Sabato, 20 aprile 2024 - ore 09.59

Cremona Pianeta Migranti. Finiamola di esportare armi e importare rifugiati.

Non bastano parole vaghe di condanna dell’attacco della Turchia ai Curdi. La guerra va fermata con scelte concrete. La prima è non fornire armi a chi la combatte.

| Scritto da Redazione
Cremona Pianeta Migranti. Finiamola di esportare armi e importare rifugiati. Cremona Pianeta Migranti. Finiamola di esportare armi e importare rifugiati.

Cremona Pianeta Migranti. Finiamola di esportare armi e importare rifugiati.

Non bastano parole vaghe di condanna dell’attacco della Turchia ai Curdi. La guerra va fermata con scelte concrete. La prima è non fornire armi a chi la combatte.

Sono circa 70,8 milioni le persone che nel 2018 sono fuggite da guerre, persecuzioni e miseria. Lo comunica l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sottolineando che si tratta del livello totale di sfollati più alto in settant’anni di monitoraggio.

I Turchi stanno attaccando il nord della Sira. E più di 100mila civili stanno fuggendo.

Ha scritto don Renato Sacco, segretario di pax Christi Italia, un movimento internazionale per la pace: “ Sono stato molte volte in Iraq, anche al Nord al confine con Siria e Turchia. Una giovane donna incontrata nel Kurdistan iracheno oltre dieci anni fa mi ha detto: -Ma voi occidentali, voi italiani, l’unico modo che avete per aiutarci è vendere armi a chi poi ci massacra?- E aveva ragione. 

Anche l’Italia ha venduto armi durante la guerra Iraq-Iran a tutti e due i Paesi in guerra, per par condicio. Il 16 marzo 1988 l’esercito di Saddam utilizzò armi chimiche (gas prodotto dove?) contro la città curda di Halabja. I morti furono circa 5.000. Ma in tutta la guerra con l’Iran ci furono circa 100.000 morti curdi.

Le mine disseminate sui confini con il Kurdistan iracheno erano made in Italy.

Poi abbiamo addestrato i piloti di Saddam, nostro alleato, e contro la popolazione irachena abbiamo fatto la prima guerra del Golfo nel 1991 e poi la seconda nel 2003. L’Occidente ha fatto grandi affari. Ha difeso i propri interessi.

Così sta succedendo con l’Arabia Saudita e con altri Paesi del Golfo. Così succede con la Turchia, che in queste ore, bombardando il nord della Siria, massacra ancora una volta il popolo Curdo. 

Alla Turchia, ci ricordano gli esperti della Rete italiana disarmo, abbiamo venduto negli ultimi 4 anni 890 milioni di euro in armamenti. Ankara è da molti anni uno dei maggiori clienti dell’industria bellica italiana e le forze armate turche dispongono di diversi elicotteri T129, di fatto una licenza di coproduzione degli elicotteri d’attacco italiani di AW129 Mangusta.

Nel 2018 sono state concesse 70 licenze di esportazione definitiva. Tra i materiali autorizzati: armi o sistemi d’arma di calibro superiore ai 19.7 millimetri, munizioni, bombe, siluri, arazzi, missili e accessori oltre ad apparecchiature per la direzione del tiro, aeromobili e software.”

Di fronte all’attuale massacro dei Curdi, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, in un dibattito all'Europarlamento ha affermato: "Chiedo alla Turchia e agli altri attori di agire con moderazione e di fermare l'operazione già in corso". Le parole, flebili e quasi sottovoce, di condanna della Comunità Internazionale non valgono quasi nulla se non sono seguite dai fatti. Davanti a questa guerra, ai bombardamenti di queste ore da parte della Turchia non possiamo restare spettatori, spesso autenticamente commossi, talvolta indifferenti: anche se in buona fede lo ignoriamo, come europei siamo complici.

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