Sabato, 04 maggio 2024 - ore 06.42

La tecnosfera matura e l’intelligenza collettiva del pianeta Terra

Perché per affrontare questioni globali come il cambiamento climatico è necessaria un'attività cognitiva planetaria

| Scritto da Redazione
La tecnosfera matura e l’intelligenza collettiva del pianeta Terra

L’attività collettiva della vita – tutti i microbi, le piante e gli animali – ha cambiato il pianeta Terra. Per esempio, le piante hanno “inventato” la fotosintesi per migliorare la loro sopravvivenza, e così facendo hanno rilasciato ossigeno che ha cambiato l’intera funzione del nostro pianeta. E’ questo è solo uno dei modi in cui le singole  forme di vita svolgono i loro compiti avendo collettivamente un impatto su scala planetaria. Insomma, come diceva un famoso slogan dell’ambientalismo italiano, “il mondo è tutto attaccato”.

Lo studio “Intelligence as a planetary scale process”, pubblicato sull’International Journal of Astrobiology da Adam Frank, professore di fisica e astronomia all’università di Rochester, David Grinspoon del Planetary Science Institute e Sara Walker dell’Arizona State University, parte da questa consapevolezza e da de domande: «Se l’attività collettiva della vita, nota come biosfera, può cambiare il mondo, anche l’attività collettiva della cognizione e l’azione basata su questa cognizione potrebbero cambiare un pianeta? Una volta che la biosfera si è evoluta, la Terra ha assunto una vita propria. Se un pianeta con la vita ha una vita propria, può anche avere una mente propria?».

Non a caso gli autori dello studio lo hanno definito   «Un “esperimento mentale” che combina l’attuale comprensione scientifica sulla Terra con domande più ampie su come la vita altera un pianeta». E i ricercatori discutono di quella che chiamano «”Intelligenza planetaria” – l’idea di un’attività cognitiva che opera su scala planetaria – per sollevare nuove idee sui modi in cui gli esseri umani potrebbero affrontare questioni globali come il cambiamento climatico».

Frank aggiunge: «Se mai possiamo sperare di sopravvivere come specie, dobbiamo usare la nostra intelligenza per il bene più grande del pianeta».

Per spiegare che anche singole specie possono mostrare un’Intelligenza planetaria, Frank, Grinspoon e Walker attingono per loro stessa ammissione a idee come l’ipotesi di Gaia, secondo la quale la biosfera interagisce fortemente con i sistemi geologici non viventi – aria, acqua e terra – per mantenere lo stato abitabile della Terra. La chiave del ragionamento è che «L’attività collettiva della vita crea un sistema che si automantiene».

Frak fa un altro esempio: «Molti studi recenti hanno dimostrato come le radici degli alberi in una foresta si collegano tramite reti sotterranee di funghi note come reti micorriziche. Se una parte della foresta ha bisogno di nutrienti, le altre parti inviano alle parti stressate i nutrienti di cui hanno bisogno per sopravvivere, attraverso la rete micorrizica. In questo modo, la foresta mantiene la propria vivibilità».

Attualmente. la nostra civiltà è in quella che i ricercatori chiamano “tecnosfera immatura”, un conglomerato di sistemi e tecnologie generati dall’uomo che ha un impatto diretto sul pianeta ma non si automantiene. All’università di Rochester riassumono così la situazione: «La maggior parte del nostro consumo di energia comporta il consumo di combustibili fossili che degradano gli oceani e l’atmosfera della Terra. La tecnologia e l’energia che consumiamo per sopravvivere stanno distruggendo il nostro pianeta natale, che a sua volta distruggerà la nostra specie. Per sopravvivere come specie, quindi, dobbiamo lavorare collettivamente nel migliore interesse del pianeta».

Ma secondo Frank «Non abbiamo ancora la capacità di rispondere collettivamente nel migliore interesse del pianeta. C’è intelligenza sulla Terra, ma non c’è intelligenza planetaria».

Per illustrare come l’intelligenza planetaria potrebbe svolgere un ruolo nel futuro a lungo termine dell’umanità, i tre scienziati ipotizzano 4 fasi del passato e del possibile futuro della Terra e dimostrano anche come «Queste fasi dell’evoluzione guidate dall’intelligenza planetaria possano essere una caratteristica di qualsiasi pianeta della galassia nel quale si evolve la vita e una civiltà tecnologica sostenibile».

Stadio 1 – Biosfera immatura: caratteristica della Terra primitiva, miliardi di anni fa e prima dell’arrivo di una specie tecnologica, quando i microbi erano presenti ma la vegetazione non si era ancora formata. C’erano pochi feedback globali perché la vita non poteva esercitare forze sull’atmosfera terrestre, sull’idrosfera e su altri sistemi planetari.

