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FESTEGGIAMENTI DELLA REPUBBLICA ANCHE A CREMA - FOTO

Sempre nel rispetto delle norme anti-Covid

| Scritto da Redazione
FESTEGGIAMENTI DELLA REPUBBLICA ANCHE A CREMA - FOTO FESTEGGIAMENTI DELLA REPUBBLICA ANCHE A CREMA - FOTO

Si stanno svolgendo in questi minuti le celebrazioni per la Festa della Repubblica Italiana.

Restando sempre in vigore i principi di contrasto all'epidemia,è una cerimonia molto sobria: si sta tenendo al famedio del palazzo comunale e sarà deposta la corona d'alloro con intervento del sindaco di Crema, Stefania Bonaldi.

Partecipano i membri della Giunta Comunale,rappresentati di forze politiche, di polizia,militari e volontariato.



La cerimonia è chiusa al pubblico.

 

DISCORSO DEL SINDACO 

"""Oggi ricordiamo l’anniversario della nascita della Repubblica.

Ci tengo a mettere l’accento sul verbo ricordare, un esercizio oramai diventato non ordinario, una specie di eccezione, perché spesso tutti noi siamo come piccole creature sospinte dalla folla, e rischiamo di rimanere nell’onda, omologati.

Ricordare è scomodo, brucia, pone domande, soprattutto a chi è dotato di coscienza civile. Il 2 giugno non può ridursi a semplice data, dovrebbe servire a snidare coloro che ancora oggi, 75 anni dopo quel giorno di tarda primavera del 1946, che rappresenta il fondamento di ciò che ci tiene uniti, non cambia idea e si nasconde nelle pieghe della vita repubblicana, al riparo da ogni critica ma intimamente convinto che chi ama la democrazia, la tolleranza, chi coltiva ideali di fraternità, stia sbagliando.

Siamo tutti figli di quel primo voto libero, espresso universalmente dal popolo italiano. In un certo senso, siamo tutti figli di altri figli, perché il 2 giugno è una data piena di gioventù e di slancio. La generazione che scelse, fondò le basi e scrisse i princìpi di questa Repubblica, riunendosi in assemblea per la prima volta il 25 giugno di quello stesso anno, era molto giovane, in tanti casi poco più che ventenne.

Per queste ragioni, perché non si può concepire una festa della Repubblica e della Costituzione senza i giovani, anche quest'anno, nelle modalità consentite dalle regole anti contagio, domani e dopodomani consegnerò personalmente la nostra incomparabile carta costituzionale a tutti i neo-diciottenni della nostra Città, divisi scuola per scuola, che in mattinata arriveranno in Sala Ostaggi su mio invito a celebrare questo 75° anniversario, accompagnati dai loro insegnanti.

Leggevo proprio ieri questo passaggio, che mi ha colpito e che condivido in un bellissimo articolo dedicato a questa ricorrenza: "Festeggiare il 2 Giugno, ossia il momento in cui gli italiani scelsero di trasformare il nostro Paese in una repubblica, significa riflettere su come siamo arrivati a tale traguardo, domandarsi se amiamo ancora quella conquista.".

Ecco, il punto è come siamo arrivati a tale traguardo, a questa conquista e quanto la amiamo davvero. Ci siamo arrivati con il sacrificio di tantissimi, ancora una volta molti giovani, che si sono battuti e spesso hanno perso la loro vita per liberarci dal nazifascismo. Penso alle centinaia di miglialia di giovani soldati morti sul territorio nazionale e nelle campagne estere, usati come pedine di una guerra incomprensibile e assurda.

Penso alle testimonianze portate alla attenzione delle giovani generazioni in questi anni, anche con l'aiuto del Comitato per la promozione dei principi della Costituzione.

Penso al partigiano Bimbo, Ernesto Monfredini, originario di Castelleone, fucilato allo stadio Voltini dai fascisti insieme ad altri tre compagni, a cui è stato dedicato un cortometraggio ed un volume: lo abbiamo liberato "dal marmo", perché il suo ricordo ora non resterà solo un nome inciso su una lapide.

Penso a Enrica Gandolfi, nome di battaglia Anita, che lascia il piccolo di pochi mesi per raggiungere il marito Francesco Ronchi, partigiano in montagna e si ricongiungeranno a Crema, anche con il loro bambino, solo a guerra finita. Il suo ricordo ora vive non solo con l'intitolazione a lei della sezione Anpi di Crema, ma anche attraverso un videoclip curato dal Comitato.

Siamo figli e figlie loro e siamo il frutto di questa storia e di questi gesti di liberazione. Senza di essi non ci sarebbe stata nessuna repubblica, non ci sarebbero state quelle libertà che rendono lieve la nostra vita, soprattutto se rapportata allo stato dei diritti nel pianeta, dove solo poco più del 20% della popolazione vive condizioni di libertà.

Noi dobbiamo ricordare, la libertà si deve nutrire dell’ossessione del ricordo, perché solo ciò che è ricordato, colto nelle sue origini, è davvero vivo, ma soprattutto meno esposto agli inganni dell’oblio, spazi incerti dove tutto sembra indistinto e i nemici dei diritti, di ieri e di oggi, sembrano indistinguibili da chi invece i diritti li difese versando il proprio sangue.

La Repubblica non è un gioco di ruolo, quelli che piacciono tanto ai ragazzi di oggi, ma un sentimento, prima ancora che una struttura giuridica. Amici della Repubblica sono solo coloro che ne amano le origini storiche e gli sviluppi, solo coloro che non dubitano mai, neppure per un istante, del significato della democrazia.

Per questo l'Italia di oggi poggia le sue fondamenta sull'antifascismo e ripudia una cultura che non sia fondata sul rispetto, sulla pari dignità di ciascuno, sull'uguaglianza, sui diritti e doveri di ciascun essere umano, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, di orientamento sessuale e di paese di provenienza.

Chi professa altro, non può farlo in nome della Costituzione, anche se pubblica volumi improbabili e pretende rispettabilità e pari dignità in nome della democrazia, perché la democrazia tutela la democrazia e non può aprire le porte a chi la vuole occupare, per poi snaturarla.

Niente può giustificare atteggiamenti indulgenti verso chi manifesta nostalgie verso periodi oscuri della nostra storia, nemmeno la rabbia e le difficoltà di questo momento così drammatico, che abbiamo affrontato e superato grazie all’impegno di quella parte della società, vastissima, che accettava i sacrifici e promuoveva la solidarietà senza aizzare gli animi per tornaconti personali o elettorali. Il 2 giugno deve servire proprio a rimettere a posto le carte e gli scaffali, a chiamare le cose con il loro nome, a ricordare il valore di un regalo che non abbiamo ancora scartato per intero, perché se lo avessimo fatto ci sarebbe chiaro che non può esserci posto per chi vuole servirsi della Repubblica ma solo per chi vuole servirla, come ciò che abbiamo di più caro.""

 

 

#zonacheck

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