Giovedì, 18 aprile 2024 - ore 08.24

Le primarie del centrosinistra | Alessandro Lucia

| Scritto da Redazione
Le primarie del centrosinistra | Alessandro Lucia

Bersani ovviamente. Poi Renzi, il principale antagonista. Tabacci, Boeri, Nencini (Psi), l’outsider Puppato, consigliere regionale PD in Veneto, Vendola e forse Civati, che però non ha ancora chiarito la sua posizione.

Queste elezioni primarie però presentano diversi problemi. Il primo di tutti è: quando farle? Sembra tra novembre e dicembre, ma è ancora più delicato il “come” farle. A turno unico, come vorrebbe Renzi (per “non disturbare troppo gli elettori”) o, più sensatamente, a doppio turno come vuole Bersani? Poi, sono primarie di coalizione, del “centrosinistra”, ma non ha poco senso parlare di coalizione senza sapere prima come sarà la legge elettorale? E in ogni caso chi glielo dice a Letta e a Fioroni che l’Udc pare proprio non essere stata presa in considerazione?

D’altra parte è evidente, almeno dalle ultime sue dichiarazioni, che Bersani sta spingendo per una coalizione che riporti il PD nella sua area, per così dire, “naturale”, e cioè quella di centrosinistra, senza il Terzo Polo, forza “centrista” che nei fatti è in tutto e per tutto una forza di centrodestra, seppure “presentabile”, a differenza del binomio PDL-Lega che di presentabile oggi non ha più nulla. Solo in Italia ci si ostina a chiamare “Centro” quello che in Europa sarebbe un normalissimo centrodestra (Merkel, ad esempio). Ma sappiamo bene che nella politica italiana di normale c’è stato ben poco negli ultimi vent’anni, a partire proprio da quel partito che fu Forza Italia.

Ritornando alle primarie, la candidatura di Vendola è in bilico, secondo quanto affermato da lui stesso, rivelerà il primo ottobre se ufficializzare la sua corsa alla leadership o rinunciare, per sostenere (probabilmente) Bersani contro Renzi, che aumenta minacciosamente la sua popolarità tra gli elettori, non solo del centrosinistra. Certo l’eventualità di un ritiro del presidente di SeL sarebbe evitata se si propendesse per il doppio turno, permettendogli così di correre al primo turno e supportare, eventualmente, l’”anti-Renzi” al secondo. Anche se, opinione personale, con ben otto candidati, di cui cinque del Partito Democratico, non sarebbe del tutto improbabile una dispersione dei voti che potrebbe favorire Vendola.

Laura Puppato è il volto nuovo del Pd, ex sindaco di un paesino veneto, ora consigliere regionale, in passato seconda per preferenze in tutta la regione alle elezioni europee. Un’outsider che, secondo le malignità di alcuni, è stata proposta da Bersani per togliere voti a Renzi, ma che in verità propone una seria alternativa ad entrambi. Civati, il più famoso dei “giovani turchi” del PD si è sbilanciato a suo favore, ma non ha ancora chiarito se lui stesso si candiderà o farà parte dello “staff” della Puppato. Quello che è certo, è che vuole “Un candidato alternativo sia al segretario che a Renzi”.

Non resta che aspettare l’accordo, se ci sarà, sulla futura legge elettorale, e che venga finalmente presa una decisione sui modi e sui tempi in cui si svolgeranno le primarie. Sono, queste, un nodo fondamentale per “cambiare il volto del paese” (secondo le parole di un po’ tutti i candidati) dopo l’esperienza del governo tecnico, e per rilanciare un centrosinistra che faccia fronte ai disastri del berlusconismo.

Ecco, Berlusconi! Come far passare in secondo piano le sue dichiarazioni su Renzi: “Porta avanti le mie stesse idee, ma in un altro partito” e “Se vincerà lui avverrà un miracolo: il Partito Comunista Italiano diventerà finalmente socialdemocratico”. Deliri da vecchiaia o abile mossa strategica? Renzi è sicuramente poco simpatico alla sinistra del Pd (e alla sinistra in generale) per la sua affinità con Marchionne, il suo vago programma politico (“Rottamare!” E poi?) e per aver strizzato l’occhio nel suo discorso di Verona agli elettori del Pdl: “Chi è deluso da Berlusconi voti me”, ma è indubbio che è un volto diverso dagli altri, molto statunitense, a partire dallo stile della campagna elettorale. Deve però decidere dove stare, così come deve decidere da che parte stare il Pd e queste primarie, che odorano molto di congresso Democratico, sveleranno col nome del leader, anche quello che sarà l’orientamento del partito nei prossimi anni. Socialdemocratico, in continuità con i tecnici, o qualcosa di nuovo?

 

Alessandro Lucia

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