Stadio 2 – Biosfera matura: caratteristica della Terra, anche prima di una specie tecnologica, da circa 2,5 miliardi a 540 milioni di anni fa. Si formarono continenti stabili, si svilupparono vegetazione e fotosintesi, si accumulò  ossigeno nell’atmosfera ed emerse lo strato di ozono. La biosfera ha esercitato una forte influenza sulla Terra, forse aiutando a mantenere l’abitabilità della Terra.

Fase 3 – Tecnosfera immatura: caratteristica della Terra oggi, con sistemi interconnessi di comunicazione, trasporto, tecnologia, elettricità e computer. La tecnosfera è ancora immatura, tuttavia, perché non è integrata in altri sistemi terrestri, come l’atmosfera. Invece, trae materia ed energia dai sistemi terrestri in modi che porteranno l’intero in un nuovo stato che probabilmente non include la tecnosfera stessa. A lungo termine, la nostra attuale tecnosfera sta lavorando contro se stessa.

Fase 4 – Tecnosfera matura: «E’ quello che la Terra dovrebbe mirare ad essere in futuro – dice Frank – con sistemi tecnologici funzionanti  a beneficio dell’intero pianeta, inclusa la raccolta globale di energia in forme come il solare che non danneggiano la biosfera». La tecnosfera matura è quella che si è co-evoluta con la biosfera in una forma che consente sia alla tecnosfera che alla biosfera di prosperare.

Secondo Frank, «I pianeti si evolvono attraverso stadi immaturi e maturi e l’intelligenza planetaria è indicativa di quando si arriva a un pianeta maturo. La domanda da un milione di dollari è capire che aspetto ha l’intelligenza planetaria e che cosa significa per noi in pratica perché non sappiamo ancora come passare a una tecnosfera matura».

Anche se non sappiamo ancora nello specifico come potrebbe manifestarsi l’intelligenza planetaria, i ricercatori osservano che «Una tecnosfera matura implica l’integrazione dei sistemi tecnologici con la Terra attraverso una rete di circuiti di feedback che costituiscono un sistema complesso. In parole povere, un sistema complesso è qualsiasi cosa costruita da parti più piccole che interagiscono in modo tale che il comportamento generale del sistema dipenda interamente dall’interazione. Cioè, la somma è più dell’insieme delle sue parti. Esempi di sistemi complessi includono le foreste, Internet, i mercati finanziari e il cervello umano. Per sua stessa natura, un sistema complesso ha proprietà completamente nuove che emergono quando i singoli pezzi interagiscono. E’ difficile discernere la personalità di un essere umano, per esempio, solo esaminando i neuroni nel suo cervello. Questo significa che è difficile prevedere esattamente quali proprietà potrebbero emergere quando gli individui formano un’intelligenza planetaria. Tuttavia, un sistema complesso come l’intelligenza planetaria avrà due caratteristiche distintive: avrà un comportamento emergente e dovrà automantenersi».

Frank ricorda che «La biosfera ha capito come ospitare la vita da sola miliardi di anni fa, creando sistemi per spostarsi intorno all’azoto e trasportare il carbonio. Ora dobbiamo capire come avere lo stesso tipo di caratteristiche di automantenimento con la tecnosfera.  Nonostante alcuni sforzi, inclusi i divieti globali su alcune sostanze chimiche che danneggiano l’ambiente e uno spostamento verso l’utilizzo di più energia solare, non abbiamo ancora l’intelligenza planetaria o una tecnosfera matura. Ma l’intero scopo di questa ricerca è quello di indicare dove dovremmo andare».

Frank, che è il principale ricercatore  di uno studio finanziato dalla NASA per la ricerca di “firme” tecnologiche di civiltà su pianeti che orbitano intorno a stelle lontane, conclude: «Sollevare queste domande, dice Frank, non solo fornirà informazioni sulla sopravvivenza passata, presente e futura della vita sulla Terra, ma aiuterà anche nella ricerca della vita e delle civiltà al di fuori del nostro sistema solare. Stiamo dicendo che le uniche civiltà tecnologiche che potremmo mai vedere, quelle che dovremmo aspettarci di vedere, sono quelle che non si sono suicidate, il che significa che devono aver raggiunto lo stadio di una vera intelligenza planetaria. Questa è la forza questa linea di indagine: unisce ciò che dobbiamo sapere per sopravvivere alla crisi climatica con ciò che potrebbe accadere su qualsiasi pianeta in cui si evolvono  la vita e l’intelligenza».

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