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Fiori B. La crisi e la sostenibilità ambientale

| Scritto da Redazione
Fiori B. La crisi e la sostenibilità ambientale

La grave crisi che investe il mondo occidentale e il nostro paese, ha
comprensibilmente spostato l'attenzione della pubblica opinione sui temi
di interesse economico e sociale: la mancata crescita del Pil, la
disoccupazione, l'aumento della tassazione per il ceto medio e dei
lavoratori in genere. Un potere politico incapace e inaffidabile,
pressato da ogni parte sul piano internazionale, adesso cerca con
affanno di fare fronte a questo drammatico momento con antiche ricette
dove verosimilmente spiccherà la "politica del mattone", ossia quella
che in passato attivava i principali settori dell'industria: dai
cementifici, al tondino di ferro, dai tubifici, ai mobilifici,
dall'impiantistica ai trasporti.
Il fatto è che i margini della sostenibilità ambientale, già ridotti al
lumicino da questo tipo di sviluppo, oggi vengono pericolosamente messi
da parte, "scopati sotto il tappeto". Dal punto di vista della salute
l'oncologa Patrizia Gentilini (Medicina democratica) afferma che,
continuando a sviluppare il sistema industriale come finora è stato
fatto la nostra salute: «... sta rapidamente deteriorandosi per
l'aumentare di patologie cronico-degenerative fra cui, in primo luogo il
cancro», e retoricamente aggiunge: «chiediamoci che ruolo hanno
pesticidi, diossine, nichel, cadmio, cromo, piombo, mercurio, benzene e
gli altri numerosissimi veleni presenti ormai stabilmente non solo in
aria, acqua, cibo, ma nel nostro stesso corpo».
D'altra parte, E-Prtr, il registro europeo delle emissioni inquinanti,
ricorda che nel 2009 i soli cementifici italiani hanno prodotto 12 Kg di
cadmio, 53.4 Kg di mercurio, 115 Kg di Nickel, 13.643 tonnellate di CO,
369 tonnellate di ammonio, 49.930 tonnellate di ossidi di azoto, 2.917
tonnellate di ossidi di zolfo, 6,76 tonnellate di benzene e quantità
incalcolabili di particolato. E, naturalmente, 21,2 milioni di ton. di
CO2, la prima causa del Riscaldamento Globale con il 64% di
responsabilità, seguita dalla deforestazione con il 34%. Dire CO2,
significa parlare di combustione dei minerali fossili (carbone,
petrolio) per il funzionamento delle industrie.
Si rammenta ancora che oggi la concentrazione in atmosfera di CO2  è
arrivata a 385 ppm (parti per milione), dopo essere stata ai 285 per
oltre mille anni e fino a 250 anni fa! Impossibile dimenticare pure che
la "combustione" riguarda anche i motori a scoppio, ossia il traffico su
gomma, che con 133,22 milioni di ton. (dati 2009) è tra i fattori di
maggiore responsabilità nella emissione di CO2 nel nostro Paese, dove,
sempre nel 2009, circolavano circa 50 milioni di veicoli, di cui 35 di
autovetture, 4,5 di motocicli, 4 di autocarri, 6 di ciclomotori e 93
mila di autobus. Insomma, sarebbe criminale cercare di uscire dalla
crisi, mettendo ancora più a rischio tra neppure cent'anni la
sopravvivenza dell'uomo.
Ricordato infine che la pianura padana è una delle due aree più
inquinate di Europa (per l'Ue -- 2008 - la sua popolazione avrà una
taglio nelle aspettative di vita di 36 mesi), che Cremona ne è un po'
l'ombelico e che l'inquinamento atmosferico si concentra soprattutto nei
centri urbani, la ragionevole domanda è: la nostra città potrebbe fare
qualcosa per rallentare questa corsa verso l'autodistruzione? Certo,
cominciando con una forte azione politica che coinvolga la gente verso
le Regioni interessate perché combattano questa situazione. Quindi agire
con azioni coerenti, come la ricerca di insediamenti produttivi per lo
occupazione a basso impatto ambientale, il massimo incoraggiamento per
lo sfruttamento del calore e della luce solare con la contestuale
penalizzazione dello sfruttamento delle fonti energetiche tradizionali
e, soprattutto e subito, con il taglio drastico del traffico urbano
privato. Quest'ultimo fattore infatti, contribuisce, sul totale del
trasporto stradale, con un terzo delle polveri sottili, con il 40% circa
degli NOx (ossidi di azoto), con i due terzi del benzene e della CO2.
In conclusione, a proposito di "isola pedonale", un caldo invito per i
nostri amministratori è quello di andare a vedere qualche città dove
questa "funziona" bene. Ad esempio, la bella Trento.
Benito Fiori

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