Il Mondo è nel caos ormai da mesi a causa della pandemia di COVID-19, mentre la Corea del Nord solo in queste ore sembra aver iniziato a parlare pubblicamente del coronavirus annunciando ufficialmente quello che, secondo gli organi di stampa del regime, sarebbe il primo caso accertato di COVID-19 nel Paese.
È impossibile sapere come stiano davvero le cose in Corea del Nord e quanto il virus abbia circolato liberamente negli ultimi mesi, ma è lecito immaginare che la situazione sia ben più drammatica che altrove, certamente ben più drammatica di quanto reso noto dagli organi di stampa. Se è vero che gli scambi tra la Corea del Nord e l'occidente sono piuttosto limitati, la circolazione dei cittadini della Cina, specie per motivi lavorativi, non si pressoché mai interrotta, se non nel periodo in cui la Cina stava vivendo la fase peggiore dell'epidemia.
Per questo motivo, lo dicono gli analisi e gli esperti, è assolutamente poco plausibile che soltanto nelle ultime ore il regime di Kim Jong-un si sia trovato a fare i conti col nuovo coronavirus. La narrazione portata avanti da Pyongyang, però, è molto semplice: un traditore fuggito in Corea del Sud tre anni fa avrebbe fatto ritorno la settimana scorsa in Corea del Nord manifestando i sintomi dell'infezione da COVID-19.
L'uomo sarebbe stato identificato a Kaesong e dopo una riunione di emergenza indetta dal dittatore Kim Jong-un si sarebbe deciso di imporre un lockdown a tutta la cittadina situata a sud del Paese, a pochi chilometri dal confine con la Corea del Sud.
La versione fornita da Pyongyang, però, va a scontrarsi con quanto sostenuto da fonti ufficiali di Seul, secondo le quali nessuno, nelle ultime settimane, avrebbe attraversato il confine demilitarizzato tra i due Paesi per raggiungere la Corea del Sud.