nei bond legati alla sostenibilità e nei climate financial standards.
Quarto, le istituzioni finanziarie dovrebbero puntare a creare un effetto domino in tutti i settori dell’economia attraverso la definizione di obiettivi scientifici a livello di portafogli e di impegno con le attività sottostanti. Un esempio è la campagna CDP Science-Based Targets, che coordina le istituzioni finanziarie globali per coinvolgere le più grandi imprese del mondo a fissare obiettivi scientifici allineati agli 1,5° C.
Di fronte a un numero crescente di impegni net zero che non sono sempre supportati da azioni a breve termine, gli obiettivi basati sulla scienza, attraverso obiettivi intermedi verso un futuro net zero, stanno rispondendo alla necessità di piani a più breve termine per il 2030.
Il rapporto, al quale hanno contribuito anche World Resources Institute e Wwf, incoraggia le grandi imprese a unirsi alle 570 companies già iscritte alla campagna Business Ambition for 1,5°C della SBTi per «dare il loro contributo fondamentale alla limitazione dei peggiori impatti del cambiamento climatico in vista della conferenza COP26 di Glasgow».