Come riassume in un Comunicato la Casa Bianca, il Vertice G7 si è concluso con un mandato ai leader di Italia, Usa, Canada, Francia, Gran Bretagna, Germania e Giappone (più Unione europea) a «Proteggere il nostro pianeta sostenendo una rivoluzione verde che crea posti di lavoro, riduce le emissioni e cerca di limitare l’aumento delle temperature globali a 1,5 gradi. Ci impegniamo a raggiungere il net zero etto entro il 2050, dimezzando le nostre emissioni collettive nei due decenni fino al 2030, aumentando e migliorando i finanziamenti per il clima fino al 2025; e a conservare o proteggere almeno il 3% della nostra terra e dei nostri oceani entro il 2030. Riconosciamo il nostro dovere di salvaguardare il pianeta per le generazioni future».
Inoltre, il G/ ha chiesto un mandato ai suoi leader per porre fine agli investimenti internazionali al carbone entro la fine del 2021 e ad avviare un Climate Investment Fund di 2 miliardi di dollari per permettere ai Paesi più poveri di abbandonare il carbone; incrementare gli sforzi di trasformazione delle economie per poter raggiungere l’obiettivo di un amento delle temperature medie globali limitato a 1,5° C rimanga raggiungibile; aumentare e migliorare la finanza per il clima nei prossimi 5 anni; lancio della nuova iniziativa Build Back Better World (B3W) per gli investimenti infrastrutturali sostenibili per i Paesi in via di sviluppo.
Più o meno quanto già promesso finora separatamente dai singoli Paesi del G7. Infatti, secondo il think tank climatico ECCO, «Nonostante la nuova unione di intenti dei G7 dopo quattro anni di divisioni, questi nuovi mandati non consegnano una leadership abbastanza forte di solidarietà sui vaccini e sul clima rispetto ai bisogni reali dei paesi più vulnerabili ed emergenti. Gli sforzi sui vaccini sono insufficienti rispetto alla disponibilità di dosi e della capacità di produzione e finanziamento delle potenze occidentali. Lo stesso vale per la finanza per il clima. L’iniziativa B3W è tempestiva in quanto presenta un’offerta per ricostruire la cooperazione multilaterale con il sud del mondo prima della COP26. Tuttavia, affinché l’iniziativa abbia impatto sarà necessario un forte pacchetto di capitali che possa spostare gli investimenti nei paesi in via di sviluppo da miliardi a trilioni. Le Banche multilaterali di sviluppo potrebbero diventare il fulcro dell’iniziativa».
Per ECCO la nuova geopolitica anticinese annunciata dal presidente Usa Joe Biden è rischiosa: «Occorre, inoltre, evitare di aumentare la tensione con la Cina rispetto alla Via della Seta e assicurare non solo che le due iniziative co-esistano ma che convergano sul rispetto degli obiettivi, standard e norme multilaterali, incluso l’allineamento con l’Accordo di Parigi. Ora che la Cina è isolata a livello internazionale rispetto al carbone, il G20 italiano sarà l’opportunità per costruire una nuova cooperazione globale sia per i vaccini che per il clima. Questo è il compito più importante di Draghi nel 2021. L’Italia dovrà impegnarsi per una nuova e adeguata finanza per il clima nei prossimi mesi: gli appuntamenti di Venezia a luglio e il Vertice G20 di Roma sono l’ultima chiamata per chiudere il deficit dell’Italia e rilanciare un forte impegno internazionale. Riteniamo che il G7 si possa riunire e colmare i deficit su vaccini e clima che la Cornovaglia lascia, prima della COP26, per esempio, in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) a settembre. Senza nuovi e più ambiziosi impegni dei G7 e la cooperazione del G20 dei prossimi mesi, l’appuntamento della COP26 rischi di essere un insuccesso in partenza».
Luca Bergamaschi, co-fondatore di ECCO, aggiunge: «Tutti gli occhi sono ora puntati su Draghi per forgiare una nuova cooperazione globale sui vaccini e sul clima attraverso il G20. L’Italia può e deve raddoppiare i suoi sforzi di finanza per il clima e recuperare, insieme ad altri paesi, il terreno perduto. I prossimi appuntamenti di Venezia a luglio e il Vertice G20 di Roma a ottobre saranno chiave. Questa è l’ultima chiamata per dimostrare la leadership dell’Italia e assicurare una COP26 di successo».
Durissima sui risultati del G7 Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International, ha ricordato che «Tutti sono colpiti dal COVID-19 e dal peggioramento degli impatti climatici, ma sono i più vulnerabili che se la passano peggio a causa dei leader del G7 che dormono sul posto di lavoro. Abbiamo bisogno di una leadership autentica e questo significa trattare la pandemia e la crisi climatica per quello che sono: un’emergenza connessa alla disuguaglianza. Il G7 non è riuscito a prepararci a una COP26 di successo poiché manca fortemente la fiducia tra i Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo. Ricostruire questa fiducia multilaterale essenziale significa sostenere l’esenzione TRIPS (Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights, ndr), per un vaccinoper tutta la popolazione, rispettare gli impegni per il finanziamento climatico per i Paesi più vulnerabili e cacciare via i combustibili fossili dalla politica una volta per tutte. Le soluzioni per l’emergenza climatica sono chiare e disponibili, ma il rifiuto del G7 di fare ciò che è necessario sta lasciando indietro i vulnerabili del mondo. Per combattere il Covid-19, è fondamentale sostenere un’esenzione TRIPS per un vaccino popolare. Per condurci fuori dall’emergenza climatica, il G7 doveva fornire piani chiari per eliminare rapidamente i combustibili fossili e impegni per fermare immediatamente tutto lo sviluppo di nuovi combustibili fossili con una giusta transizione. Dov’è la chiara attuazione nazionale con scadenze e dov’è il finanziamento per il clima così urgentemente necessario per i Paesi più vulnerabili? Manca un piano per le risorse per proteggere almeno il 30% della nostra terra e del nostro mare, ma è urgentemente necessario. La protezione della natura deve essere realizzata in collaborazione con le popolazioni locali e indigene entro questo decennio. Altrimenti le pandemie diventeranno una norma da incubo sullo sfondo della catastrofe climatica».
Anche John Sauven, direttore esecutivo di Greenpeace UK boccia i risultati del G7 britannico: «Questo vertice sembra un disco rotto delle stesse vecchie promesse. C’è un nuovo impegno per porre fine agli investimenti esteri nel carbone, che è il pezzo forte. Ma senza accettare di porre fine a tutti i nuovi progetti di combustibili fossili – qualcosa che deve essere fatto quest’anno se vogliamo limitare i pericolosi aumenti della temperatura globale – questo piano è di brevissimo respiro. Il piano del G7 non va abbastanza lontano da nessuna parte quando si tratta di un accordo legalmente vincolante per fermare il declino della natura entro il 2030. E i finanziamenti offerti alle nazioni più povere semplicemente non sono nuovi, né abbastanza, per eguagliare il livello della crisi climatica. Boris Johnson e leader suoi colleghi hanno seppellito la testa nella sabbia della Cornovaglia piuttosto che affrontare la sfida ambientale che tutti noi dobbiamo affrontare».